La vi(t)a macrobiotica di Dealma Franceschetti

Modaiola? Fricchettona? Estrema? Abbiamo provato a sfatare qualche “mito” sullo stile alimentare macrobiotico approfondendo l’argomento con una delle massime esperte italiane. 

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_di Martina Lolli
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Se pensate che la macrobiotica sia una delle tante e bizzarre diete prescritte dal grande oracolo nutrizionista che è oggi il web, state prendendo un granchio: non si tratta di una dieta ma di uno stile alimentare che nutre prima di tutto la nostra consapevolezza nei confronti dei cibi che siamo soliti mangiare. Uno stile (di vita) che è soprattutto educazione all’ascolto del corpo e alla ricerca dell’equilibrio con l’ambiente in cui viviamo.
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La macrobiotica viene dal lontano Oriente e cerca l’equilibrio del corpo, della mente e delle emozioni attraverso la scelta consapevole del cibo e uno stile di vita naturale in armonia con le leggi universali. 
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Non abbiate paura a essere etichettati come “modaioli”: la macrobiotica è un percorso di consapevolezza che non ha schemi né privazioni alimentari e non prevede grosse rinunce (per cui ben vengano happy hour e cene con gli amici!).
E non siete dei “fricchettoni” se vi sentite profondamente influenzati dal cibo che ingurgitate perché questo stile alimentare ci insegna che traiamo energia da esso a livello fisico, psicologico e mentale. Ciò che è necessario è prestare un orecchio al nostro corpo per intuire le reali necessità e nutrirlo di conseguenza.
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Per entrare nei meriti di questo argomento abbiamo intervistato un’esperta, Dealma Franceschetti, blogger e cuoca e insegnante macrobiotica che ha dato vita al blog “La Via Macrobiotica”, ad oggi punto di riferimento per chi vuole intraprendere questo percorso. Il suo blog contiene approfondimenti e ricette declinate da Dealma in una originale versione vegan. La macrobiotica classica, infatti, non è né vegana né vegetariana, ma con le sue ricette Dealma ci racconta una personale svolta etica.
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Ci siamo concessi una stimolante chiacchierata con lei (autrice del libro “L’apprendista macrobiotico” e dei relativi video-corsi di cucina) per conoscere i fondamenti scientifici e storici della macrobiotica e abbracciarne la sua visione energetica. E a corredo dell’intervista, Dealma ci offre dei suggerimenti alimentari dedicati ai musicisti o agli artisti e in generale a tutti quelli che vogliono mantenere la mente sveglia e attiva a lungo termine.
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Pronti ad addentrarci nelle dinamiche della nutrizione nell’epoca della globalizzazione?
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Dealma ti chiediamo di contestualizzarci la macrobiotica. Quando nasce e qual è il suo principale punto di riferimento?

