Il viaggio di Carmit Harash sulle tracce dei mali che affliggono la società francese

In continuità con il precedente “Où est la guerre”, la regista di origini israeliane torna un anno dopo con “Attaque”, alla ricerca del pluralismo perduto nella società francese contemporanea. Il film è valso alla regista francese il Premio Speciale della giuria per la sezione “Internazionale.doc” del Torino Film Festival.

di Alberto Vigolungo    “Viviamo in un presente di strana neutralità”. Così scriveva Simone de Beauvoir definendo lo spirito del suo tempo, da attenta osservatrice della società e delle sue dinamiche. Sono le stesse parole che vengono evocate nella scena iniziale di “Attaque” e che risuonano con tono preveggente, se confrontate con il quadro socio-politico attuale; una constatazione che tocca un aspetto di crisi destinato ad accentuarsi negli anni, fino ad assumere oggi i contorni di un inerte disimpegno, quando non di aperto disinteresse. Tutto ciò, in un contesto di potere che impone le leggi del mercato su qualsiasi prerogativa, anche e soprattutto politica (tanto che qualcuno ha parlato di “post-democrazia” per descrivere lo stato dei regimi contemporanei.). Parte da qui – anzi prosegue – il viaggio di Carmit Harash sulle tracce dei mali che affliggono la società francese, attraversata oggi dal veemente ritorno dei nazionalismi e sconvolta dal terrorismo che ne ha drammaticamente rivelato le divisioni profonde. Avvertendo i segni di questa frammentazione, la Harash decide di riprendere tutto con lo smartphone: il suo cinema prende vita a partire da una presa di coscienza dell’oggi, riflettendo quindi un’impostazione critica che spinge lo spettatore a toccare con mano la sua realtà, alla ricerca di risposte. Nasce così “Attaque”, film che si configura come un collage variegato di quadretti di vita quotidiana, tra incontri casuali, brevi dialoghi e interviste.

Se nel precedente “Où est la guerre” la cineasta aveva colto i sintomi della decadenza in tempi non sospetti, in “Attaque” si confronta con le paure di una società giunta sull’orlo del baratro, dopo l’inizio della stagione terroristica che attanaglia il paese da circa due anni: ne emerge il quadro sconcertante di una società dilaniata nel profondo, scossa da conflitti violenti quanto silenziosi. Una condizione che, secondo Harash, è anche il risultato del fallimento di una certa politica culturale, la quale per troppo tempo ha eretto pluralismo e inclusione a sue bandiere, approcciandosi però con scarsa sensibilità al complesso universo delle parti sociali e rinunciando alla valorizzazione delle diversità: emblematico, in questo senso, il punto di vista di un amico attore che non riesce a rendersi conto del fatto che uno dei terroristi di Charlie Hebdò era stato suo compagno di scuola.

498973130_780x439

Negli incontri per strada, al supermercato, in metropolitana l’occhio della Harash cattura l’indifferenza di molti nei confronti delle problematiche sociali, che trovano massima espressione nella condizione delle periferie: una donna sostiene di non essere mai stata in una banlieue. Per buona parte del film, lo spettatore è a contatto con toni di sospetto e indifferenza, smorzati di tanto in tanto dalla pungente ironia della Harash; un clima di indifferenza che ha concorso non poco al rafforzamento di convinzioni fallaci quanto persistenti, le quali mostrano falle anche nel sistema informativo.

A questa condizione di grigiore e stagnazione si contrappongono vivaci cortei di piazza che nel complesso mostrano le residue capacità di aggregazione e di solidarietà di fronte all’orrore e alla minaccia costante: manifestazioni che Harash si limita a riprendere senza intervenire e che segnano forse l’unico segno di speranza per il futuro. Con la sua prova, la registra francese tratteggia in appena settantacinque minuti un quadro inquietante, che riflette i mali di una società probabilmente mai così lontana dagli ideali che l’hanno plasmata. “Attaque” scava con lucidità nei meandri della coscienza collettiva per capire che cosa sia la Francia oggi e conferma tendenze tipiche del cinema della Harash, volte ad un documentarismo accostabile alla forma del reportage giornalistico. Per il suo approccio spigliato, “Attaque” si pone come prova critica convincente che è valsa alla regista francese il Premio Speciale della giuria per la sezione “Internazionale.doc” del Torino Film Festival.

*

 

Clicca qui per ATTAQUE from Carmit Harash on Vimeo.