Il progetto fotografico intitolato “Another Me” prova a catturare la poliedricità del concetto di Bellezza e andare oltre le maschere della società. Ci addentriamo nel mondo e nella poetica di Olga Amendola.
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_di Martina Galanti
Oggi ci occupiamo di fotografia e in particolare dei progetti di un’artista attiva soprattutto su Milano e Padova: Olga Amendola, classe 1990, ha studiato filosofia e dopo aver completato il suo percorso ha deciso di dedicarsi alla fotografia prima come autodidatta e poi attraverso percorso di comunicazione e fotografia per la moda. L’apparente cambio repentino di direzione seppur non scontato è senz’altro coerente: le sue fotografie nate dalla passione, inizialmente amatoriale, sono la ricerca – anche filosofica – dell’ “altro”.
Un’estetica raffinata che mira ad esprimere un contenuto profondo, fatto di sostanza, di attenzione al corpo come contenitore delle molteplici maschere con cui ci mostriamo al mondo e con cui veniamo identificati e anche stigmatizzati dall’altro. Sartre sarebbe indubbiamente interessato alla sua ricerca.
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La tipologia di fotografia prediletta è il ritratto, proprio perché attraverso l’obbiettivo fotografico Olga vuole incontrare gli altri e catturare la poliedricità del concetto di Bellezza. I suoi soggetti sono non solo modelli professionisti, ma anche persone comuni, spesso molto giovani, colti sempre nella loro unicità e personalità. Persone comuni perché attraverso di esse è ancora più evidente il fatto di voler passare dalla fotografia di moda a una fotografia che mira a cogliere l’essenza dei corpi, della loro caducità e dell’intenso legame con la Natura.
Con il set “Another me” l’obbiettivo è proprio quello di cogliere l’eterno fluire della vita, che non si arresta mai ma sempre muta; nel continuo fluire della vita l’individualità perde la sua essenza trasformandosi in una molteplicità e sfociando nell’annientamento dell’io per giungere all’infinità della manifestazioni:
“È da questa frammentazione dell’io individuale, che derivano i traumi dell’essere umano, le sue continue lotte con se stesso, cercando di destreggiarsi ” tra tutte le maschere ” che è costretto ad indossare dalla società”