L’Orchestra Filarmonica di Torino ci invita non solo ad ascoltare, ma anche a muoverci un po’ sulle note dell’effervescente e virtuosistica tromba di Marco Pierobon. Andare in palestra non è mai stato tanto facile.
_di Silvia Ferrannini
Il concerto assomiglia così a uno spettacolo al cui centro c’è il solista, in questo caso la tromba di Marco Pierobon (primo premio nei concorsi internazionali di Passau, Imperia ed Aqui Terme, per dieci anni prima tromba delle Orchestre del Maggio Fiorentino e dell’Accademia di Santa Cecilia, collaboratore con la Chicago Symphony Orchestra e l’Orchestra Filarmonica della Scala). Con una verve e un’energia quasi bambinesche Pierobon esegue una serie di composizioni che sono anche performances, un po’ à la Paganini e Liszt.
Come fosse un match sportivo (giocato con tutta la serietà dell’ottimo musicista) Pierobon ha adattato alcuni pezzi per il suo strumento: così erano soliti fare George Gershwin e Leonard Bernstein, che ri-orchestravano i loro lavori guardando al jazz, uno dei prodotti più genuini e vitali della musica americana.
Bernstein, così come il balletto di Jerome Robbins West Side Story Suite, non hanno bisogno di presentazioni. La versione US di Romeo e Giulietta è davvero moderna proprio per la geniale dissonanza e per l’energia plasmante della musica di Bernestein, che non può raccontare questa storia dì’amore con il solito svenevole valzerino.
Le presenze più sorprendenti della serata sono Paul Hindemith e Johann Baptist Georg Neruda. Nei Cinque pezzi per orchestra d’archi op. 44 n. 4 del primo rivive in parte la concezione eroica del romanticismo tedesco, ma sotto atteggiamenti provocanti di contemporaneità. Il Concerto in mi bemolle maggiore per tromba ed archi del secondo esalta tutta l’agilità della tromba -e d’altra parte è esercizio anche la modulazione del soffio dentro lo strumento, il respiro del musicista è allenamento del diaframma.