Dopo il successo di “Safari Honeymoon” del 2015 e di “E così conoscerai l’Universo e gli Dèi” del 2017, Jesse Jacobs si riconferma tra gli autori più interessanti di quest’anno illustrando la locandina del prossimo Treviso Comic Book Festival. Approfondiamo la poetica dell’autore, in bilico tra psichedelia cosmica e street art.
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di Lorenza Cannarate
Qualche giorno fa è stata ufficializzata la presenza di Jesse Jacobs al Treviso Comic Book Festival di quest’anno attraverso la pubblicazione della locandina disegnata proprio dall’autore canadese. Quanto ci piace? Tantissimo. Una presentazione del Festival incantevole e degna del genio del barocchismo a fumetti, che ancora una volta non ci ha delusi. E ancora una volta protagonisti assoluti della scena sono forme essenziali che rimandano al corpo umano: hanno un volto, sì, e anche il profilo degli arti, ma per il resto sono composti da alieni che si inseguono con ordine nell’interezza del flyer, tra spirali, triangoli, cerchi concentrici, ondine e altre forme geometriche astratte. La bidimensionalità stilistica dell’autore canadese è tra le cose che lo contraddistingue da sempre. Una piattezza resa viva da una gamma di colori accecante come in questo caso. Deformazioni zoofile e stranezze di vario genere vengono rese delicatissime attraverso l’uso di colori luminosi e bellissimi. E non è un caso che si citi l’horror vacui, altra sua prerogativa.
Sfogliando “E così conoscerai l’Universo e gli Dèi”, ad esempio, entrambe queste impressioni si acuiscono fino ad arrivare quasi agli estremi della sopportazione agli occhi del lettore. Pubblicato quest’anno dalla Eris Edizioni, l’albo vuole essere una sorta di versione della Genesi biblica secondo Jacobs. Un tema difficile ma ricorrente nel mondo del fumetto, basti pensare a “Il libro della Genesi” di Robert Crumb o a “Maria pianse sui piedi di Gesù” di Chester Brown, entrambi dedicati ad eventi biblici. Ma in questo caso è forse proprio il non far alcun riferimento esplicito alla Bibbia a rendere Jesse Jacobs unico nel suo genere.
In una situazione a metà tra la visione ed il sogno, “E così conoscerai l’Universo e gli Dèi” è un viaggio visivo – in meno di un centinaio di pagine – che racconta la personalissima interpretazione della creazione del mondo secondo Jacobs. Interessante la scelta di un’apparente assenza di trama data da tavole confusionarie e claustrofobiche alternate a tavole pulite e dai tratti paradossalmente meno marcati.
A susseguirsi in un universo irreale e magico sono tre divinità capricciose e difficili (naturalmente bellissime e incredibili in una forma bizzarra) che, sotto la supervisione del loro maestro Shluk, si esercitano tra molecole vorticose cercando invano di attirare la sua attenzione. I protagonisti si muovono tra un macrocosmo e un microcosmo distinguibili, in cui giocano continuamente con silicio e carbonio creando creature “ani-mali” e “u-mane”, mirando al risultato migliore. Questi esseri immortali si sfidano durante la ricerca del prodotto perfetto, tra litigi che fanno una grande tenerezza data la loro sconfinata solitudine in un universo ancora inesplorato. Da un lato Ablavar, creatore del corrispettivo della Terra, dall’altro Zantek, suo rivale e considerato Diavolo Tentatore, creatore dell’uomo, essere esposto alla mortalità. Un epilogo inaspettato e incredibile sottolinea per l’ennesima volta la bravura dell’autore.
Quella di Jesse Jacobs è una tela continua e fittissima, quasi “psichedelica”, con un’evidente propensione verso la street art. Una dolcissima nevrosi a colori.
Le sue grafiche essenziali e asciutte esplodono di colori splendidi ogni volta, e ogni volta è come se l’autore scegliesse con minuzia la gamma di tinte da usare. Nel caso di “Safari Honeymoon”, ad esempio, la tavolozza era imbevuta di qualsiasi tonalità che dal verde portava al giallo; mentre per “E così conoscerai l’Universo e gli Dèi” si è evidentemente preferito il nero, il viola, il verde acqua, in generale tinte particolarmente fredde. Una scelta grafica singolare che ritroviamo anche, ad esempio, nell’ultimo Graphic Novel di Lucia Biagi, “Misdirection”, e che indubbiamente nel caso di Jesse Jacobs contribuisce a rendere più immediate tavole fittissime di segni, oltre che di disegni.