[REPORT] L’ondata psichedelica degli Gnod chiude la stagione di Devil’s Dancers

Lo scorso giovedì 27 aprile al BlahBlah s’è tenuto l’ultimo appuntamento stagionale con Devil’s Dancers, format oscuro ed underground che ha contribuito a portare a Torino realtà come COLD CAVE, ROME, Max Durante e Mai Mai Mai. E indiscutibilmente oscuro è stato anche l’ultimo concerto della rassegna, che ha visto come protagonista la psichedelia impetuosa degli inglesi Gnod.

_di Stefano D.Ottavio

Gli Gnod, più che una semplice band, sono sempre stati un collettivo che ha continuamente modificato nel tempo la sua lista di musicisti e vocalist, mantenendo come perno un artista probabilmente psicopatico, ovvero Paddy Schine. Cos’è successo tra il 2006, anno in cui a Manchester ha preso vita quest’entità musicale, e il 27 aprile 2017, giorno del loro arrivo sul palco del BlahBlah di Via Po, reso possibile dall’equipe di Devil’s Dancers? Sono uscite tantissime release nelle più svariate forme e supporti, dal primo CD-R del 2007 Abstehen der Ohren, alle cassette e split su vinile, fino alla collaborazione con gli americani White Hills che ha portato ai due Drop Out I (2009) e II (2011), forse i loro album più celebri. Pochi giorni prima del loro arrivo in Italia, a fine marzo è uscito il loro ultimo lavoro, dal titolo quantomeno programmatico: Just Say No To The Psycho Right-Wing Capitalist Fascist Industrial Death Machine (2017, Rocket Recordings).

Dal punto di vista delle liriche, gli Gnod sono sempre stati un gruppo politicamente impegnato che non si è mai tirato indietro nel criticare aspramente  religione e società, quindi non potevano esimersi dal  far uscire un disco estremo e violento come risposta a tutti sconvolgimenti dell’assetto politico mondiale avvenuti nel corso del 2016 (per la serie, non si vive di soli Kendrick Lamar).

Come rendere più efficaci le visioni distopiche e l’antagonismo militante se non con un’ondata di riff ossessivi ed ipnotici, più assimilabili alla distruzione sonora degli Swans che ad altri gruppi psichedelici contemporanei decisamente meno aggressivi? Il casino mortale che tirano su Shine e soci trova il suo habitat naturale nei live, e il  BlahBlah, con l’acustica migliore di Torino, è il posto migliore in cui godersi uno spettacolo del genere. I riff ripetitivi fino all’ossessione degli Gnod, sopra i quali ronzano gli audio confusi di alcune cassette e i fischi degli ampli, sulla carta (o in registrazione, per i meno avvezzi a sonorità simili) potrebbero risultare noiosi e prolissi, ma nel momento dell’esibizione introducono il pubblico in una catarsi tale da farti rimanere quasi disorientato quando finisce, dopo giusto 15 minuti, un determinato pezzo con il suo drumming perpetuo. A rendere più massiccio e penetrante il suono, gli Gnod si presentano sul palco con due bassi.

Il concerto è stato un’ora e mezza (circa) di fuoco da affrontare con i tappi alle orecchie e la giusta dose di incazzatura quotidiana da smaltire, come dimostrano di fare gli Gnod stessi sul palco mentre suonano i loro pezzi. Uno su tutti, highlight della serata, è il singolo estratto da Just Say No.., se di singolo si può parlare: quella fucilata in testa che è Bodies for Money.