Al Teatro Gobetti, l’11 e il 12 gennaio, Roberta Lanave e Camilla Sandri si vestono delle paranoie di Amelia Rosselli con il sostegno del Caffè Basaglia, locale e progetto dedicato a chi è affetto da disturbi psichici.
di Giorgia Bollati – Variazioni vertiginose, fatte di piroette, cambi d’abito e fiumi di parole, tutte firmate Amelia Rosselli. Con un testo liberamente tratto da Storia di una malattia e da La libellula (Panegirico della libertà), Camilla Sandri e Roberta Lanave dirigono e interpretano un trittico di tre variazioni che attraversano la malattia della poetessa sviscerando il turbinio delle paranoie alla ricerca di un linguaggio autentico con cui esprimere l’arte, fino al definitivo Prove di volo, coda liberatoria che rappresenta la tragica caduta della donna.
La nevrosi è percepibile già nella prima parte, nella quale l’aria della sala Pasolini del Teatro Gobetti si fa tagliente e pesante: le due anime della Rosselli incarnate dalle due attrici si girano l’una intorno all’altra in uno scambio di tazzine e sigarette, in un sovrapporsi di battute che sono vicendevoli rettifiche e appunti rispetto alla storia della malattia. Due parlate “parallele”, una concitata e isterica, l’altra pacata, fredda, quasi medica. Queste sono le due dimensioni di Amelia che si amplificano la seconda variazione, costruita sul poemetto che si pone come un grande “non lo so”, un’istanza di ricerca della giusta via di espressione: le due attrici si denudano sul palco come nuda è l’anima della poetessa, e inscenano una gli slanci più lirici dei versi, l’altra le manie paranoidi di cui le parole recitate sono pregne.
Giochi con l’acqua, con fiori neri e candele portano sul palco gli spettri e le stelle che popolano le notti poetiche di Amelia Rosselli, tutto sulle note di canzoni francesi cantate dalle stesse autrici – attrici e di musiche elettroniche stridule che rappresentano l’altra grande ossessione della donna: la musica e la musicalità.
Spettacolo spaccato in due interpretazioni estreme, una placida e contenuta, l’altra espressionistica e quasi urlata, Variazioni sulla libellula porta alla scoperta del linguaggio più autentico con l’interruzione del meccanismo percettivo data dal vuoto di memoria della Sandri-Rosselli che precipita in un vortice di “non lo so” per trovare comunione con il suo contrappunto Lanave-Rosselli. Sul palco della sala dagli archi bianchi del Teatro Gobetti, l’11 e il 12 gennaio, si dischiude davanti agli occhi degli spettatori un universo fatto di ronzii e ali che sbattono come quelle di una libellula imprigionata in un barattolo; un mondo svelato a poco a poco dalle due artiste che con delicatezza tutta femminile riescono a liberare il grido soffocato di una donna dalle molte identità stigmatizzata di schizofrenia.