[REPORT] HoaxHoax: star bene lontano dai 4/4 | Zo

Una serata autunnale catanese, una sala immersa nel buio e il jazz-noise di un trio marsigliese che ha fatto della sperimentazione il suo punto di forza.

di Simona Strano – Contrariamente alle sempre più diffuse abitudini di piazzare i concerti solo nel weekend, qualche volta anche Catania viene graziata con alcuni piacevoli live infrasettimanali. Ne è un esempio concreto quello dei francesi HoaxHoax: chitarra, basso e batteria per un vorticoso tornado di post rock, math, jazz, virtuosismi ritmici e tanta, tanta sperimentazione.

Il loro Bootleg tour segue la pubblicazione dell’album “Shot Re Volver” e tocca 12 città. Dato il forte il legame della band con la Città del Liotro (grazie alle amicizie instaurate con numerose figure della scena locale), Catania è sicuramente una delle tappe obbligate. Un pubblico folto e, stranamente, lasciatecelo dire, puntuale, si accomoda sulle poltrone del Centro Culture Contemporanee Zo mentre l’oscurità è rotta solo da quattro spotlight. Quando la musica in filodiffusione cessa ci si prepara in silenzio all’opening act.
I giovanissimi autoctoni Regen di Antonino Scozzarella, Simone Spampinato ed Enrico Tabbacco nonostante si accingano a suonare il loro secondo concerto ufficiale, dimostrano di avere già le idee chiare. Ecco un’altra formazione la cui missione è di portare in alto il baluardo della nuova generazione alternativa etnea nei prossimi anni. La loro esibizione senza pause è fatta di distorsioni e feedback, di lunghe cavalcate post rock e riffoni anche assai metallari. Convincono i presenti e, nonostante ci sia ancora del lavoro da fare in ambito identitario e di attitudine sul palco, il trio porta a casa un ottimo risultato senza passi falsi o evidenti indecisioni, a dispetto della scarsa qualità del suono a loro non imputabile (per oltre metà performance i volumi della batteria copriranno gli altri strumenti. Più avanti i livelli di missaggio saranno regolati in maniera più consona alla sala, per quanto possibile).
Cambio palco di una decina di minuti ed è il turno di Virgile Abela, David Merlo e Damien Ravnich di accomodarsi sotto le luci. Abela si scuserà perché impossibilitato a suonare in piedi a causa di un infortunio ma, senza curarsene abbastanza, si dimenerà comunque su uno sgabello insieme alla sua Jaguar per la successiva ora. Complice il basso e il suo archetto, un’intro lunga e in crescendo ci prepara al successivo diluvio di dissonanze sbilenche. Ipnotico il modo di suonare nervoso di Ravnich che, malgrado i tempi sghembi e dispari riesce contemporaneamente anche a suonare il Farfisa. Insieme a Merlo la sezione ritmica è micidiale: virtuosi sì ma alla mano; il loro live è apprezzatissimo anche dagli astanti meno esperti, complice la parlantina di Virgile Abela e il suo simpatico approccio con la lingua italiana, dimostrata a inizio e fine live. In mezzo, infatti, ci sarà solo la musica: tra free jazz, math e noise la parola d’ordine è sicuramente “variazione sul tema”. Dalle fondamenta su cui gli HoaxHoax si poggiamo sembrano sollevarsi decine di spunti diversi. Il calderone prodotto affascina e incuriosisce. “Shot Re Volver” è un album inquieto ma allo stesso tempo granitico per un’epilessia uditiva di classe. Il calore del pubblico sale e, nonostante in pochi si aspettassero di trovare una platea con posti a sedere, la scelta aiuterà in realtà a concentrarsi meglio sull’esibizione. Mezzanotte è già passata da venti minuti abbondanti quando i presenti (molti dei quali in piedi ad applaudire) chiedono a gran voce un bis. La band si interroga un attimo e Abela sorride dicendo “ne facciamo un’altra. Ma è come se fossero 3… perché dura tanto!”. Falsa partenza e risate e si ricomincia per almeno 12 minuti di stridore, col pubblico colmo di teste ondeggianti e mani forsennatamente battute sulle ginocchia.

Un live che serviva nell’ancóra novella stagione autunnale (per gli standard siculi, s’intende): gli HoaxHoax riscaldano e uniscono grazie alle loro composizioni ma anche premurandosi di essere veri, umani, professionali e simpatici. La bella scoperta di questo fine 2016 viene da Marsiglia, possiamo tranquillamente affermarlo.