Il Salone del Libro vola ancora alto

La nostra panoramica sul Salone Internazionale del Libro di Torino 2017. Un’edizione atipica e capace di stupire (numeri alla mano ma soprattutto date le aspettative dopo l’affaire milanese che ha portato a “Tempo di Libri). Un successo per certi versi inaspettato, frutto di un lavoro collettivo nel quale comunque si sente l’impronta  e “l’energia pazzesca” del giovane direttore Nicola Lagioia. E della città di Torino. 

_di Miriam Corona e Carla Paolo

Se fosse necessario trovare una definizione per il XXX Salone Internazionale del Libro, si passerebbe inevitabilmente per termini quali “manifestazione” ed “editoria”, o “impegno” e “passione”, ingredienti fondamentali per la riuscita di un evento di tale calibro. Quel che è certo è che alla fine convergerebbero tutti in una singola e rara etichetta: un esperimento riuscito.

Nonostante la tensa contesa con Milano, quest’anno si è voluto puntare in alto: ci si è arrivati e la vista da lassù è stata magnifica.

Gli spazi del Lingotto Fiere sono stati organizzati in modo da garantire la visibilità a tutti gli espositori; sempre presente l’Incubatore, lo spazio allestito nel Padiglione 1 dedicato alla crescita delle neonate case editrici, che agevola i costi di partecipazione alla fiera a dimostrare che non è solo una sfilata dei grandi gruppi editoriali: quest’anno infatti è mancata la partecipazione dei big, quali Mondadori, Einaudi, Guanda e Garzanti, vuoto riempito da case editrici oramai altrettanto affermate, quali Iperborea, Sur, Minimum Fax, Laterza e molte altre.

Sempre con un occhio rivolto al territorio locale, è stata istituita la Piazza dei Lettori, spazio gestito dal Consorzio delle Librerie Torinesi Indipendenti (CoLTI), il primo in Italia, che elogia il lavoro svolto da 25 librerie indipendenti: tra quelle presenti, L’Ibrida Bottega, Luna’s Torta, Therèse, Gulliver, il Giramondo e tante altre.

Il Padiglione 5 è stato interamente dedicato all’Arena Bookstock, area dedicata a bambini e ragazzi ricca di attività che si sono svolte per tutta la durata della fiera, con la costante e animosa presenza dei numerosi membri del Booklog, il blog dedicato alla letteratura del quale si occupano i giovani ragazzi del settore scuola del Salone.

Gli incontri con i Grandi Ospiti si sono tenuti nelle ampie sale ai vertici dei padiglioni, che, nonostante la larga capienza, hanno comunque attirato moltissimi visitatori creando code spesso interminabili che non garantivano la possibilità di presenziare all’evento. Fittissimo il programma dedicato ai cicli di incontri a tema, tra i quali “Another side of America” destinato alla realtà editoriale e letteraria americana; “Solo noi stesse”, contenitore di storie di donne raccontate al pubblico da donne; “Music ‘n books”, in cui si è riaffermato il valore delle parole nella musica e dei suoi grandi autori; l’angolo della “Gastronomia” ha consacrato l’importanza dell’enogastronomia nella letteratura, odierna e antica; “Oltre il confine”, filo conduttore del Salone di quest’anno, è stato il messaggio chiave mirato all’importanza del dialogo in un’epoca in cui le frontiere tornano con prepotenza a far parte delle nostre vite.

Protagonisti apprezzatissimi sono state le piccole case editrici che, con un palpabile spirito di collaborazione, hanno coinvolto il pubblico organizzando indipendentemente letture, piccole jam sessions, aperitivi.
Questa edizione fresca, elettrizzante e appassionata è stata resa tale (non solo ma tanto) grazie all’immenso lavoro svolto dal nuovo direttore Nicola Lagioia, che ha apportato la sua personale firma al Salone del Libro. Il riflettore, comunque, è sempre stato puntato sul pubblico: i lettori sono stati il fiore all’occhiello, la loro presenza è stata la garanzia di una comunità fedele costruita in trent’anni di presenza, che si è rinnovata, evoluta, adattata ma che non è mai morta; le oltre 165.000 partecipazioni non sono casuali numeri da manie di presenzialismo, bensì la volontà di essere lì.

L’edizione di quest’anno è stata una storia bellissima. Noi, che abbiamo avuto la fortuna di farne parte, ve la raccontiamo dal nostro punto di vista. Come un meraviglioso libro – con tanto di illustrazione di copertina firmata da Andy McFly – del quale non vediamo l’ora di scrivere altri capitoli.

