La tavolozza di Chance The Rapper

Dopo aver bruciato tutte le tappe convenzionali all’interno della scena hip hop USA e messa in bacheca l’inaspettata collaborazione con Kanye West, arriva il terzo disco di Chance The Rapper. Quello della redenzione.

Chance The Rapper – “Coloring Book”

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Primi mesi del 2011: Chancelor Johnathan Bennett non se la sta passando benissimo. O forse no, in realtà non potrebbe essere un periodo migliore. E’ stato sospeso dal Jones College Prep High School per dieci giorni: il ragazzo, nemmeno diciottenne, è stato allontanato dal campus per possesso di marijuana e se ne dovrà stare a casa forzatamente. Di certo suo padre, all’epoca collaboratore di un Barack Obama senatore rampante, non sarà molto felice. Eppure, è proprio in questi dieci giorni che nasce Chance The Rapper: basta un’occasione per dimostrare il proprio talento, e dopo un anno di lavoro esce “10 day”.

Nell’ambiente a Chicago non si fa che parlare di lui, apre i live di Childish Gambino, ma è nel 2013 che si consacra con “Acid Rap”: il suo flow incredibilmente originale, i pezzi strumentali accompagnati da cantati unici e la sua attitudine borderline (acid non si riferisce al sound, ma alla condizione dell’artista durante le registrazioni, in botta perenne di LSD) lo portano ad essere notato da Kanye West, che se innamora a tal punto da consegnargli buon parte delle tracce di “The Life Of Pablo”.

Invece “Coloring Book” è il disco della redenzione: il suo terzo lavoro è influenzato in parte dalla paternità (è diventato padre nel 2015) ma anche più in generale da un mood più pacificato. Certo, non mancano le mine devastanti (avvertimento, “No problem” non è per cuori deboli) ma già l’opening trackAll We Got” (con Kanye che ricambia il favore) ci dà quella sensazione di positività e gioia che ricopre una grandissima parte dell’album, e che a tratti però risulta quasi stucchevole. Ovviamente non mancano i mille featuring (il citato Kanye West, Lil Wayne, 2 Chainz, T-Pain, Young Thug e Justin Bieber per citarne alcuni), che rendono “Coloring Book” un disco – appunto – molto colorato. Ce n’è davvero per tutti i gusti a livello di sound: r&b in “Juke Jam”, dance in “All Night” e addirittura ballad (“Same Drugs”).

Bisogna ammettere che in alcuni episodi certi stereotipi spiritualisti vengono fuori con troppa veemenza: già vediamo le nostre big sista cantare cori gospel insieme ai bimbi di Chicago (ascoltare “How Great”). Nel complesso tuttaviaColoring Book” non può che essere annoverato tra le migliori uscite hip hop d’oltreoceano.