All’interno del ricco e variegato programma di “Porte Aperte” promosso dall’Università di Catania, ha trovato posto la rassegna estiva Rocketta Summer Live. Per il secondo dei due appuntamenti, il live delle Luci della Centrale Elettrica, in collaborazione con Puntoeacapo srl.
_Valentina Battini
La seconda giornata di Rocketta Summer Live ha continuato ad animare l’ex Monastero dei Benedettini di Catania, riempendolo di vita e di suoni e restituendo alla città un momento di aggregazione in una cornice unica.
Tra gli scavi archeologici e gli uliveti antistanti le aule, la folla di studenti e non attende con trepidazione l’inizio del concerto.
Così, poco dopo sale sul palco Stefano Alì, accompagnato da Raimondo Ferraro e Dario Blatta, ad aprire il concerto delle Luci della Centrale Elettrica.
Il cantautore siciliano, ha ormai fatto breccia nel cuore di molti ascoltatori con il suo secondo disco “Facciamo niente insieme”. L’intimismo e lo sguardo disilluso verso l’amore creano delle immagini che si snodano dal palco per assumere forma nella mente dell’ascoltatore. Poesie che viaggiano su un sound squisitamente anni ‘80 per evocare ancor di più quel senso di malinconica reminiscenza e di inquietudine verso il passare dei giorni. Da “Non sei speciale” a “Occupati di me” fino alla cover di Carboni “Colori” il pubblico canta i suoi testi e dimostra di conoscerlo ed apprezzarlo.
Seguono poi i saluti e i ringraziamenti dello staff di Rocketta, ovvero Paolo Mei e Renato Mancini, che oltre a rappresentare una garanzia in termini qualità degli eventi da loro organizzati, si dimostrano divertenti intrattenitori del pubblico durante i tempi morti del cambio palco.
Le luci si spengono e l’entusiasmo del pubblico di fa palpabile, mentre arriva il momento degli headliner della serata: Le Luci della Centrale Elettrica.
La band prima e Vasco Brondi poi, fanno il loro ingresso sul palco per iniziare un live tanto atteso, sia per gli affezionati che per i neofiti, approfittando proprio dell’unica data siciliana del loro tour. I pezzi di “Terra” la fanno da padrone, “Coprifuco”, “Qui” e “Stelle Marine” sono infatti la triade del nuovo disco, che segna l’inizio del live. Un nuovo ritmo e una nuova modulazione vocale sfociano nel sound tribaleggiante dei primi pezzi.
Ma la scaletta è in realtà un dipanarsi di balzi nel tempo, che vanno da “Costellazioni”, a “Per ora noi la chiameremo felicità” fino all’album d’esordio “Canzoni da spiaggia deturpata”. “Cara catastrofe”, emoziona e fa cantare il pubblico, così la commovente “Chakra”.
Gli unici rinvii al primo disco sono “Quando tornerai dall’estero” e “Piromani”.
A chiudere il live è “Destini Generali” ma dopo aver fatto il solito abbandono di palco, Vasco e band tornano per dare la buonanotte al loro pubblico, con le malinconiche ballate “A forma di fulmine” e “Nel profondo Veneto”.
Nonostante il live sia stato coinvolgente e sorprendente per quanto riguarda la nitidezza del suono, un po’ di nostalgia per quel Vasco Brondi più grezzo, che graffia con la voce e parla di cemento e spazi suburbani rimane.
Ma forse è proprio vero, “i CCCP non ci sono più”.