Come ti disegno un concerto: León Benavente interpretato da Marie-Eve Ladouceur

Una giovane artista canadese illustra in esclusiva per OUTsiders webzine il concerto della band galiziana che piacerà agli appassionati dei Massimo Volume.


_di Roberta D’Orazio

Marie-Eve Ladouceur e León Benavente sono due creature similari. Non nella forma – la prima è un’artista grafica canadese naturalizzata su suolo barcellonese dai lunghi capelli biondi e la pelle d’avorio, il secondo è un progetto musicale in cui lo spoken word incontra un caleidoscopio di influenze, quasi totalmente identificato con il suo frontman, Abraham Boba, al punto tale che il cantante stesso viene spesso chiamato con il nome della sua band.

Eppure in quel contrasto tra l’aspetto morigerato e composto e un’energia deflagrante io rintraccio un universo comune. Ed è per questo che, non appena appresa la notizia del concerto della band galiziana a Barcellona, nel corso del Maremagnum fest, non posso fare altro che chiedere a Marie-Eve se le va di creare appositamente per le pagine virtuali di Outsiders un’illustrazione ispirata allo show. E lei accetta entusiasta.

Per intenderci, amerai Léon Benavente se apprezzi i Massimo Volume, gli Offlaga Disco Pax, i Wu Ming Contingent e soprattutto Umberto Palazzo per la varietà delle influenze. Ma, per quanto questi siano i riferimenti più facili e immediati trattandosi di reading rock, in Léon Benavente il blues sposa il kraut, e ulteriori inaspettate mescolanze esplodono in una performance, come quella a cui io e Marie-Eve assistiamo, in cui – come racconta lei – “emerge la personalità così forte del cantante”. I suoi vestiti sono elegantissimi, lo è il suo portamento, l’uso sapiente di una voce oceanica sempre espressiva e ferma, ma “le sue gambe non smettono un momento di ballare mentre con una mano tiene il microfono e con l’altra suona il synth e le maracas.”
E dall’atto del declamare al crowd surfing selvaggio il passo è brevissimo.

“Mi sono ispirata a questo per l’illustrazione, e ai quadrati di luce che costituivano la scenografia – amo molto osservare l’assetto del palco durante i concerti. Inoltre non volevo che il disegno fosse eccessivamente realista, e per questo ho utilizzato forme basilari, per richiamare la poesia dello show.” mi racconta la giovane artista, la cui formazione visuale inizia presso la scuola di Cinema Mel Hoppenhein in Canada per poi passare agli approfondimenti relativi al disegno grafico, esperienze che si sono poi tradotte in collaborazioni con un festival internazionale di film a tema bicicletta, in progettazione di interni e nel suo lavoro come graphic editor presso un club di fedeltà alberghiero.

Quando le domando se immagina di poter vivere esclusivamente di progetti artistici, slegati da qualsiasi contesto pratico, lucidamente mi risponde: “Adoro l’illustrazione, ma in realtà preferisco che resti un piacere piuttosto che un dovere. Con il design è diverso, perché non è altrettanto soggettivo, ogni elemento deve potersi spiegare razionalmente, tanto nell’utilizzo dei colori quanto delle eventuali parti tipografiche. Al momento di dover creare qualcosa, ricevi comunque delle indicazioni, e affinché si possa parlare di lavoro al momento credo di aver bisogno di questo.”

E, tornando a parlare del concerto: “Era la prima volta che vedevo Léon Benavente dal vivo e mi è piaciuto molto, soprattutto per quanto riguarda le mie canzoni preferite, ovvero Ánimo valiente! e la più famosa, Ser brigada, con cui hanno concluso lo spettacolo. Il testo è bellissimo e mi ricorda un cantante molto importante della mia terra che si chiama Jean Leloup.”

La ringrazio per il consiglio per l’ascolto, e ci salutiamo lasciando intravedere il desiderio di future collaborazioni.