I Placebo festeggiano il ventesimo compleanno con un live che sconfina le due ore in un Mediolanum Forum completamente sold out per la loro unica data italiana.
di Edoardo D’Amato — 1994. Brian Molko e Stefan Olsdal stanno per scrivere una storia ventennale, ma ancora non lo sanno. Frequentano entrambi l’esclusiva American International School Of Luxembourg, ma sono troppo timidi per rivolgersi la parola. Nei due anni successivi si ritrovano a Londra, finalmente rompono il ghiaccio e si decidono a suonare insieme. Dopo la breve parentesi degli Ashtray Heart, cambiano il nome in Placebo e nel 1996 fanno uscire il loro primo omonimo disco. Ora, ripensando a quante ne hanno passate insieme – unici superstiti della formazione originaria – , l’abbraccio fraterno con cui escono dal palco del Mediolanum Forum una volta terminata “The Bitter End” è significativo del rapporto che si è venuto a creare tra i due. E che ha permesso alla band di rimanere in piedi per tutto questo tempo. Ma facciamo un passo indietro, precisamente a quando si spengono le luci, si sente il boato della folla e in sottofondo parte “Who by Fire” accompagnata da una foto di Leonard Cohen sui maxischermi. Un omaggio sentitissimo per uno dei “maestri di tutti”, e non c’è distinzione di genere che tenga. Il live nel frattempo non inizia e viene proiettato il video di “Every you Every Me”.
A posteriori sarà un peccato non averla sentita suonata, ma quando Stefan e Brian salgono sul palco ecco il botto che non ti aspetti. Dopo anni e anni, ad aprire lo show dei Placebo è “Pure Morning”, che i due avevano lasciato in soffitta per diverso tempo: la presenza di quella che possiamo definire come la massima espressione dell’arte di Molko & Co. era di per se annunciata, ma vedersela piazzata come prima mina della serata fa un certo effetto. Che gli vuoi dire? Pezzo stratosferico, interpretato alla perfezione anche grazie ad un’acustica impeccabile (i colpi della batteria entrano in pancia che è un piacere). La band si presenta con la coppia inossidabile accompagnata da altri tre elementi, compreso un batterista (Matthew Lunn) e due “jolly” (Fiona Brice e Nick Gavrilovic) che si dividono fra violini, bassi e tastiere. Per chi aveva seguito alcune date precedenti del tour c’era un po’ di apprensione: quanto successo in Danimarca non lasciava tranquilli, ma che fosse una serata senza intoppi lo si è capito una volta superato il trittico “Loud like Love”, “Jesus’ Son” e “Soulmates”. Zero errori, Brian Molko decisamente incline alla conversazione con il suo pubblico (ci fa anche vedere una foto scattata qualche ora fa alla Supermoon milanese) ed ecco “Special Needs”, il personale psicodramma interiore dell’artista belga, che rimane uno dei momenti migliori della loro intera opera. Così entriamo nella parte centrale del concerto, quella dove i Placebo attingono in lungo e in largo da tutta la discografia, dall’esordio del 1996 agli ultimi (non irresistibili) episodi: tra gli highlights da segnalare il ripescaggio di “I Know” dal primo album, la canzone che dà il titolo al tour (“Twenty Years”) ma soprattutto “Without you I’m nothing”, quello che per il sottoscritto è il vero capolavoro partorito dalla mente dell’artista di Bruxelles. La versione live è da lacrimoni, con le visuals in cui un giovanissimo Molko canta e suona in un backstage insieme a quello che sarà il suo mentore per sempre: naturalmente stiamo parlando di David Bowie, salutato a fine canzone con un “Grazie” rivolto al cielo.
“Lady of the Flowers” è uno di quei pezzi che mi hanno fatto innamorare dei Placebo: una ballata dark che sa rapirti, e che ci sta molto bene all’interno di un live tiratissimo e quasi senza pause (menzione speciale per le visuals alle spalle del gruppo, riempitivo riuscitissimo per tutta la durata dello show). Invece non mi sono mai troppo affezionato a “Special K”, però bisogna pur ammettere che è un classico pezzo da arena rock che sa far saltare più di diecimila persone. Se proprio però si deve trovare un momento scialbo, ebbene “Song To Say Goodbye” poteva essere fatta meglio: guardando alcuni video su youtube però sembra proprio che dal vivo il pezzo non riesca ad essere incisivo come su disco.
“The Bitter End” è il pezzo che conclude lo show prima dell’encore, dove è “Nancy Boy” ad essere protagonista prima che nei video walls compaia il faccione di Trump in un pacchetto di sigarette con la classica scritta “Seriously harms you and others around you“. Per la seconda volta i Placebo ci lasciano: Brian e Stefan salutano Milano, spariscono insieme agli altri dietro le quinte ma le luci rimangono spente. Non si riaccendono semplicemente perchè ne manca una. Ad abbassare definitivamente il sipario è la cover di Kate Bush “Running Up That Hill”. E mentre il resto della band si congeda in punta di piedi, il nucleo essenziale dei Placebo viene ad abbracciare il proprio pubblico concedendosi una sortita un po’ più prolungata. Quasi sembra che non vogliano più andarsene! Ancora un paio di inchini e anche loro salutano il Mediolanum Forum, con la promessa che il prossimo anno saranno di nuovo qui. E siamo pronti a giurare che sarà di nuovo una festa.