“La trippa fa sempre paura”: il sequel non autorizzato di Alien diretto da un italiano

L’incredibile storia del seguito italiano non autorizzato di Alien, film diretto in maniera rocambolesca da quello scugnizzo di Ciro Ippolito: un capolavoro di dilettantismo e cialtroneria, che ridefinisce in qualche modo il concetto di B-Movie.


_di Andrea Carobbio

Credo che la cosa migliore sia immaginarsi la scena. Quindi pensate a un paio di mocassini bianchi appoggiati su una scrivania. Poi calzini, sempre bianchi, e poi pantaloni di raso grigi che sprofondano in una poltrona di pelle morbida, la camicia sbottonata fino a trequarti. Ciro Ippolito è lì, e sta sollevando la cornetta del telefono. E’ il 1979, Ciro è bello, mascellone, abbronzato, il capello lungo e mosso e precocemente argentato, ricorda uno di quegli attori di soap americane anni ottanta. Ciro è lì, sta componendo il numero, e non sa proprio dove sbattere la testa. Il regista, Biagio Proietti, si è appena ritirato dal progetto, e l’unica speranza che gli resta, ora, è Mario Bava, e infatti appena risponde gliela butta subito lì: “Mario, che lo fai sto film con me?”. Ma Bava gli risponde che no, non può, è già impegnato su un altro set. “Così mi metti nei casini, però”, fa Ciro, sconfortato. Ma Bava gli dà subito un’idea: “Perché non lo giri direttamente tu, Cì?”. Ippolito sbuffa, tergiversa un po’, dice che non lo sa, non ha mai girato nulla, che non sarebbe neppure un gran problema però insomma, ma poi, “mettiamo pure che mi metto a farlo io, ma si può sapere, ‘sto mostro, come lo faccio?”. Bava resta in silenzio un attimo, e poi gli dice una cosa che cambierà per sempre il suo destino:

“Lo fai con la trippa, Ciro. La trippa fa sempre paura”.

Questo è il momento chiave della nascita di uno dei più incredibili, orribili, perseguitati sequel della storia del cinema mondiale. Questa è la folle storia di Alien 2 – Sulla terra, capitolo secondo, apocrifo, e disconosciuto della saga di Alien, nata grazie al genio di Ridley Scott.

Un film terribile, girato con due lire, di scarsissimo successo, eppure a suo modo diventato un cult, per la sua incredibile sciatteria, per la sua genesi ormai mitologica, e per l’epica battaglia legale che vide un gigante come la 20th Century Fox uscire sconfitta al cospetto di un solo uomo, e della sua bizzarra e totalmente assurda idea.

Ma facciamo un passo indietro.

Roma, ottobre 1979. E’ un venerdì pomeriggio e Ciro Ippolito è in sala di montaggio, sta lavorando al final cut – diciamo così – de I contrabbandieri di Santa Lucia, una specie di poliziesco in salsa napoletana con Mario Merola, a metà tra Serpico, El Topo di Jodorowsky e Vacanze di Natale, di cui il Nostro è sceneggiatore e produttore. Ciro fa questo di mestiere. Ha già alle spalle altri “thrilleroni” come L’ultimo guappo, Napoli… serenata calibro 9, Lo scugnizzo, ma Ippolito è un tipo ambizioso e il cinema di genere comincia a stargli stretto.

In una pausa, Ciro e il suo fido montatore Carlo Broglio vanno a farsi un giro e finiscono in Piazza Cavour, dove c’è il cinema Adriano. Danno Alien, che è in sala solo da qualche giorno. Ippolito e Broglio escono dalla proiezione letteralmente entusiasti. Poi lo sguardo di Ciro si posa casualmente su una locandina appesa alle pareti, è una 24 fogli, il manifesto di Zombie 2 – un clamoroso splatter movie diretto da Lucio Fulci appena un anno dopo il successo firmato da Romero, che per questo accusò di plagio il regista italiano. Ippolito s’illumina: “Carlo, ma perché non lo facciamo pure noi, Alien 2?”.

Detto, fatto. Ippolito, accompagnato dal produttore Angiolo Stella, va dai due distributori per l’estero di Zombie 2, e inventandosi al momento un plot delirante in qualche modo li convince a finanziare il film. Strappa 400 milioni, che i due si fumano in un paio d’ore: appena usciti dalla riunione, cambiali fresche alla mano, Ciro si compra una Jaguar, Stella una Mercedes, e la notte stessa partono per Cannes in dolce compagnia, dove in quindici giorni spendono tutto. Letteralmente tutto.

Ma ecco il colpo di genio. In albergo, tra un bicchiere di champagne e l’altro, Ippolito si trova a guardare in tv un documentario sulle Grotte di Frasassi, e così gli viene l’idea di girare Alien 2 non nello spazio, ma sulla terra – anzi sotto.

Tornato da Cannes trova la location adatta – Castellana Grotte, Puglia -, fa il pieno di depliant all’ufficio turistico, fa ingrandire le foto che trova nelle brochure, le ritocca quel tanto che basta e ne fa un book che consegna ai distributori, spacciandole per le immagini della scenografia realizzata ad hoc per il film da un grande artista americano. La trovata frutta altri 300 milioni e così Alien 2 può finalmente partire.

Ne viene fuori una pellicola spaventosa, ma esclusivamente per la sua bruttezza.
Al di là di una trama risibile – un gruppo di speleologi raccoglie nel deserto una strana pietra azzurra e incredibilmente simile a un pollo coperto da Domopack che durante una loro spedizione nelle grotte di San Diego fatalmente si rivelerà contenere un alieno assetato di sangue, con tutte le spiacevoli conseguenze che ne derivano -, Alien 2 – Sulla Terra è un capolavoro di dilettantismo e cialtroneria, che ridefinisce in qualche modo il concetto di B-Movie.

Tra i momenti più alti del film, resta indimenticabile la scena finale, in cui Ippolito (accreditatosi regista col mirabolante pseudonimo Sam Cromwell), che fino a quel momento era miracolosamente riuscito a nascondere l’alieno, s’inventa una leggendaria soggettiva del mostro: memore del consiglio di Bava, dopo aver dato ordine all’attrezzista di andare a comprare dal macellaio quanta più trippa possibile, Ciro la fa posizionare intorno all’obiettivo della cinepresa, e poi le dà vita attraverso una pompa che la gonfia orribilmente e spruzza ovunque sangue finto. Poi, per chiudere in bellezza, durante le riprese fa registrare di nascosto il portentoso e inquietante russare del tecnico del suono, che in fase di montaggio diventerà l’agghiacciante rantolo dell’alieno. Il risultato finale è involontariamente comico e spiazzante allo stesso tempo.

In tutto questo la 20th Century Fox, incomprensibilmente terrorizzata dall’uscita del film, prova in ogni modo a bloccarlo, prima offrendosi di comprare i diritti a Ippolito, poi con un’azione legale che tuttavia finisce nel nulla, in quanto il termine Alien non era soggetto a copyright. Il film, ad ogni modo, non ha il minimo successo – resta perfino fuori dalla top 100 italiana del 1980 – pur riuscendo comunque a rientrare delle spese – tra cui i mitici 400 milioni lasciati nelle tasche di metà dei barman di Cannes.

Poi, molti anni più tardi, l’epilogo più beffardo e sorprendente: nel 2006 esce una pellicola horror made in USA dal titolo The Descent, che al botteghino tira su oltre 57 milioni di dollari. Racconta la storia di un gruppo di speleologhe che resta imprigionato in una grotta dove finirà vittima di orribili e inquietanti creature. Vi ricorda forse qualcosa?