Un’altra ottima annata tra streaming e prime televisive, cult istantanei o ottime premesse da sviluppare. Da Louis C.K. ai ragazzini di Stranger Things, dal caso O.J. Simpson al Vaticano di Sorrentino: ecco le serie che ci hanno tenuto incollati allo schermo negli ultimi 12 mesi.
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_ di Giulia Scabin
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American Crime Story: Il caso O.J. Simpson
Nel 1994 l’ex-star di football O.J. Simpson viene accusato dell’omicidio dell’ex-moglie Nicole Brown e del suo cameriere ed amico Ronald Lyle Goldman. La serie, prodotta da Ryan Murphy, è il racconto di uno dei più discussi e controversi casi di cronaca nera degli ultimi decenni, ma anche, e soprattutto, la parafrasi romanzata di uno spaccato sociale e mediatico spaventosamente attuale, seppur vecchio di vent’anni. Una trama solida che affronta senza paura tematiche razziali scomode ieri come oggi, portata avanti da un cast impeccabile, una regia rigorosa e una ricostruzione storica e sociale accurata a livello maniacale: American Crime Story ha decisamente alzato lo standard per le serie tv di quest’anno.
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Fleabag
Negli ultimi anni si sta ampliando quel mosaico di serie comedy costruite attorno a personaggi femminili che sotto lo strato di risate nascondono temi forti, difficili e profondamente umani: Fleabag, la serie BBC scritta ed interpretata da Phoebe Waller-Bridge, ne è uno splendido tassello. In un periodo storico in cui il dibattito sul femminismo e sul ruolo della donna ha raggiunto il livello successivo, la televisione si fa specchio della realtà rappresentando il cambiamento che esiste (o dovrebbe esistere) nella società, scegliendo di produrre show dove la donna non rappresenta più il likable character, ma diventa eroina e antieroina: comica, tragica e piena di quelle contraddizioni una volta dedicate solo ai personaggi maschili. Fleabag è quindi la storia di una donna profondamente autodistruttiva, la cui forza devastante colpisce chiunque le sia vicino, nel disperato tentativo di lasciarsi alle spalle una tragedia. Una commedia esilarante e allo stesso tempo uno straziante dramma, delizioso e assolutamente imperdibile.
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The night of
Sul fatto che The Night Of fosse una serie da tenere d’occhio non avevamo dubbi, e sembra che questa prima stagione non abbia deluso. L’incipit del racconto è apparentemente semplice: uno studente americano di origine pakistana ruba il taxi del padre per andare ad una festa, lungo la strada conosce una ragazza, i due si ubriacano e vanno a casa di lei. Il giorno dopo la ragazza è stata uccisa, e lui non ricorda nulla. Creata da Steven Zaillian e Richard Price, The Night Of è una serie complessa ma attentamente delineata, un lungo ma asciutto thriller di 9 ore che racconta con maestria il viaggio distruttivo di un ragazzo che vede cambiare completamente la sua vita, tra dubbi e tematiche forti, come la discriminazione verso la comunità pakistana. Punta di diamante dello show è indubbiamente l’eccezionale interpretazione di John Turturro, nei panni del cinico e disilluso avvocato John Stone. Una regia perfettamente definita e una scrittura serrata ed irrequieta fanno dello show HBO una delle migliori serie drama del 2016.
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Stranger Things
Una misteriosa creatura scappa da un laboratorio segreto del governo statunitense. Poche ore dopo, Will Byers, un ragazzino di 12 anni, scompare nel nulla: tre amici cominciano la ricerca, imbattendosi in qualcosa più grande di loro. Stranger Things non ha bisogno di presentazioni: oltre che per personaggi vividissimi e irresistibili, con un ottimo cast ad interpretarli (prima tra tutti Winona Rider, scelta perfettamente coerente con lo spirito nostalgico della serie), la serie Netflix si impone come uno dei prodotti televisivi migliori dell’anno per essere riuscita in modo impeccabile a trasportarci indietro nel tempo, a quando da bambini ci esaltavamo guardando E.T., I Goonies, Stand By Me o I Gremlins, in quel cinema eighties ormai diventato cult. Adesso non ci resta che aspettare con ansia la seconda stagione.