La filosofia macrobiotica ha la sua radice nel taoismo, in una visione del mondo che individua una polarità, ovvero due energie che si trasformano costantemente l’una nell’altra chiamate Yin e Yang. Le possiamo vedere ovunque, fuori di noi nell’alternanza del giorno e della notte, del caldo e del freddo, ma anche dentro di noi, nel battito cardiaco ad esempio. Si tratta di due energie opposte dove l’una non può esistere senza l’altra e da cui deriva l’impostazione energetica della macrobiotica. Tutto parte da lì, ma c’è poi il recupero delle antiche tradizioni alimentari, appartenute agli esseri umani a partire dalla nascita dell’agricoltura, fino ai grandi cambiamenti avvenuti con la rivoluzione industriale.
La filosofia macrobiotica propone un ritorno all’alimentazione “povera” contadina, basata su cereali, legumi, verdura di stagione, frutta locale, semi oleosi, condimenti e alghe, con poco cibo di origine animale.
La macrobiotica sposa l’idea di tornare indietro per poter avere un futuro; infatti il capostipite di questo stile alimentare, Georges Ohsawa (aka Yukikazu Sakurazawa), guarì dalla tubercolosi, votandosi così alla macrobiotica, che ha poi diffuso in Occidente negli anni Venti del ‘900. Ohsawa ha coniugato la visione orientale taoista con diversi stili alimentari e approcci alla salute, compresa l’alimentazione buddista e ha creato un modello alimentare semplice, che ha chiamato “macrobiotica”, il cui nome è stato coniato da Ippocrate nel trattato “Sulle arie sulle acque e sui luoghi” e poi ripreso nell’Ottocento dal dottore personale di Goethe, C.W. Hufeland, autore di un libro sugli alimenti vegetali e integrali. Ohsawa ha portato la macrobiotica a Parigi insieme all’agopuntura e da lì si è diffusa in Occidente prendendo, a volte, delle derive estremiste, soprattutto quando è approdata negli Stati Uniti.
L’idea alla base della macrobiotica – che non bisogna dimenticare mai – è l’equilibrio del corpo, della mente e dello spirito e l’obiettivo finale è la libertà alimentare. Quindi non si tratta di chiudersi dentro gabbie o schemi, né tanto meno inneggiare al cibo triste, ma raggiungere un punto in cui il tuo corpo è talmente disintossicato che è in grado di comunicarti chiaramente quello che devi mangiare, per cui, una volta acuita questa sensibilità, non hai più bisogno di libri, guru, corsi, perché sarà il tuo corpo a guidarti.
Ci tengo a questo perché oggi ci sono alcune correnti macrobiotiche basate su vere e proprie “gabbie alimentari” che non stimolano le persone ad imparare a personalizzare l’alimentazione cercando di capire quali sono i propri bisogni. Ognuno di noi è diverso e ha la responsabilità di intraprendere un cammino di consapevolezza per trovare la propria strada. Questo è il concetto alla base della mia visione personale espressa nel blog “La via macrobiotica”: la ricerca di un percorso personale.
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Cos’ha in più la macrobiotica rispetto alle diete che circolano sul web?

Innanzi tutto la macrobiotica non è una dieta nel senso moderno del termine, ma un modello alimentare. Rispetto a ciò che troviamo sul web, la macrobiotica offre una vera e propria filosofia di vita, non un semplice approccio al cibo, ma all’essere umano nel suo complesso. Rispetto a ciò che possiamo trovare sul web o nei libri di nutrizione, la macrobiotica ci regala la preziosa visione energetica. Tutti i vari stili alimentari che sperimentiamo qui in Occidente, dal più valido al meno valido, hanno in comune la visione nutrizionale. E’ un approccio che va benissimo ovviamente, ma è soltanto un “lato della medaglia”, una visione parziale, quindi.
La comprensione energetica dell’effetto del cibo sul corpo e sulla mente, ci permette di cucire l’alimentazione sui nostri bisogni, in modo semplice, senza dover diventare un esperto di nutrizione o uno scienziato. Ti faccio un esempio: prendiamo l’arancia. Tutti siamo cresciuti con l’idea che bisogna bere una spremuta d’arancia d’inverno per contrastare l’influenza o il raffreddore. Se consideriamo questa informazione dal punto di vista nutrizionale, è corretta perché l’arancia contiene vitamina C, che stimola il sistema immunitario.
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Qual è il ruolo della visione energetica?

