Prendi i soldi e scappa: “Le solite sospette” di John Niven

L’ultimo romanzo dello scrittore scozzese John Niven è uscito presso Einaudi nell’agosto 2016. Dissacrante e divertente come i precedenti, “Le solite sospette” (titolo originale “The sunshine cruise company”) racconta la fuga dalla legge di quattro vecchiette che hanno compiuto una rapina in banca.

di Gaël Jeevan Pernettaz  –  Dopo “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di Jonasson, ecco un nuovo best seller contemporaneo con anziani come protagonisti. Hanno infatti fra i sessanta e gli ottanta anni Ethel, Susan, Jill e Julie, le protagoniste de “Le solite sospette”.

Quattro donne molto diverse, ma con il desiderio comune di cambiare la propria esistenza e che per farlo decidono di rapinare una banca e poi fuggire in Sudamerica per farsi una nuova vita. Questa in breve la trama del libro, un romanzo comico in cui si raccontano le picaresche avventure di questa pittoresca compagnia attraverso la Costa Azzurra in fuga dalle autorità inglesi, impersonate dalla figura del sergente Hugh Boscombe, un poliziotto incapace e maldestro che ricorderebbe l’ispettore Clouseau dei film della Pantera Rosa, o l’ispettore Zenigata della serie animata di Lupin III se non fosse che questi ultimi suscitano simpatia nello spettatore, mentre Boscombe è presentato in modo da provocare solo derisione.

Una trama assurda quindi è la base di questo romanzo che fa del riso il suo punto forte. Come negli altri romanzi di Niven (in Italia sono stati tradotti degli altri sei suoi scritti solo due: “A volte ritorno” e “Maschio bianco etero”) la comicità è infatti l’elemento centrale, e viene raggiunta attraverso i consueti meccanismi dell’abbassamento e del rovesciamento parodico di situazioni, modelli e luoghi comuni della vita quotidiana, uniti a un linguaggio popolare e spesso scurrile. Dopo Dio e Gesù (rappresentato quest’ultimo come un hippie pigro e svogliato) in “A volte ritorno”, non si salvano dalla dissacrazione neanche le nonnine. Queste dalle creature fragili e tranquille, senza vizi che ci immaginiamo vengono trasformate quasi in ventenni ribelli, che si ubriacano e cantano canzoni sconce. La comicità delle opere di Niven infatti non sta solamente nella classica “comicità di situazione” legata al racconto di eventi assurdi e divertenti, come sono appunto le trame dei romanzi dello scrittore scozzese, ma anche in una comicità di carattere, legata all’immagine dei personaggi, tutti precisamente connotati e provvisti di qualche caratteristica comico-parodistica su cui fare leva di tanto in tanto.

«Il romanzo si compone di tanti e corti capitoli: giustapposti e tutti utili alla trama, danno al lettore l’idea di trovarsi proprio di fronte a un film, in cui le immagini passano veloci davanti agli occhi e dove bisogna stare attenti a non perdersi alcun particolare»

Il debito che questo romanzo paga al cinema e alla televisione è evidente quindi per trama e caratterizzazione dei personaggi (tanto che ipotizzare una futura trasposizione cinematografica della storia è abbastanza prevedibile), ma anche la struttura del romanzo segue meccanismi che rimandano a quelli delle arti audiovisive, che Niven conosce poiché oltre a essere scrittore è anche sceneggiatore. Di maggiore evidenza in questo libro è l’utilizzo di una sorta di montaggio delle scene di cui è formato. Il romanzo, infatti, si compone di tanti e corti capitoli, ognuno dei quali contiene una sola scena, quasi un flash a sé stante, con personaggi e ambientazioni diversi da quelli del capitolo precedente. Questi capitoli, giustapposti e tutti utili alla trama (non ci sono tempi morti nella scrittura di Niven, niente monologhi lirici, riflessioni o simili) danno al lettore l’idea di trovarsi proprio di fronte a un film, in cui le immagini passano veloci davanti agli occhi e dove bisogna stare attenti a non perdersi alcun particolare.

Le solite sospette è in sostanza quindi un libro divertente, faceto, senza gravità. Un romanzo non impegnativo, senza troppe pretese, forse, ma non per questo senza virtù. In un orizzonte culturale come quello italiano in cui tutti gli scritti per aspirare al valore letterario devono avere un nonsoché di aulico e di profondo, Niven con “Le solite sospette” ha il compito di ricordare a noi tutti che si può fare un buon libro anche solo attraverso un’intelligente comicità.