Alone Together: siamo solo anomali e asociali

Questa serie è la dimostrazione che non c’è per forza bisogno dell’amore per essere persone con gravi problemi di affezione.


_di Gianmaria Tononi

(Attenzione: spoiler sulla prima stagioneAlone Together nasce da un cortometraggio ideato da Benji Aflalo and Esther Povitsky, una ventina di minuti autoprodotti dove interpretano una versione di sé stessi, portato poi ad una prima stagione di 10 episodi.

I due sono una coppia di amici e condividono un’intimità che farebbe presumere qualcosa di più, se non fosse che passano ogni momento a sottolineare come non sia così: vivono in una Los Angeles tanto perfetta da disturbare, circondati solamente da persone ricche, belle e di successo.

Benji si ritrova con il fratello, che vediamo sempre circondato da modelle diverse, e con la sorella, fondatrice del super-alla-moda brand “Vindication” (la reale sorella del protagonista ha creato un brand chiamato Reformation, tutti questi piccoli dettagli ripresi dalla vita reale rendono il tutto ancora più verosimile). Lui è un giovane non troppo attraente, perlomeno nella finzione della serie, senza un grande impatto sulla società, nerd fino all’osso e con qualche problema a confrontare il resto dell’umanità senza sentirsi schiacciato dall’inizio.

Esther non è originaria di Los Angeles, non ha un soldo, fatica a trovare una relazione stabile con chiunque ed è ossessionata da cose che definire “infantili” sembra poco, ha una mentalità assolutamente incomprensibile e vive una vita di convinzioni difficilmente credibili.

Entrambi devono fare i conti con una città che sta ad un livello costantemente superiore al loro: tutti sono migliori, più belli, più in forma. Tutti stanno facendo qualcosa che sta lasciando il segno nella storia, che sta aiutando qualcuno o che li sta rendendo famosi. Tutto sono alla moda, sanno sempre cosa dire, sono sicuri di sé, hanno rapporti umani quasi finti dal tanto sono perfetti (sono tutti esasperati, o almeno lo spero).

Entrambi puntano a persone molto più attraenti di loro, Benji è ossessionato dall’idea di potersi mettere con una delle tante modelle che passano per casa sua e non riesce ad accettare l’idea di una persona ordinaria, Esther stravede per il fratello stesso e per molti personaggi troppo palestrati per degnarla di attenzione, ma anche per la sorella di lui e le amiche che vede come reincarnazioni della perfezione.

Vivono in una città dove l’apparenza e la capacità di rapportarsi alle persone vogliono dire tutto e, sebbene loro sembrino privi di entrambe, provano ad uniformarsi: dalle diete purificanti a base di succo a tutta una serie di status-quo tipici di un’America che conosciamo poco, provano a vivere una società che palesemente non gli appartiene, non riuscendoci mai.

Alone Together è una serie TV acuta, incredibile nella sua capacità di descrivere una coppia estraniante e nel farlo senza mai coinvolgere una relazione amorosa, al contrario di tante altre riesce a mostrarci gli eccessi di una città che si basa solo sull’apparenza, un lato reale di una Los Angeles che difficilmente ci troviamo davanti.

Un po’ come Broad City, altro piccolo capolavoro auto-interpretato dalle creatrici, ci porta tramite una vita quotidiana probabile in un viaggio arguto ed esilarante che riesce a non stancare neanche per un minuto, andando avanti con gli episodi saremo noi a riconoscerci sempre di più, nonostante i loro comportamenti siano esasperati ed esagerati, nei due protagonisti, prendendo le distanze dalla perfezione apparente di chi li circonda.

Siamo tutti un po’ asociali e solitari come Benji, un po’ infantili e desiderosi di essere all’altezza di tutti gli altri come Esther: certo, forse nessuno di noi si è mai spinto ad inserire tra le cose da salvare in caso di terremoto dei lip tatoo imbarazzanti, ma poco importa.

I due protagonisti sono assolutamente fuori dal comune, e parzialmente fuori di testa, capaci di scambi di battute divertenti ed azzeccate dati anche dalla loro intimità totale, che esacerbano i loro lati asociali ed imbarazzanti che condividono tra di loro senza alcun problema.

La serie nel complesso è leggera, scorre che è un piacere e le puntate lasciano sempre soddisfatti, è una ventata di aria nuova in uno scenario di TV americana che sta rendendo la disfunzionalità relazionale un affare esclusivamente dedicato alle coppie nel senso “romantico” del termine.

NdA: sostituire il fratello di Benji con Chris D’Elia è stata una mossa buona per l’umanità. Come sostituire chiunque con Chris D’Elia, anche Babbo Natale.