Il nuovo cielo su Berlino

Mathias von Gemmingen sensibilizza gli ospiti del Salone del Libro allo Spazio Internazionale Babel sul tema delle energie rinnovabili e in particolare sugli investimenti finanziati in tale ambito, grazie al lavoro svolto col progetto “Fossil free” all’interno di 350.org, organizzazione non governativa che prende il nome dal limite di ppm di CO2 accettabile per l’atmosfera; attualmente ci troviamo intorno ai 440 ppm. Attivista nel settore ambientale, inizia il progetto per una “fossil free Berlin” richiedendo un divestment, ovvero l’azione di orientare gli investimenti dei grandi finanziatori dalle energie fossili a quelle rinnovabili, oggi più economicamente compatibili e stabili. Lo scopo è boicottare economicamente le grandi compagnie sostentate quasi esclusivamente dalle energie fossili come il colosso petrolifero statunitense Exxon (il cui ultimo direttore è stato Rex Tillerson, nuovo segretario di stato americano), Enel e la tedesca RWE, nonostante le organizzazioni che abbiano risposto maggiormente alla chiamata del divestment siano state quelle religiose. Mathias invita i presenti a far sentire la propria voce e a prendere parte ai progetti attualmente attivi in Europa, esigendo un futuro diretto verso un’economia più green.

Viaggio di frontiera, viaggio sulle frontiere

Paolo Rumiz, scrittore e giornalista italiano, racconta le sue esperienze di viaggio sulle frontiere del mondo: parte da molto lontano, dalla storia dei suoi nonni, da sempre vissuti in zone di frontiera, senza un’identità collettiva di popolo, senza una bandiera stabile con cui identificarsi. Parla della Prima Guerra Mondiale, di come questa grande guerra violenta abbia cancellato la memoria degli europei; racconta di come le sue esperienze in giro per il globo abbiano accentuato la sensibilità nei confronti della storia. Nato a Trieste nel 1947, segue da vicino la questione della dissoluzione Jugoslava, del conflitto in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina e, dal 2001, è stato presente nelle zone afghane, in particolare ad Islamabad e a Kabul. Ciò che racconta Rumiz è un’Europa priva di memoria storica, a cui manca l’alfabeto per narrare la memoria di ciò che è accaduto. Si considera una “patria”, ma che patria è, secondo lo scrittore, un Paese non ha memoria di sé stesso? È una tematica, questa, che si sposa molto bene con il filo conduttore del Salone di quest’anno, “Oltre il confine”. Rumiz, nel suo intervento, contesta le scelte di un’Europa che si illude di non avere confini né frontiere; queste però esistono, sono realtà crude e violente ed emerge chiaramente la necessità di rivolgere uno sguardo a coloro che per troppo tempo sono stati lasciati da parte.

Seven kinds of love, in jazz

Il Reanna Jazz Trio allieta il pubblico con una lezione-concerto basata sulla Theory of Love dello psicologo Robert Sternberg, che elabora uno schema a triangolo rappresentante le sette varianti dinamiche dell’amore; i tre estremi nei quali convergono le esperienze amorose sono l’Intimità, la Passione e l’Impegno: combinandosi tra di loro, nascono forme varie di relazioni amorose, che culminano nella perfezione quando tutte e tre le componenti sono presenti. Il trio è composto da personalità di spicco della scena jazz torinese, Reanna Volpe, voce moderna con un passato da attrice di musical, Carlo Carrà, pianista di formazione cameristica e contributore alla fondazione del Jazz Club di Torino, e Riccardo Ferrero, bassista eclettico con quarant’anni di attività musicale. L’esibizione è una progressione dei sette coefficienti di Sternberg, affrontati singolarmente con le pietre miliari del jazz: l’esibizione si apre e si conclude con Cole Porter, passando da Fats Waller, George e Ira Gershwin, Eddie Cooley e Otis Blackwell, Richard Rodgers e Lorenz Hart. Il risultato è un armonioso viaggio nelle emozioni teorizzate da Sternberg eseguito con grande maestria ed esperienza da tre grandi musicisti torinesi.

Silent Books: il mondo a figure

Risale all’inizio degli anni 2000 la “nouvelle vague” dei silent books, in Spagna, genere letterario che nasce negli anni ’30 e che oramai ha conquistato sia adulti che bambini. Composti esclusivamente da immagini, sono il punto di incontro tra fumetto e letteratura in cui le storie sono narrate tramite eloquenti illustrazioni il cui scopo è mostrare il mondo come esperienza sensibile ed abbattere le barriere culturali. Il progetto internazionale “Silent books per Lampedusa” avviato da Marcella Terrusi, ricercatrice all’Università di Bologna e scrittrice per Carocci, inizia invitando gli autori di silent books a inviare il loro materiale sull’isola che da anni è il punto nevralgico per l’accoglienza dei migranti, tra i quali molti bambini a cui viene fornita la possibilità di migliorare il proprio vocabolario visuale e interagire nonostante le differenze linguistiche; in questo modo vengono abbattute le barriere culturali e si abbozza un processo di educazione, facendo diventare il libro non solo un mezzo per interpretare il proprio spaesamento, ma anche una casa per chi non ne ha ancora una.

