Bernarda di Giovan Bartolo Botta, liberamente tratta dall’opera di Garcìa Lorca, è un’emulsione teatrale di archetipi junghiani. “La tirannia di Bernarda” diventa uno strumento non convenzionale per sollecitare emozioni fondamentali…
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_di Raffaella Ceres
La casa di Bernarda Alba è un’opera teatrale in tre atti scritta nel 1936 da Federico García Lorca alcuni mesi prima della sua morte e rappresentata per la prima volta a Buenos Aires nel 1945. Giovan Bartolo Botta, giovane ed interessate esponente del teatro che “non è cultura, non è arte, non è filosofia, non è metafisica iperuranica, non sono pippe mentali né speculazioni psicologiche ma che è un lavoro come un altro” (cit. dal web), ne ha tratto una piéce teatrale originale e ancor più sconvolgente della provocazione che troviamo nel testo originale. La mission di Produzioni Nostrane – Ultras Teatro di Giovan Bartolo Botta e Sylvia Klemen è mettere in scena i testi classici adattandoli ad un linguaggio contemporaneo.
Bernarda, o il Kaos di Bernarda Alba è la storia di cinque figlie sottomesse alle rigide regole di una madre padrona e di un destino che non le appartiene ma che lei stessa decide di tessere e disfare come una moderna Penelope. Tutto può essere giustificato e giustificabile nella casa di Bernarda se concorre al mantenimento dell’ordine delle apparenze.
Che cos’è l’armonia in fondo? Questo interrogativo è il grido disperato nelle pause del non detto dagli attori in scena che immobili si rincorrono nello spazio teatro del Teatro Studio Uno di Roma. Non ci sono ruoli nell’adattamento drammaturgico di Giovan Bartolo Botta. Non serve essere un uomo per raccontare un uomo ne essere donna per interpretare una donna. Occorre semplicemente vivere i personaggi che portiamo in scena. Ed il coinvolgimento empatico instaurato con il pubblico dall’intero gruppo in scena ed in particolar modo con Giova Bartolo è immediato tanto quanto fuori da ogni schema prevedibile.
«Per fare bisogna avere il coraggio di rischiare»
Di e con Giovan Bartolo Botta, Krzysztof Bulzacki Bogucki, Isabella Carle, Flavia G. de Lipsis, Mariagrazia Torbidoni, Bernarda è parte del Teatro Off che andrebbe divulgato il più possibile per concorrere alla formazione del gusto critico, quella merce ormai rara e che permette di non livellare la cultura e piegarla ad una involuzione che ci vuole distratti fruitori di una formazione di serie b. La trasposizione costruita in Bernarda, permette di accedere a più livelli conoscitivi e di linguaggio contemporaneamente. Assistiamo ad una comunicazione immediata accompagnata da riferimenti teatrali greci, pirandelliani e sheakesperiani nel disvelarsi di una trama che conduce lo spettatore verso il drammatico epilogo.
Cosa si è disposti a fare per ristabilire le apparenze? Indossare delle maschere potrebbe essere la soluzione? Non ci offre risposte Bernarda, solo interrogativi che sollecitano suggestioni di vita quotidiana, fra le scelte del come crescere un figlio, le ipocrisie dei modelli ai quali ci accontentiamo di omologarci, i dolori ai quali sfuggiamo per rifugiarci in simulazioni di vite che scegliamo di non vivere. Possiamo scegliere di guardare la vita di Bernarda attraverso i suoi occhi, o quelli delle figlie o della tata Poncia. Il pregio e l’unicità del Teatro Off è quello di educare senza indottrinare e Giovan Bartolo Botta ne è valido docente contemporaneo.
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