Il romanzo cubano del 1966, dopo le lodi e le critiche dei contemporanei, oggi esce in una nuova edizione SUR e Luca Scarlini lo racconta al Circolo dei lettori.
di Giorgia Bollati – Basta dare uno sguardo alla sala grande per comprendere la portata rivoluzionaria del discorso: poche sedie per pubblico ridotto, quello più visionario, e un’aria pregna di trepidante e curiosa attesa. Mercoledì 8 febbraio, al Circolo dei lettori, Luca Scarlini ha tenuto da solo un palco che è stato piattaforma di lancio in un universo parallelo e colorato fatto di cibo e ricchi banchetti, musica e cantanti liriche, ma soprattutto sesso, in tutte le sue forme. Il Ciano come manifesto, quello della copertina di Paradiso nella nuova edizione SUR, in sintonia con il maglione del critico: un colore che trasmette l’energia della vita, un colore pieno, spumeggiante quanto ironico, come ogni parola delle 800 pagine del libro.
Pubblicato per la prima volta nel 1966 a Cuba, dopo un lavoro di 17 anni testimoniato dalle puntate uscite sulla rivista Orígenes a partire dal 1949, Paradiso costituisce uno dei più importanti romanzi spagnoli e ispanoamericani, apprezzato da critici autorevoli, ma disprezzato e censurato da tante menti in linea con l’ideologia del governo. Cortázar lo definì una “cerimonia“, un riallacciarsi alla visione primordiale della dottrina eleatica, amalgama di poesia e filosofia, un’opera da consultare, perché una semplice lettura ne risulterebbe riduttiva; “una coraggiosa avventura letteraria” è la definizione data all’opera di Lezama Lima da Mario Vargas Llosa, che sottolineò la sua portata rivoluzionaria e sovversiva, non apprezzata dell’ideologia imperante che a lungo la censurò, e, d’altra parte, fortemente criticata da alcuni intellettuali contemporanei che la giudicarono ermetica, morbosa e pornografica.
«La scrittura dell’autore cubano è intessuta da una forte componente musicale che trasforma il romanzo in un gioco linguistico fatto di effetti pirotecnici e accenti ritmici»
Numerosissime sono, infatti, le scene di sesso, omosessuale e, più raramente, eterosessuale, e vaste le narrazioni legate alla Cuba dei transessuali, e, con modalità seppur meno esplicite, sicuramente più suggestive, Lezama Lima riesce a incarnare nelle sue parole l’erotismo delle voci dei soprani leggeri, prima fra tutte Maria Barrientos che con i suoi acuti mostrò la follia, inscenò il turbamento e le ombre della psiche dei personaggi di Lakmé, di Rigoletto, del Barbiere di Siviglia. La scrittura dell’autore cubano è intessuta da una forte componente musicale che trasforma il romanzo in un gioco linguistico fatto di effetti pirotecnici e accenti ritmici che rendono la sintassi fortemente concentrata sulla consistenza dei suoni più che sulla facilità di comprensione, riuscendo, in questo modo, a graduare le pennellate per dipingere un universo in tutti i suoi colori psichedelici.
Un romanzo come juke box, come inventario di un mondo materiale e anche come memoria storica che cita con delicatezza tutti i più piccoli avvenimenti del 900: Lezama Lima, dall’isolamento del suo salotto da cui quasi mai uscì, riuscì a creare uno dei romanzi più significativi del nostro tempo.
Luca Scarlini percorre rapidamente il 900, dischiudendo una infima parte delle sue vastissime conoscenze, per riscattare le figure ghettizzate dei poeti, animi intollerabili per il mondo, portatori di parole complicate, desuete e possibilmente rivoluzionare, considerati inaccettabili da ogni politica per quanto, spesso, siano le personalità meno politiche. Un’ora intensa e di totale sospensione, tra letture di pagine scelte di Paradiso (ovviamente mantenendo la suspense delle scene di maggiore tensione), acuti di Maria Barrientos e suggestive contestualizzazioni fatte dal critico Luca Scarlini, con una punta di timidezza compensata da una profonda conoscenza e notevole ricchezza intellettuale.
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