Il progetto “Open Science”

“Open Science” è uno spazio espositivo offerto dal Salone del Libro e creato in collaborazione con l’Università degli studi di Torino e con la Fondazione del Libro, della Musica e della Cultura: si tratta di un ampio spazio dedicato a temi scientifici e alla loro influenza nella società contemporanea, in cui esperti di vari settori offrono ai visitatori le proprie conoscenze ed espongono i diversi progetti da loro creati: ecco spuntare lattughine coltivate con un impianto idroponico, insetti e larve con cui si producono farine alimentari, esperimenti futuristici sulla robotica; i ragazzi dello spazio espositivo sono la forza portante del progetto: attirano i visitatori e dialogano con loro, proponendogli di mettersi alla prova, di contribuire alla ricerca, di esporsi su diversi argomenti, rimarcando l’importanza che ha l’Università di Torino nel promuovere la diffusione della cultura nel territorio. Alle tematiche di natura scientifica sono stati dedicati diversi incontri di confronto e dialogo, i “Talking About”, con lo scopo di far capire l’importanza di una corretta informazione e della diffusione della conoscenza.

Biblioteche e archivi del vino

Quella tra il Monferrato e i suoi abitanti è una storia d’amore con radici profonde, consacrata con il progetto MeMo, dedito alla conservazione e alla fruizione della memoria del territorio piemontese sotto ogni punto di vista, recuperando il materiale in luoghi insperati fino a creare un archivio di oltre 17.000 documenti tra foto e certificati. Il catalogo, consultabile online, non costituisce esclusivamente la conservazione concreta del Monferrato, ma è soprattutto uno strumento per mantenere vivi e fruire i valori di cui la zona è pregna. Gran parte dell’archivio si adopera alla classificazione dei vini tipici della regione, fonti di prestigio e orgoglio, per non dimenticare che il Piemonte è luogo della nascita della DOC e il capofila per il modus operandi che si applica in tutta Italia. Menzione speciale alla Biblioteca enologica dedicata alla storia del Freisa di Chieri presso la Bottega del Vino di Moncucco, un vino menzionato anche da Hemingway in Addio alle armi il cui cinquecentesimo compleanno cade proprio quest’anno.

Presentazione dello spettacolo “Il nome della rosa”

Il Salone del Libro non è solo letteratura, ma cultura a 360°: ecco dunque un incontro dedicato alla conferenza stampa di presentazione de “Il nome della rosa”, il nuovo spettacolo a cura del Teatro Stabile di Torino: si tratta della prima assoluta ospitata dal Teatro Carignano di Torino, un omaggio ad Umberto Eco nella versione teatrale di Stefano Massini e con la regia di Leo Muscato. Tutti gli attori, presenti nella sala durante l’incontro, hanno parlato della nascita dello spettacolo, delle difficoltà della messa in scena, delle piccole soddisfazioni e degli aneddoti nati durante le prove. Ogni attore ha raccontato il proprio ruolo, ha descritto ciò che ha sentito interpretando i personaggi nati dalla penna del grande Umberto Eco. È stata una presentazione carica di entusiasmo e di positività, una festa a cui a tutti i visitatori del salone hanno avuto l’opportunità di partecipare.

Il Baudelaire di Tota scopre lo spleen di Bari

Baudelaire rivive nella Bari di oggi. E fuma le canne coi punk. E’ questo l’irreale seppur bellissimo universo illustrato nella graphic novel di Alessandro Tota, “Charles”. Il poeta maledetto, oramai attempato, si ritrova a contatto con i giovani della città, nelle piazzette, sulle panchine, in uno scontro generazionale enorme che pure trova terreno fertile per instaurare delle amicizie e dei confronti ancora validi a distanza di più di 150 anni. L’autore, barese trapiantato a Parigi, oscilla costantemente tra ironia e momenti di riflessione, senza reprimere lo spirito da emarginato della società che ha sempre caratterizzato Baudelaire. “Charles” è uno dei tanti esempi del genere delle graphic novel che in quest’edizione ha attirato l’attenzione su di sé con grandi proposte, più specificatamente nel ciclo di incontri “Il mondo a figure”, appassionando non solo i più giovani ma anche gli adulti; grande presenza sentita anche grazie alle numerose folle che sono accorse per conquistare i disegni dei loro autori preferiti.