Se abbiniamo anche la visione energetica scopriamo che il succo d’arancia, bevuto d’inverno, nel nord Italia, potrebbe non essere più la migliore soluzione e per capirlo basta rispondere a una domanda: dove cresce la pianta dell’arancio? Cresce nel Sud Italia o perlomeno in aree molto più miti d’inverno rispetto al nord Italia, questo significa che la pianta di arancio per mettersi in equilibrio con quel tipo di clima abbastanza caldo, produrrà dei frutti che possiamo considerare “rinfrescanti”, ricchi d’acqua. Se vivo in Sicilia il succo d’arancia potrebbe farmi bene; se invece vivo a Milano, a gennaio, potrebbe non farmi così bene perché abito in un territorio che ha un clima più freddo e ho bisogno di calore, mentre il succo d’arancia mi raffredda e potrebbe, per assurdo, predispormi al raffreddore. Tant’è che il succo d’arancia è uno dei rimedi macrobiotici per abbassare la febbre in virtù del suo effetto raffreddante.
Ma tutto questo deve essere filtrato in termini personali quindi non bisogna mettere “la croce” sul succo d’arancia e metterlo nella lista nera; il bello della macrobiotica è che non esistono liste nere perché, per esempio, se sono un grande mangiatore di carne e di salumi e quindi alimenti che creano molto calore, ipertensione e innalzamento dei trigliceridi, allora il succo d’arancia potrebbe farmi bene anche d’inverno perché mi crea una sorta di compensazione. Però se sono vegano e tendo a soffrire il freddo d’inverno o magari ho problemi di colite, di asma o psoriasi, allora questa spremuta d’arancia, in inverno, probabilmente mi farà male. Quindi è uno stile alimentare davvero relativo alle condizioni personali e alle abitudini di ognuno di noi, che necessita di consapevolezza e di attenzione continua ai bisogni del nostro corpo.
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Tornando alla visione energetica della macrobiotica, nel tuo blog parli di “energie sottili”. Di cosa si tratta?

Rudolf Steiner, il padre dell’antroposofia, affermava che queste energie sottili arrivano dall’influenza degli elementi naturali: dall’acqua, dal vento, dal cielo e dalla pioggia. La macrobiotica aggiunge l’influenza della terra e del cosmo, includendo in esse i fattori del caldo e del freddo. Quindi una pianta che cresce d’estate cerca di rinfrescarsi, per mettersi in equilibrio con il caldo dell’ambiente esterno. Se mangio una zucchina, ad esempio, mangio un alimento che porterà nel mio corpo un’energia rinfrescante, che la macrobiotica chiama “Yin“. Quindi è meglio mangiare la zucchina d’estate e non d’inverno, perchè quando fa freddo il corpo ha bisogno di calore, un tipo di energia che la macrobiotica chiama “Yang”. Privilegiando le verdure di stagione, posso introdurre nel corpo energie più o meno rinfrescanti e adattarmi io stessa al clima, proprio come fa la pianta della zucchina! Per capire questo approccio energetico al cibo bisogna studiare un pochino, ma il bello della macrobiotica è che gli “strumenti di studio” sono molto semplici e alla portata di tutti. Lo strumento più importante è quello che io chiamo “la bussola dello Yin e lo Yang”, per cominciare a capire e sperimentare fino a quando sarà il corpo a guidarci.
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Questo stile alimentare, che attinge così tanto alla filosofia orientale, lo colleghi sul tuo blog alla disciplina del Reiki. Quali sono i punti di contatto?

Il punto di contatto principale è l’approccio alle energie sottili: la macrobiotica parla di Yin e Yang, di 5 elementi, mentre il Reiki di energia universale e di chakra. Il Reiki è una delle possibili strade per iniziare un percorso spirituale di evoluzione personale e per imparare a percepire queste energie sottili , aiutandoci ad aumentare la sensibilità nei confronti del cibo.
Il Reiki è inoltre un valido strumento di “pulizia” del cibo, qualora capitasse di dover mangiare un piatto cucinato da una persona arrabbiata o triste, o comunque che sta vivendo emozioni negative. Il cibo assorbe la nostra energia. Quindi, se cucino un piatto con tutte le attenzioni possibili sulla qualità degli ingredienti, ma sono nervosa o arrabbiata, questo piatto non sarà poi così benefico perché avrà assorbito queste energie “pesanti”. Con il Reiki ho la possibilità di “pulire” energicamente un piatto cucinato in un ambiente poco disteso e “sano”.
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A sentir parlare di energie “pesanti” mi viene in mente che possano esserci dei cibi che fungono da zavorra alla spiritualità…

