Pioggia di premi per il musical La La Land. Meryl Streep attacca (con la consueta eleganza) la politica di Trump. Tra le serie spicca il caso “O.J. Simpson”.
di Pier Allegri – Si è conclusa nella serata di domenica la 74esima edizione dei Golden Globe Awards, condotta dal comico Jimmy Fallon, in un perfetto equilibrio di sorprese (a metà tra l’irrazionale e il piacevole) e vittorie scontate (non siamo mai soddisfatti).
L’evento ha avuto come trionfatore assoluto il film di Damien Chazelle (“Whiplash”) “La La Land”, musical corale sulla magia di Hollywood con sette vittorie su sette nomination: Miglior film (commedia), miglior regia e sceneggiatura a Chazelle, miglior attrice Emma Stone (già Coppa Volpi all’ultimo Festival di Venezia) e miglior attore Ryan Gosling (a sorpresa, ma nemmeno così tanto), più miglior colonna sonora e canzone (povero Manuel-Miranda, era il suo anno..). Nella categoria drammatica qualcosa per tutti: “Moonlight” di Berry Jenkins, film che esplora le tra fasi di vita di un afro-americano omosessuale in una Miami di crimine e violenza, vince come miglior film drammatico.
Migliori attori rispettivamente Casey Affleck (il più papabile vincitore come miglior attore ai prossimi oscar) per “Manchester by the sea” e una Isabelle Huppert in auge con “Elle” di Paul Verhoeven (incrociamo le dita), vincitore anche nella categoria miglior film straniero (mah..). Il bellissimo “Zootropolis” vince il premio come miglior film d’animazione in una competizione di tutto rispetto tra “Kubo” della Laika e “Moana” della Disney.
Per quanto riguarda gli attori non protagonisti, una strana sorpresa e una bella soddisfazione: Aaron Taylor-Johnson vince miglior attore non protagonista per “Animali Notturni” di Tom Ford, nonostante una candidatura che sapeva di capriccio, (tutti puntavano su Mahershale Ali in “Moonlight” o perfino Jeff Bridges in “Hell or High Water”), mentre Viola Davis si piazza come prima scelta nella categoria miglior attrice non protagonista (l’oscar è praticamente assicurato) per la sua performance in “Fences – Barriere” di e con Denzel Washington, tratto da una piece premio Pulitzer di August Wilson, che ha già fatto guadagnare ai due protagonisti, nella versione per Broadway, un Tony ciascuno.
Ai premi per la televisione, trionfano a sorpresa il biopic inglese“The Crown” (ok…) e la serie comedy ideata e interpretata da Donald Glover (“Community”) “Atlanta”, che vince anche la miglior performance maschile in una comedy (sempre Glover). La bella serie comedy “Black-ish” ottiene il premio per la miglior performance femminile a Tracee Ellis Ross mentre Claire Foy vince per il suo ritratto della giovane regina Elisabetta II miglior attrice drammatica seguita da Billy Bob Thorton in “Goliath”, avvocato in rovina in un legal drama alla David Mamet.
“The People vs O.J. Simpson” fresco del suo trionfo agli ultimi Emmy, vince miglior serie limitata e miglior attrice protagonista per Sarah Paulson (finalmente!) mentre “The Night Manager” di Susanne Bier, spy story tratta da un lavoro di John LeCarré si spartisce quello che rimane: miglior attore per una miniserie a Tom Hiddleston (curioso, ma ci può stare), miglior attore e attrice non protagonista rispettivamente a due mostri sacri: il “Dottor House” Hugh Laurie e Olivia Colman di “The Lobster”.