Camilo Sanchez e la vedova di Van Gogh

Come tanti altri artisti, il pittore olandese ha conosciuto un successo postumo. Il primo romanzo del poeta Camilo Sanchez racconta l’affascinante figura che più di tutti contribuì a fare uscire  Vincent Van Gogh dall’anonimato. 

di Gaël Pernettaz   –  A settembre 2016 è uscito presso Marcos y Marcos il primo romanzo di Camilo Sanchez, giornalista e poeta argentino, in cui è narrata la storia di Johanna e di come, dopo la morte del cognato Vincent Van Gogh, sia riuscita a far conoscere al mondo il di lui genio, salvando le sue tele e le lettere dall’oblio e organizzandone le prime mostre.

Che Van Gogh sia un genio, uno dei pittori più talentuosi e degli animi più sensibili della storia è risaputo, ma non sempre si è pensato così. Durante la sua vita era riuscito infatti a vendere due soli quadri, e il suo successo allora non era affatto pronosticabile. Chi c’è dietro al successo del pittore olandese? Chi ha riunito la multiforme eredità di lettere e tele che Van Gogh intendeva lasciare all’umanità? Chi ha lottato per fare uscire queste opere da un prevedibile anonimato? La risposta è, ovviamente, una donna: Johanna, la moglie di Théo Van Gogh, fratello di Vincent. Una figura femminile straordinaria per l’Europa di fine Ottocento, epoca in cui le donne erano ancora relegate a un ruolo marginale nella società. Studentessa di lettere in Inghilterra prima, divenuta poi vedova (il marito Théo morì pochi mesi dopo il fratello pittore) con caparbietà e impegno riuscì a iniziare un’attività commerciale e farla fiorire, ma soprattutto si prodigò affinché si conoscessero le opere pittoriche di Van Gogh, sia per onorare la memoria del marito defunto, molto legato al fratello, sia perché affascinata dalla potenza emozionale dei quadri e delle lettere del cognato.

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Una figura di tale fascino non poteva non colpire la fantasia e la sensibilità del poeta Camilo Sanchez, che ha deciso di dedicarle un romanzo, il suo primo. In uno stile secco e intenso, fatto di periodi brevi e incisivi, (prerogativa della letteratura di lingua spagnola), l’autore coniuga uno svolgimento prosastico con intensi momenti poetici. Egli riesce a raggiungere questo effetto accompagnando la narrazione per tutto il corso del volume con inserti lirici quali stralci di lettere di Van Gogh al fratello o passi tratti dall’immaginario diario di Johanna, che, spinta dalla sua estrema sensibilità, annota i sentimenti tumultuosi che la sconvolgono assieme ai più minimi particolari della sua quotidianità. “La vedova Van Gogh” è infatti anche un romanzo che si basa sulle piccolezze. Come un quadro del pittore olandese, il libro trae la sua forza dalle singole pennellate di parole e dal loro sapiente accostamento, trasponendo così nella pagina gli evocativi stacchi cromatici dei suoi quadri. Un romanzo come solo un poeta avrebbe potuto scriverlo.

In quanto poeta Sanchez ha imparato anche un’altra cosa, di capitale importanza: che a toccarli di sfuggita, le immagini e i sentimenti acquistano più forza che non parlandone direttamente. Egli non dimentica questa lezione passando alla prosa: il personaggio di Van Gogh infatti non è mai presente, ma viene fatto vivere solamente tramite ricordi, scritti e immagini, dotandolo di una forza di suggestione che non avrebbe mai potuto raggiungere in una storia avente il pittore come protagonista. Questi viene quindi fatto rivivere solamente attraverso quello che meglio lo rappresentava, la sua vera forma: i quadri, che, colti sempre in poche righe, si presentano come varchi da cui filtra la luce di quella stella luminosa e ancora per molti aspetti incomprensibile che fu, è e sempre sarà Vincent Van Gogh.