Il 27 gennaio EATaly Lingotto accoglie in una conferenza-evento i più grandi chef d’Italia e le figure di spicco dell’imprenditoria e del panorama piemontese per celebrare il primo decennio di una grande avventura.
di Giorgia Bollati – Mentre la coda si allungava fuori dalle porte a vetri dell’ingresso di EATaly Lingotto, qualcosa di magico accadeva al primo piano: giovedì 27 gennaio, nella Sala dei duecento, fotografi, giornalisti, politici, intellettuali e, soprattutto, cuochi si sono riuniti per brindare al decimo compleanno del mondo costruito da Oscar Farinetti. Solo pochi sgabelli di fronte a centinaia di sedie: per circa due ore, l’imprenditore piemontese ha chiamato e intervistato, di fronte agli obiettivi, a uno a uno, coloro che lo hanno supportato, appoggiato, consigliato fino a oggi, e coloro con i quali si troverà a dover collaborare prossimamente.
37 negozi nel mondo, 157 ristoranti, 25 milioni di visitatori ogni anno, 8846 prodotti italiani esportati per la prima volta
Con un inizio a effetto, hanno sfilato davanti al pubblico tutti gli chef stellati che hanno cucinato per il gran numero di ospiti di quella particolare sera: Massimo Bottura, Moreno Cedroni, Philippe Léveillé, Claudio Sadler, Davide Scabin e Luca Montersino sono solo alcuni dei grandi nomi presenti, insieme al cuoco e amico di vecchia data di Oscar Aimo Moroni. Partendo dal geograficamente più vicino, Farinetti, con la sua affabilità e il suo calore, ha avvicinato il microfono a Davide Scabin, collaboratore di lunga data che, elogiando il suo operato, ha dichiarato: “Oscar ha fatto per l’immagine dell’Italia nel mondo più di quanto sia mai stato fatto”. Ci ha pensato Massimo Bottura, a gran richiesta dei colleghi, a illustrare il punto di vista dei cuochi che, in base alla sua esperienza, non possono che sentirsi a casa in ogni cucina EATaly.
Poi, ringraziando l’amico, ha dichiarato quello che secondo lui è segreto del suo successo, l’umiltà: nella fattispecie ha raccontato di quando, la sera prima dell’apertura di EATaly New York, tutta la famiglia Farinetti si occupò personalmente, con cura e dedizione, di sistemare i prodotti sugli scaffali. Tanti sono coloro che lo amano, tanti quanti i suoi collaboratori e tanti quanti i 120 ragazzi (su 180) che sono con lui sin dal 2007, che hanno visto l’impresa crescere velocemente, arrivando ad aprire 37 negozi nel mondo e 157 ristoranti, accogliendo 25 milioni di visitatori ogni anno e esportando per la prima volta 8846 prodotti italiani.
Questi i numeri a oggi, ma ancora molti sono gli obiettivi dell’imprenditore che porterà il brand a Los Angeles, Las Vegas, Stoccolma, Londra, Parigi, Mosca, Toronto e Verona; ancora più ambiziosi, poi, i piani per Bologna, dove aprirà FICO Eatalyworld, un parco a tema di 80000 mq con botteghe e ristoranti che utilizzeranno alimenti prodotti in loco da aziende la cui produzione sarà interamente collocata all’interno della struttura, per educare al buon cibo, prima di tutti, il popolo italiano, attraverso la dimostrazione dell’intera filiera agroalimentare.
Tra gli ospiti, hanno preso la parola durante la conferenza anche Sergio Chiamparino, che con le sue battute in piemontese ha raccontato con (auto)ironia l’avventura che ha vissuto con Farinetti dal 2007, Piero Fassino, che ha lungamente elogiato il ruolo di EATaly nella riqualificazione del torinese, e poi ancora, tra gli altri, gli assessori della nuova giunta comunale Alberto Sacco e Antonella Parigi, e i rappresentanti dei tre liquidi fondamentali: Luca Gargano per il vino, Franco Boeri per l’olio e Teo Musso per la birra. Infine, per un intervento intellettuale, si sono seduti sugli sgabelli i rettori delle scuole, secondo Oscar, più fighe al mondo: Piercarlo Grimaldi, rettore dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, e Alessandro Baricco, fondatore della Scuola Holden, due ispiratori del concetto alla base della creazione di Farinetti, il primo per l’amore verso il cibo, elemento che più attiene al sacro, e il secondo per la visione di EATaly come modello di autostima, come spinta a sfidare la paura di perdere.
Ha chiuso l’incontro la persona che più di tutti ha sostenuto Oscar: la moglie Graziella, che, tra i concitati applausi, ha attraversato l’intera sala sotto lo sguardo amorevole del marito (per la serie: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna). Dopo un calice di Ferrari brut, stesso brindisi dell’apertura del 27 gennaio 2007, a tutti gli ospiti della conferenza stampa è stato offerto un aperitivo con un Barolo invecchiato 10 anni e un Parmigiano stagionato 120 mesi, tutto sulla musica della scatenata Bandakadabra.
Grandi festeggiamenti per i 10 compleanni già trascorsi, ma ancora di più per tutti quelli che verranno, che vedranno la realizzazione dei progetti e dei sogni di Oscar Farinetti che dichiara: “Sono smemorato, l’unica cosa che ricordo è il futuro”.