Tra la strada e la galleria d’arte: l’inglese Remi Rough è in mostra fino al venti maggio al Wunderkammern di Roma, un piccolo ed ordinato spazio in quel del quartiere di Torpignattara, quartiere molto caro agli artisti di strada. Ricordatevi di suonare il campanello.
–
_di Francesca Marini
–
Remi Rough si pone al di là del concetto di artista. Compositore. Ma anche pittore. Dovrebbero inventare un termine per indicare qualcuno che unisce la musica alla pittura come fa lui. Perché oltre alla parte visuale, la componente fondamentale di Rough è quella uditiva, una musica vicina all’elettronica degli anni ottanta, un misto tra Kraftwerk, new wave e ambient che non è che ci accompagna in sottofondo ma diventa elemento stesso della mostra, perché senza di esso non si potrebbero guardare le opere esposte. L’occhio e l’orecchio devono andare di pari passo: i sintetizzatori sono legati alle geometrie di Remi Rough, geometrie così precise che si uniscono in qualcosa di astratto, inafferrabile. La logica che diventa illogica e viceversa. Minimale, essenziale. La perfetta “Sinfonia di un Minimalismo Sistematico“.
–
Un ordine apparente che sfocia in un disordine apparente. Un equilibrio tra l’Astrattismo e una sorta di nuovo Futurismo, un’esplosione di vernice spray e acrilico mirata, matematica, in cui spicca il “neon pink” tanto caro all’artista. Una linea precisa che gioca con la profondità, che forma figure che sembrano acquistare tre dimensioni. Una linea che nasce dal nulla e che si perde nell’infinito. Una linea che si mescola con le note musicali che l’accompagnano nel viaggio, un viaggio in uno spazio rarefatto e indefinito in cui l’immaginazione si scatena, libera di andare dove vuole. La nascita di qualcosa di vivo da un vuoto asettico, un vuoto che si tinge di varie tonalità.
«Remi Rough conia una nuova dimensione dell’arte, una dimensione in cui un quadro diventa uno spartito musicale fatto di note astratte»
–
–
Da “Everything In Its Right Place” in cui la linea cambia colore e vola in uno spazio sfumato di rosa a “Unconventional” in cui la vernice cola su strani trapezi persi in uno sfondo blu, dal confine sottile tra il rosa e il rosso di “Who’s Afraid Of Pink And Red?” alle varie “Symphony” in cui la linea si diverte e muta colore nel suo movimento illusorio: Remi Rough conia una nuova dimensione dell’arte, una dimensione in cui un quadro diventa uno spartito musicale fatto di note astratte. Un pentagramma minimale, sistematico.
–
Concedetevi qualche minuto in un mondo lontano, un mondo fatto di figure e musica misteriose. Volate lontani insieme a quella linea.
–
–