Anche quest’anno la rassegna porta in città grandi documentari per riflettere sulle realtà del mondo che ci circonda: uno sguardo aperto, vero, senza filtri, senza fronzoli. Schietto e duro, ma necessario.
di Erica Di Cillo – Un Cinema Europa gremito ha salutato martedì scorso l’avvio di Mondovisioni | Bo. Giunta alla sua quinta edizione, la rassegna che propone i documentari scelti da Internazionale ha ormai trovato la sua dimora bolognese al 55/A di via Pietralata. Quest’anno ha deciso di raddoppiare: i tradizionali incontri-dibattito che precedono e seguono ogni proiezione si spostano dalla sala cinematografica per prendere posto nella suggestiva cornice del Loft Kinodromo, distante appena qualche passo. Un ambiente intimo e colloquiale, nel quale c’è ancora maggior vicinanza tra pubblico e ospiti, e questo non può che essere nella piena filosofia di Mondovisioni, il cui obiettivo è sensibilizzare attraverso documentari che trattano tematiche urgenti, di cui troppo spesso si sa poco, un poco che può essere davvero lontano dalla verità. Sono appena sei documentari, ma fanno un gran bene, col loro sguardo – a volte crudo, a volte doloroso – su una fetta di mondo che ci insegnano a conoscere meglio. Poterne discutere è una opportunità da non perdere.
Durante la serata, Stefano Campanoni di CineAgenzia, che collabora alla realizzazione di Mondovisioni | Bo, ha presentato il programma delle proiezioni. Tre documentari saranno dedicati al mondo arabo e all’Islam: Among the believers di Mohammen Ali Naqvi e Hermal Trivedi), The girl who saved my life di Hogir Hirori, Tickling giants di Sara Taksler. Future baby di Maria Ariamovsky è un viaggio nel mondo di fecondazione assistita e madri surrogate; Under the gun di Stephanie Soechtig segue il dibattito sulle armi da fuoco negli Stati Uniti; Alcaldessa di Pau Faus racconta il periodo dell’elezione di Ada Colau, attuale sindaco di Barcellona.
Il pubblico presente martedì in sala ha assistito alla proiezione di Among the believers (2015, Usa/Pakistan/India), documentario che esplora un paese, il Pakistan, spaccato tra presente e passato, tra due visioni della religione musulmana impossibili da conciliare perché radicalmente opposte. La Moschea Rossa e il suo leader Abdul Aziz Ghazi sono al centro di un racconto le cui radici partono dal profondo degli anni ’80, nella guerra tra Unione Sovietica e Afghanistan, nutrendosi delle ingerenze internazionali degli Stati Uniti. Prima con l’occidente, poi contro: questo il riassunto breve. Ma breve non è sinonimo di semplice.
Among the believers è un film duro. L’utopia di uno stato islamico in cui la Sharia venga applicata strettamente – in cui non c’è posto per la tolleranza, in cui gli opposti sono nemici giurati – è spiazzante. Il “paese dei puri”, il Pakistan di oggi è in bilico tra quella visione e il sogno di una libertà tanto più dolce perché intrisa del sangue di centinaia e migliaia di vittime innocenti, sacrificate in nome di una jihad che anche i giovanissimi ragazzini ospitati nelle madrase controllate dalla Moschea Rossa si dichiarano pronti a scatenare in nome di Allah. È un paese di spose bambine, di famiglie troppo povere per poter decidere liberamente del futuro dei figli, un paese distrutto dalle speculazioni occidentali, ma è anche un paese forte, il Pakistan, che vuole cambiare e canta a squarciagola il suo inno di liberazione.
L’apertura di Mondovisioni ha visto la collaborazione di Next Generation, rappresentata da Ali Tanveer, ospite insieme a Yassine Lafram, coordinatore della Comunità Islamica di Bologna. Il prossimo appuntamento è per martedì 28 febbraio, alle 19 presso il Loft Kinodromo (via San Rocco, 16) e a seguire al Cinema Europa, alle 21.15. Mondovisioni | Bo è organizzato da Kinodromo e Sfera Cubica, con la collaborazione di CineAgenzia e numerosi partner, con il patrocinio del Quartiere Porto-Saragozza.
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