Garrincha Loves Bologna: coriandoli, baci e appartenenza ad una città

Non è stato (forse) un caso che il Garrincha Loves 2017 sia stato organizzato non troppo distante da Carnevale. Già perché alla stregua di un Pantalone o di una Colombina, i régaz di Garrincha, dai componenti delle singole band a quelli delle varie crew, sono diventati ormai delle vere e proprie maschere folkloristiche di Bologna e dintorni.

di Mattia Nesto  –  Lo si è compreso ancora meglio sabato 19 febbraio al TPO, il giorno per l’appunto del nuovo Garrincha Loves Bologna. Una manifestazione che nel corso degli anni ha riscosso sempre un maggior successo, andandosi un pochino via via a modificarsi: inizialmente una festa piccina piccò, con gli amici di una vita/ di un’adolescenza, poi un tour a scoprire le piazze più calde e più giuste d’Italia ed ora una sorta di festa concentrata, come una buona passata di pomodoro, nella città che più di tutti “è” Garrincha. Se è vero come è vero infatti che, specialmente da un po’ di tempo a questa parte, il roster di Garrincha Dischi non è solamente autoctono, diciamo così, è innegabile come lo spirito, l’ideologia e le derive culturali siano da situarsi tra via Ugo Bassi e Porta Mascarella. Detto questo, sgombriamo la mente dai pregiudizi: la serata è stata un vero successo, una solenne feste con un sacco di invitati che hanno riempito e compresso a dovere il TPO, sia dentro che fuori. E non ci si è stupiti troppo di questo: infatti i nomi sulla scaletta erano nomi di primissimo grido, segno dell’evoluzione costante dell’etichetta.

Verano

Ad aprire le danze ci ha pensato Edo con i suoi I Bacanieri: un rock sghembo, un divertissment brit-pop godibilissimo, in cui Edo è stato in grado di affabulare con le sue storie strambe e vagamente surreali. Poi ecco la grande sorpresa: per l’edizione di quest’anno i palchi erano due! Infatti oltre al solito “palco centrale” è stato allestito anche un secondo palco, proprio davanti l’ingresso, per accogliere i live più insoliti.
Ed ecco che Anna Viganò
aka Verano non poteva che essere la scelta migliore: dopo l’album di esordio, “Nevada”, Anna pare oggi essere in rampa di lancio per sfornare qualcosa di grande. Infatti anche se accompagnata solo dalla sua chitarra, Verano ha saputo incantare il pubblico del TPO, con una cover-bomba del compianto Freak Antoni, “Però quasi” (“una delle più belle canzoni d’amore mai scritte”) ed anche con un paio di inediti del prossimo lavoro. Ma, in un lampo, cambio di palco e dalle atmosfere rarefatte ed auliche di Verano ecco la furia, la grinta e la pacca de Io e la Tigre. Le Io e la Tigre sono un gruppo interessante, che trasmette non soltanto una grande energia sul palco ma che lascia sempre l’impressione che le due ragazze si divertano proprio tanto a suonare davanti al loro pubblico di “tigrotti”.

blank
Io e la Tigre

Nuovo cambio di palco (non un concerto, una partita di tennis!) ed ecco un’altra innovativa trovata di quelli di Garrincha: l’elettronica scuoti-deretano dei Keaton unita al groove caldo di scirocco de I La Rappresentante di Lista. Ne è venuto fuori un binomio riuscitissimo, in cui le canzoni della band siciliana si sono perfettamente sposate alle spire soniche dei bolognesi, suscitando grande ammirazione da parte del pubblico. Ed ecco ora uno dei momenti più attesi, ovvero, sul palco principale, l’esibizione degli Ex-Otago, l’ultimo arrivo, per altro proprio, di tutto rispetto nell’etichetta. Di Marassi ne hanno parlato tutti bene e tutti l’hanno ascoltato almeno una volta su qualche radio nazionale. Nazionale, già. Oggi lo possiamo dire forte: insieme ad altri gruppi od artisti, gli Otaghi rappresentano la musica italiana di questo periodo, riuscendo ad intercettare ed un pochetto anticipare gusti e stilemi del pubblico. E così, una fan-base solidissima più nuovi “adepti”, hanno reso l’esibizione di Maurizio Carucci e compagni una vera festa, con il culmine finale per “Cinghiali Incazzati”.

blank
La rappresentante di lista

Dopo, oltre allo show molto intimo de L’Officina della Camomilla, il momento déjà-vu con i Punkreas sul palco principale (arrivati, dolcemente, con moglie e prole appresso, miracoli del punk-in-famiglia!) e la lucida-follia de I Camillas, ecco i Garrincha All Stars a mettere la ciliegina sulla torta. Una torta ricchissima che poi ha visto anche l’aggiunta di una quintalata di panna nel corso della serata, ormai fattasi notte, con le evoluzioni del dj set. Insomma anche se soltanto la batterista de Io e la Tigre indossava, nello specifico, una maschera, questo carnevale bolognese “ripensato”, nel giorno tra l’altro dei cinquant’anni di Roby Baggio, ci è piaciuto assai piaciuto: coriandoli, bacini e appartenenza per una città.

Gallery a cura di Claudia Gugliuzza