Sì, tutto il cibo animale, in generale, ha questo legame forte con la materia, mentre il cibo di origine vegetale punta verso l’alto, aiutandoci a sviluppare la nostra parte più spirituale. Non è un caso che i buddisti siano da sempre vegetariani e che nelle varie tradizioni religiose di tutto il pianeta, nei periodi più importanti di festività religiose, ci sia un momento di digiuno oppure una riduzione – se non l’eliminazione – del cibo animale. Quindi, probabilmente, da sempre gli esseri umani hanno sentito che il cibo animale li ancora troppo alla materia.
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Se parli di cibi che rispettano la fascia climatica del territorio a cui apparteniamo, prendiamo la soia, ad esempio, introdotta solo ultimamente in modo massiccio nel nostro regime alimentare. Come possiamo giustificare questa introduzione?

Innanzi tutto la soia, anche se viene da lontano, cresce anche nel nostro clima, quindi fa parte della nostra fascia climatica. Un po’ come molte altre piante arrivate da altri paesi, come il riso o il mais. Il problema semmai è un altro.
Ha più senso chiedersi: stiamo introducendo questo cibo nel modo giusto? Perché nel caso della soia è questa la grande domanda. Purtroppo in Occidente l’abbiamo lavorata creando dei prodotti non particolarmente salutari (il latte di soia e i suoi derivati, la lecitina di soia, la carne di soia nelle sue varie forme) perché abbiamo voluto ignorare la tradizione millenaria dell’uso della soia, che la vede principalmente fermentata.
Bisogna sapere che la soia è il legume più indigesto del pianeta, infatti anticamente non veniva nemmeno usato per il consumo umano; in seguito dei monaci buddisti l’hanno fermentata, inventando il miso e la salsa di soia, scoprendo che la soia fermentata è adatta a essere consumata perché la fermentazione pre-digerisce le parti per noi indigeste. Se usassimo la soia come viene utilizzata da millenni non sarebbe un problema, anzi sarebbe molto benefica per la maggior parte delle persone.
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E a proposito dei cereali antichi che ora sono tornati in voga? Penso al grano solina, al senatore cappelli e anche a particolari legumi come la roveja che sono rientrati prepotentemente in commercio…

I grani antichi sono sicuramente un’ottima scelta perché contengono meno glutine rispetto al grano moderno, selezionato per contenere una quota sempre maggiore di glutine e migliorare così la panificazione.
Ad esempio il Senatore Cappelli ha una percentuale di glutine del 10% rispetto al 18% del grano Creso che utilizziamo quotidianamente.
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La macrobiotica usa molto il cereale sotto forma di chicco e meno sotto forma di farina. Perchè?

La farina crea debolezza, ristagno, muco e alza velocemente la glicemia. Al contrario, il cereale sotto forma di chicco non presenta questi problemi, soprattutto se è anche integrale o semi integrale.
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E i legumi?

I legumi sono semi, preziosi quanto i cereali. Purtroppo dopo la seconda guerra mondiale sono stati relegati ingiustamente a “carne dei poveri”, ma dobbiamo recuperare l’abitudine al consumo quotidiano, indipendentemente dall’essere vegani o vegetariani. I legumi non sono il sostituto della carne, ma un cibo preziosissimo per tutti.
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Dealma ti chiediamo di pensare ai musicisti e agli artisti che sono i protagonisti del nostro blog. Disegnaci un profilo alimentare macrobiotico che sia adatto a loro!

