Vuoto a rendere

Chiara Gamberale ha presentato il suo nuovo libro “Qualcosa” durante l’incontro organizzato dal Circolo del lettori. Insieme a Luciana Littizzetto, è stata l’occasione per parlare di spazi vuoti, solitudine e social network.

di Edoardo D’Amato – Qualche settimana fa è uscito sul New York Times Magazine un articolo firmato Andrew Sullivan, noto giornalista e blogger brittanico. Si intitola “I used to be a human being” (in italiano “Per tornare umani) ed è un vero e proprio atto di coraggio: accettare e raccontare le proprie debolezze e i percorsi fatti per superarle attraverso un’analisi lucida sulla società contemporanea non è cosa da poco. Il testo in questione (lo si può trovare direttamente qui oppure nella versione tradotta su Internazionale) ha al suo interno molti punti in comune con l’ultimo libro di Chiara Gamberale: “Qualcosa” (Longanesi) è una storia apparentemente leggera, ma che sa affondare le proprie radici sulle complesse tematiche dell’oggi, dell’attualità e i molteplici sentimenti che la affollano. Il romanzo vede come protagonista la principessa Qualcosa di Troppo, che vive in un regno popolato da Cavalier Niente, Qualcosa di Importante, Una di Noi e Ragazzini Abbastanza.

Il tessuto narrativo si mette a completa disposizione della riflessione sulla società e su cosa siamo noi: attraverso uno stile calviniano (un universo che è rappresentato attraverso le illustrazioni di Tuono Pettinato), Gamberale affronta il tema del vuoto, inteso come qualcosa da preservare e con cui fare pace per riempire la vita. Viene fuori l’importanza di stare da soli, non c’è bisogno sempre di qualcuno o qualcosa per raggiungere un equilibrio con se stessi. Gli spazi vuoti fanno parte dell’esistenza, ne sono parte integrante: la stessa autrice ribadisce la loro importanza anche come modus operandi nel processo di idee e scrittura (“Qualcosa” è stato concepito a Milos, bellissima isola greca delle Cicladi).

Art x Smart by Kim Dong-kyu

“Se non fai pace con lo spazio vuoto dentro di te, niente potrà mai davvero riempirti” cit. Cavalier Niente

La solitudine non è un male, anzi: Qualcosa di Troppo lo capirà con il tempo, attraverso un percorso catartico iniziato con la morte della madre (evento in virtù del quale al posto del cuore le è rimasto solo un buco) e culminato con la conoscenza di Cavalier Niente, che vive da solo in cima ad una collina e passa il suo tempo a “non fare qualcosa di importante”. Grazie a lui, la principessa comprende il valore del non fare, del silenzio, dell’immaginazione e della noia. Non fare inteso non come nullafacenza ma come riflessione, circo di idee che può anche partire semplicemente fissando il soffitto.

Ed è quello che Gamberale auspica per la sua società, sempre iperconnessa, che cerca di riempire ad ogni costo quello spazio vuoto attraverso app e social network. “Qualcosa” affronta questa tematica attraverso Smorfialibro, cioè Facebook: affollare i vuoti tramite gli smartphone è una finzione, un vero e proprio tranello. Il comico Louis C.K., durante un suo intervento nel programma televisivo di Conan O’Brian, ha dichiarato questo: “Bisogna sviluppare la capacità di essere semplicemente se stessi e non essere impegnati a fare qualcosa. E’ questo che i telefoni ci stanno portando via. Nella nostra vita c’è il vuoto, la consapevolezza della solitudine. Ed è per questo che scriviamo messaggi mentre guidiamo, perchè non vogliamo essere soli neanche per un secondo“.  Questo cercare continuamente di attutire la solitudine attraverso i like di facebook o gli scambi di Snapchat  ci ha “semplicemente reso meno consapevoli della nostra infelicità“, come scrive Sullivan.

Chiara Gamberale lungo il Po

 “Ero caduta nel vortice del controllare ossessivamente cosa la gente scrivesse di me sul web. Sentivo che c’era un pericolo e mi sono curata con Proust”

Come in “Per dieci minuti”, anche nel suo ultimo romanzo Chiara Gamberale riesce ad entrare in totale empatia con il lettore e pragmaticamente a dare anche dei consigli su come affrontare la complessità delle cose. Con un tono sognante ma allo stesso tempo surreale grazie alla presenza delle illustrazioni di Tuono Pettinato, l’autrice romana riflette su ciò che ci circonda per provare a capire davvero che cosa siamo e cosa vogliamo.