Grey Ladder è società di produzione e talent hub con base a Torino, attiva nel settore del media entertainment e capofila del network Opengrey. Da aprile 2017 curerà la direzione artistica di una serie di podcast in collaborazione con OUTsiders webzine, per raccontare – dall’interno -il circuito cinematografico torinese e piemontese.
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_di Lorenzo Giannetti
Abbiamo chiesto alla crew di raccontarci qualcosa in più sul concept del progetto, sulla situazione del mercato cinematografico in Italia, sui lavori in cantiere nei prossimi mesi e su quella volta che hanno incontrato i produttori di Netflix. A risponderci è Davide Mela.
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Siamo curiosi di sapere come è nata e come ha mosso i suoi primi passi la Grey Ladder. Ce lo raccontate?
“Grey Ladder è nata ufficialmente in aprile 2014, ma di fatto il nostro gruppo di lavoro si conosce da molto più tempo. L’idea di aprire una società è nata soprattutto dall’esperienza formativa di Alessandro, che ha fondato Grey Ladder dopo un periodo di studi tra London Film Academy e Stati Uniti. Dall’esperienza all’estero abbiamo tratto più che altro un modello lavorativo da usare come riferimento anche nel panorama italiano: i contesti in cui era più bello lavorare non erano i grandi Studios che tutti sognano, quanto più le realtà più “piccole”, che fanno da tessuto connettivo tra imprese e creativi. Là c’è un sano equilibrio tra struttura commerciale e ambizione artistica, e soprattutto la produzione cinematografica viene trattata come un lavoro come tanti altri: si parla di cinema molto più come “artigianato” che come “arte”.”
In generale, ci piace raccontare il “dietro le quinte” dei processi di creazione artistica dunque vi chiediamo: come è organizzato il vostro team di lavoro? Qual è una giornata tipo alla Grey Ladder?
“Il nostro gruppo di lavoro è composto soprattutto da under-30, ognuno con una competenza specifica nel settore della produzione video. Nel team interno ci occupiamo principalmente di sviluppo e produzione esecutiva: il nostro core business è lo sviluppo di progetti, aperto il più possibile al mercato e alle partnership internazionali. Credo che una giornata-tipo non esista o quasi, nel senso che in più di due anni non mi è mai capitata una giornata uguale a quella precedente. Come divisione dei compiti, io mi occupo soprattutto di produzione esecutiva, e dunque seguo di più progetti o lavori sul territorio piemontese, mentre Alessandro segue maggiormente progetti in sviluppo che lo portano a viaggiare molto e spostarsi spesso da Torino.”
In base alla vostra esperienza, come vedete – dall’interno – il “mercato/mondo” del cinema in Italia, attualmente? E quali sono i soggetti/collaboratori esterni coi quali vi interfacciate di più?
“Il cinema in Italia vive moltissimo di fondi pubblici, e quindi è necessario acquisire competenze precise nella progettazione e nella compilazione di domande di accesso a fondi per lo sviluppo o per la produzione. Un produttore cinematografico deve sapere interagire con le istituzioni e con il territorio, e soprattutto deve ragionare sempre in termini di co-produzioni, partnership e collaborazioni con altre realtà.
Come mentalità commerciale e preferenze personali, siamo sempre stati indirizzati al cinema di genere: da questo punto di vista, l’impressione è che l’Italia stia cominciando ad aprirsi a questi orizzonti, spesso anche con ottimi risultati come nel caso di Jeeg Robot. L’aspirazione ad uno standard qualitativo al passo con il mercato internazionale e la voglia di aprirsi a generi diversi dal cinema d’autore sono le due chiavi per produrre un cambiamento positivo nell’industria cinematografica italiana, soprattutto perché permetterebbero di realizzare con maggiore continuità prodotti esportabili all’estero.
Tra i soggetti con cui lavoriamo di più sono presenti molte produzioni attive sul territorio torinese, con cui spesso si imposta un percorso di collaborazione che non si limita ad un solo progetto; da circa un anno abbiamo aperto un canale molto importante con network internazionali, con i quali stiamo lavorando a più progetti in sviluppo.”
Grey Ladder // Genesis from Grey Ladder on Vimeo.
Un aneddoto strano/assurdo/buffo che vi è capitato durante il vostro lavoro?
“Uno dei momenti più divertenti della “vita” di Grey Ladder riguarda un appuntamento con Netflix che si è svolto in Francia nel 2015: Alessandro è stato invitato a presentare un catalogo di progetti, ed è tornato con racconti di ascensori riservati che arrivano su un piano segreto, 4 passaggi diversi al metal detector per poi finire di fronte a un dirigente americano che ha iniziato il meeting con un abbraccio. Un momento un po’ meno divertente risale all’estate 2016, quando ho dovuto passare la notte da solo in un manicomio abbandonato per fare la guardia all’attrezzatura.”
Domanda classica: cosa avete in serbo per noi nei prossimi mesi?
“Il 2017 è già decisamente pieno: tra pochi mesi partiranno le riprese di un lungometraggio diretto da Emiliano Ranzani, in cui Grey Ladder si occuperà della produzione esecutiva. Nel frattempo, siamo in pre-produzione con il cortometraggio “Dharma Bums”, diretto da Francesco Catarinolo e prodotto in associazione con Pandora Studios e DImago, che è sostenuto da Film Commission Torino Piemonte ed è stato selezionato tra i 3 vincitori del bando Short Film Fund dello scorso anno. È un urban fantasy a tinte noir, e sarà girato in autunno tra Torino e Genova.
Nel frattempo stiamo portando avanti lo sviluppo di “Blatta”, un progetto seriale tratto dalla graphic novel di Alberto Ponticelli, e sono in distribuzione due nostri cortometraggi prodotti nel 2016: “Birthday” di Alberto Viavattene, prodotto insieme a Indastria Film e DImago, e “Framed” di Marco Jemolo, un corto di animazione in stop-motion prodotto con Nicoletta Cataldo, Marco Jemolo ed Eleonora Diana.”
Sogni nel cassetto: potendo scegliere liberamente con chi/quale realtà vi piacerebbe collaborare?
“Più che veri e propri “artisti”, i nostri punti di riferimento sono produttori come Jason Blum o realtà come la Bad Robot nei suoi primi anni di vita.”
«Una finestra sempre aggiornata sul panorama cinematografico e culturale torinese»
L’obiettivo finale è fornire all’ascoltatore la possibilità di avere una finestra sempre aggiornata sul panorama cinematografico e culturale torinese, e permettere agli ospiti di promuovere in maniera informale e leggera il proprio progetto e “raccontarsi” liberamente attraverso un dialogo semplice e diretto.