“Happy Hour” letterari

Quest’anno il Salone del Libro è stato un Salone speciale anche per la forte presenza di piccole case editrici emergenti e per il grande spazio lasciato agli “incubatori”, nei quali hanno preso posto le case editrici di recente nascita e alle quali è stata lasciata una grande libertà di iniziativa: le frenetiche giornate del Salone sono state allietate dalle frizzanti proposte dei piccoli editori che non hanno perso l’occasione per farsi notare e per presentarsi ai visitatori in tutto il loro entusiasmo. Aperitivi offerti al pubblico, brindisi per festeggiare vendite e anniversari, letture collettive e quant’altro hanno contribuito a rendere l’atmosfera positiva e allegra. Molto particolare è stata l’idea della giovanissima casa editrice Black Coffee, che ha organizzato un “Happy Hour” letterario in onore della loro nuova uscita – “Happy Hour”, appunto, di Mary Miller: le letture, scelte e interpretate personalmente da La McMusa, erano accompagnate da cocktail a base della americanissima Tito’s Handmade Vodka. Come non farsi contagiare da un clima così gioviale e festaiolo?

Il Circolo dei Lettori

Il Circolo dei Lettori è una vera e propria istituzione all’interno del panorama culturale e letterario Torinese: da ben dieci anni il Circolo lavora costantemente ed instancabilmente per promuovere e portare la cultura nella città sabauda attraverso cicli di incontri con scrittori, presentazioni di libri, iniziative culturali, dibattiti, laboratori e tanto ancora. La presenza del Circolo dei Lettori al Salone Internazionale del libro, quindi, è stata sentita e molto apprezzata soprattutto dal mondo della stampa e da parte di alcuni grandi ospiti: grazie alla Lounge del Circolo, spazio che l’organizzazione del Salone ha riservato esclusivamente a loro, la maggior parte dei giornalisti e dei collaboratori del Circolo stesso hanno potuto usufruire di una piccola isola di pace e tranquillità in cui appartarsi e dedicarsi alla stesura di articoli, reportage e aggiornamento dei social, dando quindi un grosso aiuto a coloro che hanno lavorato per raccontare e dare voce alla complessità e alla ricchezza di questo Salone del Libro. Ma la vera lezione è: se avete trovato il Nirvana nei padiglioni del Salone del Libro, ricordatevi che in via Bogino c’è un’oasi letteraria pronta ad accogliervi, tutto l’anno.

Questi sono solo una minima parte degli appuntamenti di cui il programma era colmo, ma bastano per dare un’idea dell’abbondanza delle tematiche e degli argomenti cui si è rivolta l’attenzione in questa trentesima edizione del Salone.

Il pubblico sembra aver ampiamente apprezzato la grande eterogeneità di cui il Salone ha fatto tesoro: i numeri parlano chiaro, la mole dei visitatori di quest’anno ha superato di gran lunga quella degli anni passati, facendo registrare un boom di partecipazioni anche da fuori Piemonte. I numeri però non sono tutto: ciò che ha regalato lo straordinario successo a questo Salone è stata la fortissima presenza della comunità dei lettori. È a loro che si è puntato, è per loro che si è lavorato ed è sempre ai lettori che va il grande ringraziamento del direttore Lagioia.

Senza la collettività il Salone Internazionale del Libro non avrebbe raggiunto questi risultati, al netto di alcuni piccoli aspetti negativi: è stata molto sofferta la mancanza di zone per far riposare i piedi e le schiene dei tanti visitatori, luoghi in cui semplicemente posare le borse e stazionare brevemente per riprendere fiato; interminabili le file che hanno serpeggiato lungo corridoi e padiglioni nell’attesa degli ospiti più famosi, ma anche le file che i primi giorni hanno letteralmente intasato le biglietterie del Salone, problema poi fortunatamente risolto nei giorni successivi; mancanza di spazi di ristoro dedicati esclusivamente agli espositori, spesso costretti a corse sfrenate o a lunghissime file anche solo per un caffè o un panino. Si tratta tuttavia di problemi che una buona organizzazione riesce a risolvere con non troppe difficoltà: le aspettative di quest’anno sono state così ampiamente superate che tutti sono stati colti impreparati nel gestire una così imponente quantità di partecipanti.

E se tutto quello detto finora non fosse bastato per dare l’idea del maestoso successo che questa trentesima edizione ha avuto, ci pensano gli stessi organizzatori dell’evento a dare la conferma più solida: l’appuntamento con il Salone Internazionale del Libro si ripete nuovamente il prossimo anno, con la sua trentunesima edizione, dal 10 al 14 maggio 2018. Teniamoci pronti.

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