Pensando ai musicisti e agli artisti mi viene in mente l’obiettivo del miglioramento della concentrazione e della memoria, ma anche una riduzione dell’ansia da prestazione. Il segreto per godere di energia costante tutto il giorno è il consumo quotidiano (2-3 volte al giorno) di cereali integrali in chicco (riso integrale, avena, farro decorticato, orzo decorticato, miglio, quinoa) ricchi di vitamine del gruppo B e in grado di stabilizzare il sistema nervoso, riducendo l’ansia e producendo calma e concentrazione.
Il cereale sotto forma di chicco manca solitamente nell’alimentazione della maggior parte delle persone, che lo utilizzano sotto forma di farina: pasta, pane, pizza, crackers, ecc.
Il chicco intero permette un assorbimento del glucosio molto lento, evitando il famoso picco glicemico a cui segue solitamente un chicco verso il basso, che crea stanchezza, nervosismo, mancanza di concentrazione, bisogno di caffè e fame.
Il glucosio è la benzina che nutre ogni cellula del nostro corpo, comprese quelle del cervello!
Un assorbimento del glucosio lento e graduale, fornisce una benzina a lento rilascio che ci permette di avere energia a lungo termine.
Consumando invece le farine, ci ritroveremo inevitabilmente con un calo dell’attenzione, della memoria e cattivo umore.
Arriverà allora il bisogno di stimolanti come il caffè, ad esempio, che irrita il fegato e indebolisce i reni, innescando un circolo vizioso.
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Ma è possibile uscire da questo circolo?

Certamente, utilizzando spesso i cereali sotto forma di chicco e raramente le farine. Un esempio di cereale in chicco è il riso integrale, che ha un effetto disintossicante antinfiammatorio e tutto ciò che crea intossicazione e infiammazione crea anche stanchezza!
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Qual è il risvolto energetico dei cereali in chicco?

Se consumi il cereale sotto forma di chicco, introduci un’energia compatta in virtù della forma del chicco stesso, che è concentrato e trasmette alla mente quel tipo di energia. Tant’è che il suo effetto sulla mente, se assunto per qualche giorno di fila, è proprio quello di creare una maggiore centratura, lucidità, concentrazione e aumento della memoria. Succede esattamente l’opposto quando il cereale viene assorbito sotto forma di farina, una forma dispersa, capace di trasmettere questo tipo di energia dispersiva anche alla mente e quindi di ridurre la concentrazione, la memoria e aumentare gli stati d’ansia.
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Dacci invece qualche consiglio macrobiotico per chi ha voglia di lavorare sull’energia ma anche sull’elasticità del corpo e sulla velocità.

Bisogna concentrarsi sul fegato per renderlo leggero, riducendo tutti i cibi troppo grassi, soprattutto quelli di origine animale, che affaticano il fegato. E’ opportuno quindi ridurre il cibo animale, ma anche gli zuccheri raffinati, l’alcol, i prodotti da forno e soprattutto l’eccesso di cibo e la cattiva abitudine di cenare tardi la sera, abitudine tipica dell’artista che non mangia prima della performance perché sa che il cibo può affaticare e togliere concentrazione. Il nostro fegato deve essere libero nella gestione della cena tra l’una e le 3 del mattino perché deve svolgere tutte le sue attività di pulizia del sangue. Se mangiamo tardi non riesce a fare questa pulizia e la mattina ci svegliamo stanchissimi.
Un piccolo consiglio per l’artista che salta la cena nell’orario classico e dopo lo spettacolo ha fame: scegliere qualcosa di molto leggero come una zuppa, un brodino o il riso integrale con verdure; ciò che conta è mangiare poco e leggerissimo. A proposito i cibi che piacciono tanto al fegato: verdure amare, succo di limone, verdure fermentate (come i crauti) e in generale il poco cibo.
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Dealma Franceschetti
Foodblogger, autrice, insegnante di cucina e consulente macrobiotica. Diplomata a La Sana Gola di Milano, tiene corsi di cucina macrobiotica vegana, conferenze, seminari di auto-cura e consulenze personalizzate dal vivo e via skype in tutta Italia. Ha ideato “La via macrobiotica”, un progetto di macrobiotica vegana, attraverso un sito e un blog. Il suo blog è diventato il più importante punto di riferimento sul web per la macrobiotica. Collabora con diverse riviste di benessere e alimentazione naturale/vegana come Vivi Consapevole di Macrolibrarsi. E’ autrice dell’ebook “L’alimentazione macrobiotica” edito da Bruno editore, del libro “L’apprendista macrobiotico” edito da Macro Edizioni e del video corso di cucina macro-vegan “L’apprendista macrobiotico”. Nel 2016 è stata eletta “Migliore foodblogger” dai lettori della rivista Vegan Italy.