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Horace and Pete
Nonostante il ritorno economico praticamente inesistente, che ha costretto il creatore Louis C.K. a cancellare la sua prima web serie, Horace and Pete è un gioiello unico nel suo genere, il cui valore è stato riconfermato da numerose critiche entusiastiche. Pubblicata tramite la newsletter di Louis C.K. stesso, la serie si è da subito presentata come un prodotto strano, lontano dai percorsi e dalle catalogazioni tradizionali, sul quale era praticamente impossibile raccogliere qualsiasi informazione: uniche garanzie il talento del già ben noto autore e i nomi di coloro che (gratuitamente o quasi) hanno preso parte al progetto (Steve Buscemi, Alan Alda, Jessica Lange, Edie Falco, Paul Simon). Un’opera sperimentale interamente autofinanziata che vede protagonisti un locale a conduzione familiare e i suoi clienti, con la loro solitudine, i loro drammi, e le loro distanze incolmabili, in un’opera che non è teatro, non è televisione, non è cinema, ma qualcosa in più.
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Westworld
Un parco divertimenti estremamente sofisticato che replica alla perfezione gli archetipi e le trame del vecchio west, abitato da androidi identici agli esseri umani, programmati per avere un determinato carattere, dei determinati ricordi, e seguire in loop degli archi narrativi con i quali i visitatori possono interagire nel modo che preferiscono. Questo l’originale scenario dove si sviluppano le intricate trame della nuova serie HBO firmata da Lisa Joy e Jonathan Nolan. E se nel parco dove “tutto è concesso” i freni morali sono superflui, quanto oltre saremo pronti a spingerci? Westworld non è il solito racconto sull’intelligenza artificiale, quanto un’attenta esplorazione dei confini dell’auto-consapevolezza, umana e non umana.
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High Maintenance
Ideata dalla coppia Katja Blichfeld e Ben Sinclair (che ne interpreterà anche il protagonista) High Maintenance fu originalmente pubblicata come web serie su Vimeo nel 2012, per poi fare il suo debutto televisivo con la HBO lo scorso settembre. Lo show segue le vicende di un amichevole spacciatore di Brooklyn, chiamato “il tizio”, che consegna la merce a clienti delle nevrosi più disparate. Tra l’inaspettato e l’insolito di ciò che è apparentemente prevedibile e banale, la serie offre uno sguardo assolutamente nuovo e squisitamente leggero, seppur affrontando temi pesanti, sulla quotidianità di un mondo che sullo schermo è stato sempre rappresentato solo in chiave grave e violenta.
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The Young Pope
Malinconico e sfacciato, spregiudicato e anarchico: Lenny Belardo è il papa magistralmente interpretato da un saggio Jude Law nella chiacchieratissima serie di Paolo Sorrentino, che ancora una volta si dimostra inconfondibile, con una regia geometrica dove nulla è lasciato al caso ed ogni inquadratura è elevata ad opera d’arte. Il protagonista, così come la sua serie, sono l’incarnazione di un paradosso che non vuole essere altrimenti, dove santità e peccato convivono respingendosi, per poi cercarsi ancora. A prescindere dal giudizio, non si può che riconoscere a Sorrentino il merito di aver creato una serie senza precedenti. Che sia stata solo una meteora? Lo sapremo tra qualche anno.
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Atlanta
La serie creata ed interpretata da Donald Glover, andata in onda su FX, racconta la storia di un gruppo di ragazzi della periferia di Atlanta che tentano di sfondare nel rap. Ma non siamo a New York, e i giovani protagonisti sono tanto appassionati quanto improbabili. Glover riesce a creare un tono strano ed interessante, realista e comico allo stesso tempo, dove le risate sono sempre condite dalla giusta dose di amarezza e cinismo. Forte è anche la tematica razziale, trattandosi di una serie interamente black per ambientazioni e protagonisti. Una serie comedy che non è una serie comedy, piccola e senza fronzoli, ma che merita tutta la nostra attenzione.
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The night manager
Manager notturno di un hotel ed ex soldato britannico, Jonathan Pine (Tom Hiddleston) viene reclutato dall’agente dei servizi segreti Angela Burr (Olivia Colman) allo scopo di infiltrarsi nella cerchia ristretta che circonda Richard Onslow Roper (Hugh Laurie), uomo d’affari che da decenni gestisce una spietata organizzazione criminale sotto una maschera di rispettabilità, fascino e filantropia. Le premesse della miniserie thriller britannica-statunitense, dal cast, alla trama al nome della regista (Susanne Bier), sono delle migliori, e il romanzo di John le Carré non delude neanche nella sua forma televisiva. Una storia come quella di The Night Manager, compatta, appassionante e complicata al punto giusto, rappresenta la risposta perfetta al momento televisivo che stiamo vivendo, per un pubblico seriale in costante evoluzione sempre più abituato a produzioni più ampie ed elaborate, fino a diventare ibridi tra televisione e cinema.