Giovanni Mastrangelo presenta al Circolo dei Lettori il suo ultimo romanzo edito da La nave di Teseo, tra controcultura militante e spirito new age.
di Miriam Corona – In un dialogo con il vicecaporedattore de La Stampa Pietro Negri, Mastrangelo racconta un libro a più voci nel quale si dipanano le esperienze di vari personaggi all’interno di una comunità culturale con a capo il santone Gordon, un guru spirituale il cui scopo è guidare i suoi seguaci verso una piena consapevolezza di se stessi.
La Viners’ Brotherhood, così si chiama la setta new-age che racchiude le personalità multiformi degli adepti, diventa presto una scuola filosofica con una rapida ascesa fino ad essere riconosciuta come Chiesa con tanto di quotazioni in borsa (le organizzazioni religiose non pagano tasse in America), senza però che venga corrotta l’ideologia fondamentale. Negri avanza uno dei temi sostanziali del libro e tipico degli anni ’80, ovvero il “rehab” e di come uno degli scopi principali di Gordon sia quello di liberarsi dalle dipendenze, di qualunque natura esse siano, tramite ricerche basate sulla filosofia di Gurdjieff e sul concetto di “conosci te stesso”; i personaggi, che raccontano in prima persona a turno le proprie esperienze, praticano vari esercizi, come la privazione del sonno per 80 ore, che secondo Gurdjeff infatti aiuta a raggiungere la piena consapevolezza della realtà, cosa non possibile in uno stato di assopimento.
Gordon è l’enigma senza morale della storia, il guru dagli occhi magnetici, colui che spinge alla ricerca di se stessi alcune volte in modi crudeli, altre con spirito quasi paterno e amorevole, le cui intenzioni vengono spesse messe in discussione: quanta filosofia ci può essere in una multinazionale new age che lucra grazie alla propria esistenza? Eppure non cessa mai di essere il punto di riferimento della comunità, un ribelle che si “adatta”.
«Ispiratosi allo stile dello scrittore cileno Roberto Bolaño, Mastrangelo definisce “Il sistema di Gordon” una storia che si spande nello spazio piuttosto che nel tempo, rendendolo quindi “cubista”… »
Tra un esperimento e l’altro, cresce la trepidazione per l’arrivo nella comunità di Bob Dylan, emblema della continua ricerca in cui si cimentano i personaggi e nella realtà dell’epoca. Mastrangelo, autore di documentari e fotoreporter oltre che scrittore, ci propone a questo punto il trailer di un documentario girato insieme a Monica Stambrini, “Who’s ever met Bob”, definito “un documentario su Bob Dylan senza Bob Dylan” per spiegarci meglio attraverso le esperienze di chi lo ha conosciuto (anche solo per poche ore) questa figura chiave per lo scrittore e per il libro; Bernardo Bertolucci (con il quale Mastrangelo ha collaborato per la scrittura del film “Piccolo Buddha”) racconta di quando lo incontrò nella sala dell’hotel in cui alloggiava per discutere della realizzazione di un video musicale, seduto nell’unica poltrona rivolta verso il muro, e di ricordarlo come la persona più pallida mai vista (però ci tiene a ribadire: “pale, but beautiful”); David Gilmour, membro dei Pink Floyd, ricorda di quella volta in cui a Dylan si ruppe l’armonica e di come tutti i presenti quasi si accapigliarono per offrirgli la propria; Joe Boyd, il produttore discografico che scoprì i Pink Floyd, rievoca quella volta in cui si accovacciò insieme a due ragazze sconosciute in una pila di cappotti e lo ascoltò cantare A hard rain’s a-gonna fall.
Tutte le vicende hanno in comune la profonda emozione (che sfiora la soggezione) dell’incontro con il cantautore, stessa reazione che hanno i personaggi del romanzo, che grazie alla presenza di Dylan nella comunità capiscono di stare facendo il percorso giusto. A questo punto Mastrangelo ci legge alcuni passi del libro, che grazie a un ritmo sostenuto ma non precipitoso coinvolge il lettore nella storia, alternando riflessioni introspettive sull’esistenza a episodi più leggeri e divertenti come il punto di vista vagamente ottuso di Rita, pornostar di provincia, nei confronti degli altri membri della comunità.
Ispiratosi allo stile dello scrittore cileno Roberto Bolaño e in particolare al suo romanzo I detective selvaggi, Mastrangelo definisce “Il sistema di Gordon” una storia che si spande nello spazio piuttosto che nel tempo, rendendolo quindi “cubista” per i numerosi punti di vista che si contraddicono all’interno del racconto. Esso è contenuto in un progetto letterario di quattro libri in cui ritroveremo Antonio, uno dei membri della Brotherhood (nato a Lodi, come Mastrangelo) e che sarà il nostro “escamotage” per introdurci in nuove storie e nuovi personaggi.
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