[REPORT] Simone Cristicchi e Il Secondo Figlio di Dio

“La divinità? E’ solo un’umanità elevata all’ennesima potenza”: Simone Cristicchi incanta il pubblico di Roma con Il secondo figlio di Dio in scena al Teatro Vittoria.

di Raffaella Ceres  –  Simone Cristicchi non calca il palcoscenico, lo trasforma. Simone Cristicchi non racconta una storia, la vive. Le sue precedenti performance teatrali, parliamo ad esempio di Magazzino 18, Mio nonno è morto in guerra e Li romani in Russia, ne avevano già contribuito ad individuare la duttilità artistica ed una sensibilità fuori dal comune che ne fanno un’ artista completo far i più bravi in Italia. Con Il Secondo figlio di Dio in scena fino al 26 febbraio al Teatro Vittoria di Roma, il cantautore romano dimostra una rinnovata maturità artistica che gli permette di destreggiarsi agevolmente fra musica e parola, sacro e profano, in un dualismo sferico come quello che solo il teatro può regalare. Il Secondo figlio di dio è in primo luogo il nuovo libro scritto da Simone Cristicchi, pubblicato nel novembre dello scorso anno e dedicato alla  vita di David Lazzaretti, controverso e mistico personaggio vissuto nella seconda parte del 1800 fra rivoluzioni, rivolte ed i profondi mutamenti di un’Italia ancora tutta da organizzare. Venne definito il Cristo dell’Amiata perché operò nella Toscana di fine XIX secolo, particolarmente nella zona del Monte Amiata. La sua è una storia poco nota e a Simone Cristicchi va il merito di averne coraggiosamente evidenziato il forte messaggio sociale che ancora oggi segna la frattura fra gli uomini di buona volontà e quelli che di buona hanno avuto la sorte ma di volontà non ne vedono traccia.

“Fra l’uomo e Dio non servono tramiti” – David Lazzaretti

Una vita quella di Davide Lazzeretti, che tramutò per sua stessa volontà il cognome in Lazzaretti dal 1873 in riferimento al personaggio evangelico ma anche a quello del romanzo di Giuseppe Rovani Manfredo Pallavicino, piena di contraddizioni e di dolore, di amore e sofferenza, di scandali e visioni ma il tutto affrontato senza mai avere paura. Questo è l’elemento che la trasposizione teatrale del libro ad opera dello stesso Simone Cristicchi risulta maggiormente evidente: sebbene la vita di questo semplice barrocciaio toscano venga letteralmente stravolta dalla chiamata della fede, David sceglie di accettare la sfida che lo vedrà artefice di una rivoluzione che non poco destò preoccupazioni alla Chiesa cattolica tanto che nel marzo 1878  per mano del Sant’Uffizio, lo condannò come eretico, lo scomunicò e mise all’Indice i suoi scritti. David è l’uomo del mistero venuto su dal fango in quella maremma che è come un mare verde dentro al quale non ci si annega ma dove  incombeva la malaria, la povertà e l’ignoranza, così come un moderno cantastorie, racconta la voce splendida di Simone Cristicchi.

David non ha paura di vivere questa sua strana vita in funzione di un mistero che gli verrà rivelato solo a compimento e nel quale la mamma Faustina (nome profetico della santa che sapeva leggere le anime), credette subito ed incondizionatamente ma supplicando il figlio di tenere tutto per sé. A David Lazzaretti non poteva tenere per sé il suo impeto di forza e di desiderio di cambiamento, non poteva tenere per sé le visioni mistiche che lo inseguono per una vita intera e riesce nel miracolo di sostenere in perfetto equilibrio spirito e materia e di sfidare persino l’Unità d’italia fra idee anticlericali e materialismo. In fondo non sono questi i problemi che ancora oggi attanagliano il nostro paese?

Nessuno crede più in nulla, la gente ha bisogno del cuore semplice, del lavoro, della dignità alla vita. E Dadiv riesce in questo, in un tempo così distante dal nostro eppure così straordinariamente vicino, fondando la società delle famiglie cristiane, predicando il vero senso di solidarietà ed uguaglianza che il primo Cristo predicò fino alla croce. Sono tutte uguali le croci dei figli di Dio? No. Sono la coscienza e la dignità che rendono quelle croci ognuna diversa dalle altre. La narrazione di Simone Cristicchi scorre fluida ed al tempo stesso incalzante per tutta la durata dello spettacolo. Lui  solo in scena con un carro simbolo di vita, lavoro, viaggi e fatica. Metafora del coraggio semplice che non ha bisogno di sovrastrutture nobili per farsi azione del quotidiano.

Questo è parte del messaggio rivoluzionario di colui che si dichiarò “cristo fra tutti cristi”. Il divario fra la Chiesa e la chiesa, fra uno stato che si dichiara nazione unita ma non è in grado di garantire ad ogni cittadino il pari in uguaglianza di diritti e persino in doveri, che permette un’ignoranza ben al di là di quella culturale. E’ la società dei lupi in continua ricerca di carne fresca che David Lazzaretti sfida nel XIX secolo e che Simone Cristicchi indaga oggi con un messaggio di speranza verso un futuro che ancora possiamo scrivere.