[REPORT] Omar Pedrini: una festa interrotta a metà

Omar Pedrini è in tour con il repertorio di tre decadi dai Timoria ad oggi, ma nella tappa all’Hiroshima Mon Amour lascia il pubblico attonito dopo aver abbandonato velocemente il palco.

di Nicola Bovio – Nasceva nel 1986 un gruppo dal nome Precious Time, poi rinominato Timoria. Nel giro di quattro anni riescono a pubblicare il primo disco ed iniziano una carriera di più di dieci anni che li porta ad essere apprezzati da numerosi ed affezionatissimi fan. Dopo lo scioglimento della band, Omar Pedrini continua ad esibirsi come solista e dopo 30 anni di palco porta in tournée brani tratti da tutti i periodi della sua lunga carriera. Quegli stessi fan erano presenti ieri sera all’Hiroshima Mon Amour, non un pubblico folto ma comunque caldissimo e fedele all’artista bresciano. Il repertorio incastra brani recenti di Pedrini solista, come “Lavoro Inutile” e “Che ci vado a fare a Londra?”, con classiconi dei Timoria, “Via Padana Superiore”, “Senza Vento” e “Piove” ma anche del rock tout court. A spezzare la scaletta infatti ha proposto delle pietre miliari come “Shine On You, Crazy Diamond”, “Hey Hey, My My” e “My Generation” con la partecipazione del leader degli Statuto, Oscar Giammarinaro.

Secondo special guest della serata Dario Lambarelli, cantante di un altro fondamentale gruppo ska torinese, i Rimozionekoatta, che ricambia la collaborazione di Pedrini alla loro cover di “Senza Vento”. Sul palco Pedrini è accompagnato da una band di quattro elementi che gli fornisce un supporto davvero eccellente, con momenti di doppi assoli di chitarra che strizzano entrambi gli occhi ai Lynyrd Skynyrd. La data torinese del tour è insomma una festa, un’occasione per divertirsi in maniera leggera cantando vecchie canzoni che sono rimaste dentro il cuore di chi le ha ascoltate. Proprio il cuore è il principale indiziato per quello che è sembrato un gesto assurdo e completamente immotivato come l’abbandono della scena da parte di Pedrini e la sua band. Il fatto che l’uscita dal palco sia avvenuta subito dopo che dal pubblico si sono levati cori sui Timoria però ha lasciato ad alcuni il dubbio sul motivo di questa incomprensibile scelta.

Del resto scelte incomprensibili erano state fatte anche prima. Una menzione particolare infatti la merita colui che sta dietro l’esibizione di Omar Pedrini, e non intendo in senso figurato. Un ragazzo dotato di basette è stato piazzato dietro di lui addetto ad accordare le chitarre e ad inclinare bottigliette d’acqua per abbeverare il cantante, compito tanto cruciale da prendere il posto consueto di uno strumento sicuramente meno importante come la batteria. Mai nella mia vita avevo assistito ad un’esibizione con il roadie sempre sul palco, proprio dietro al cantante per assisterlo nell’idratazione e l’accordatura di due (!) chitarre. Perché?

Altra scelta a mio avviso senza senso è stata quella di inserire delle cover nel repertorio di un tour che celebra la propria carriera. Brani propri da proporre ce ne sono e di sicuro avrebbero fatto più contenti i calorosi appassionati che erano sotto il palco, rispetto a dei classici di tutto rispetto ma che, anche se divertono, si addicono più ad una serata live di un pub di provincia.

Tralasciando le mie elucubrazioni, il live è piacevole e si diverte chi è tra il pubblico tanto quanto chi è sul palco ma poi arriva la brusca fine della festa. Come all’arrivo della polizia nei college movie americani, l’ex leader dei Timoria lascia in fretta la chitarra e scompare dalla luce dei riflettori. Qualche attimo per capire se è la solita pausa prima del set finale, poi musica che parte, luci che si accendono e ragazzo che sale a staccare i cavi. Il concerto è finito, nessuno capisce perché. Il pubblico ancora carico si deve rassegnare a tornare a casa rimanendo con il dubbio insieme alla voglia di ascoltare altre canzoni.

Il giorno dopo sulla sua pagina ufficiale appare una vecchia foto di Omar Pedrini con la cicatrice ben in vista, segno che i motivi di salute sono purtroppo il colpevole di questo piccolo giallo torinese. Col cuore non si scherza per cui facciamo un in bocca al lupo a Omar Pedrini vista la sua voglia di suonare sopra ancora molti palchi.

Gallery a cura di Franco Rodi e Corrado Iorfida