[REPORT] Edda e Brodo: meglio impazzire che soffrire

Terza tappa del Tour di Graziosa Utopia per Edda,  poeta-cantante milanese al suo quarto album solista. Torna a Torino in un caldo venerdì sera per la rassegna Indi(e)avolato delle Officine Corsare. Menù fisso della serata: Tagliatelle al pesto di noci, Brodo e i suoi Pezzi e infine Edda che vale come primo, secondo, caffè, sgroppino e utopie.

Gerri J. Iuvara  – Giunto un po’ in ritardo assieme alla mia claque sento già dall’entrata un’esibizione in atto, si tratta di Brodo (che il caso vuole sia anche un collaboratore di lungo corso di OUTsiders webzine) che sta ultimando il suo set. Appena entrati, lo vedo sul palco da solo, vestito di nero imbracciando la sua acustica dalla cassa armonica scotchata. Riesco ad ascoltare solo qualche canzone, una bonus track e il tormentone che canticchio segretamente da settimane “Le cose per bene”. Il ragazzo si farà, anche se le spalle strette, direbbe qualcuno, o come detto da Edda stesso che lo ringraziava: “A buon rendere. Ascoltatevi tutti i suoi Pezzi, anche la parte II del suo Ep che uscirà a breve, e poi ditemi se non vi rimangono terribilmente in testa. 

Sistemato il palco in tutti i suoi ammennicoli tecnici, finalmente, sale on stage Stefano Rampoldi in arte Edda. In questo nuovo viaggio è sostenuto dalla sua ormai storica band, quella denominata qualche tempo fa’ Furore Uterino, che adesso può anche fare affidamento con un nuovo membro. A sto giro quindi formazione a quattro con due chitarre, più solida e meno frivola di quella a tre quindi ancora più efficace, dando la possibilità a Stefano di concentrarsi meglio sul canto e sull’interpretazione.

Senza adesso scendere nei particolari vado a descrivervi la scelta delle canzoni per la serata. Il nostro ha saggiamente mischiato per bene le sue carte. Se da una parte, infatti, le luci del palcoscenico erano tutte per le nuove canzoni, dall’altra sono state suonati pezzi dal precedente album che ormai sono diventati dei classici del suo repertorio. Se quindi il concerto si apriva con la canzone che chiude Graziosa Utopia, appunto Il Santo e il Capriolo, sono state riproposte solo alcune delle canzoni più care all’autore. Canzoni come Signora e Benedicimi sono state inframezzate da canzoni tratte da Stavolta come mi ammazzerai? E allora via con Mademoiselle, Dormi e vieni, Pater e Tu e le rose. A tracciare un limen durante la serata ci ha invece pensato la versione acustica di Spaziale, canzone dal vago sapore retrò che ha il suo destino nel nome, una ballata dove la voce extraterrestre di Edda si arrampica, muore, risorge per poi bruciare nello spazio. Data poi la città che lo ospitava non s’è potuto esimere dal cantare Bellissima, canzone che vede come “scenografia” la nostra Torino, per poi però tornare a capofitto con l’ultima fatica riproponendo la magnifica Zigulì.

Tante canzoni e tante emozioni. Descrivere a parole è sempre difficile e riduttivo. Parlando con amici era venuto fuori che a distanza di anni riusciamo a scoprire cose nuove, frasi non comprese e altre vicende figlie dell’album precedente: perderemo quindi ancora qualche anno a decodificare Graziosa Utopia. Le sue canzoni più slegate ad una storia comune le rendono più rarefatte e meno assimilabili ma non certo meno belle o potenti. E’ doveroso poi citare la verve dal vivo di Edda sul palco. Un’animale raro, una bestia meravigliosamente schiva che solo sul palco si libera e può sfogarsi in disperati ululati, glossolalie e calembour linguistici di una grazia quasi salvifica. Edda salva, ne sono ormai certo.

Discutendo a fine serata con lo stesso Brodo delle sensazioni che questa ci aveva lasciato, siamo entrambi giunti alla conclusione. Non serviva certo un oroscopo o un quadro astrale per capire cosa era andato per il verso giusto e cosa no. Certamente era stata una serata memorabile, tecnicamente ed emotivamente parlando, ma forse infiacchita dall’esigua presenza di pubblico che avrebbe potuto rispondere in maniera più sentita all’evento. A tutto però c’è rimedio, speriamo che il buon Edda torni presto a trovarci, noi saremo sempre qui, pronti ad accoglierlo e sostenerlo. Namaste Stefano e che Krishna sia con te.

Gallery a cura di Corrado Iorfida