Non una star alla ricerca degli applausi scroscianti dopo vent’anni di carriera intensa e prima di una pausa. Non una passerella per ricordare i molti alti di due decenni di carriera indimenticabile.
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_di Carolina Alabrese
Piuttosto un raro momento di connessione in cui aprirsi con chi gli ha sempre voluto bene, con chi gli è stato accanto dall’inizio o con chi lo ha scoperto via via nel corso del suo “viaggio interstellare”.
Così si è mostrato, ancora una volta, Niccolò Fabi, in tutta la sua umanità e la sua capacità di costruire un legame unico con il suo pubblico.
Ha saltato sul palco imbracciando la chitarra, ha ballato, si è seduto al pianoforte, ha cantato a occhi chiusi e ha letto ogni singolo cartello colorato con quella semplice parola: “Grazie”, che racchiude l’amore di chi con la voce di Niccolò Fabi ha vissuto momenti intensi e indimenticabili della propria vita.
E al suo fianco gli amici di una vita, i musicisti di ieri, di oggi e dell’altro ieri, quelli con cui è iniziata l’avventura, con cui tessere una tela da allungare fino al viso di ogni persona presente al Palalottomatica.
E lui, Niccolò, mattatore discreto, ha un abbraccio e una parola d’affetto per tutti loro, non dimentica nessuno. E non ha paura. Non ha paura di gridare con tutta la sua forza, di accarezzare le corde dell’anima, di aprirsi al suo pubblico con tutta la sua sensibilità. Questo è Niccolò Fabi. Non un supereroe impenetrabile, non un divo distaccato. Solo un uomo. Meravigliosamente solo un uomo.
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