Il talento imprevedibile di Childish Gambino

Falsetto pazzesco e groove contagioso nel disco che nessuno aspettava e ha spaccato le classifiche musicali del 2016. 

Childish Gambino – Awaken My Love

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di Luca Morazzini   –  Donald Glover è un attore e uno sceneggiatore americano, da quest’anno – dopo l’uscita di “Atlanta” – anche di successo”, apparso in “Community” e famoso soprattutto perché reciterà nel nuovo Star Wars. Donald Glover però è anche un rapper, e a dicembre ha fatto uscire il suo nuovo disco sotto il moniker Childish Gambino; a distanza di tre anni da “Because the Internet”. Ci si chiederà perché Awaken My Love suoni così diverso rispetto a tutto quello fatto da Glover in precedenza, del perché magari un rapper faccia un disco funk, psychedelic soul volendo, e soprattutto del perché questo disco suoni così dannatamente bene. Ho scoperto facendo qualche ricerca che Gambino non ha poi una così vasta schiera di fan, e anche la critica non è solito amarlo, quindi pensando magari ad un Kendrick Lamar o ad un Frank Ocean, che hanno fatto uscire due dischi che tutti aspettavano nell’intenzione ma non immaginavano nel risultato, credo che non sia stato nemmeno così semplice azzardare un cambio di pelle così drastico. Soprattutto se si considera che Glover fondamentalmente aveva un hype paragonabile al Tyler Perry di South Park. Ma che sta succedendo Donald? Quanti Sly and the Family Stones ti sei consumato per scrivere questo disco, quanto Rick James hai inalato, maledizione. “Redbone” e “Me and your mama” tracciano l’anima del disco, è un’anima molto confidenziale che danza su una jam di chitarre sinuose e falsetti che creano un loop inebriante. Tutto sommato questo disco esce in un periodo in cui ormai l’endorsement Black ha preso il sopravvento nella panoramica discografica, però si sentirà parlare più dei dischi delle sorelle Knowles, di Frank Ocean e di Kanye per il semplice fatto che è così che vanno le cose, ma Awaken My Love è il disco che emancipa definitivamente Donald Glover verso quello stesso endorsement e verso le degne attenzioni che si merita. Unico difetto presente nel disco è l’assenza di un featuring con Andrè Benjamin, speriamo che nei lavori futuri questa lacuna venga colmata.