[REPORT] La giungla di Populous a Bologna

Andrea Mangia aka Populous negli ultimi sei anni è rimasto segregato in una jungla equatoriale, gonfiandosi di registrazioni sul campo e cibandosi di ricerca sonora. E’ tornato alla civiltà con un tamburo, una Roland TR-808 e una tracklist di suoni meticci, incastri di footstep, hip hop, dubstep e un indefinibile “molto altro”.


_di Raffaello Rossini

Ogni esibizione di Paolo Iocca per me è confusione e stupore: credo che abbia più nomi lui che un agente della CIA. E ogni volta dimostra con estrema freschezza come siano percorribili strade sperimentazione all’interno della sperimentazione musicale. Il debutto dell’ep “Healing Loops” sottolinea ancora una volta il dinamismo di Random Numbers, label/collettivo di Bologna che insieme a Spire coinvolge alcuni tra i più interessanti artisti musicali della zona.

Dead Sea, Vu, Brasilia, tracce lontane, eppure collegate tra loro, un panafricanismo musicale, drum machine e percussioni, determinazione e carica emotiva. Il pubblico è curioso, in punta di piedi, non sa bene cosa aspettarsi. Basta poco però, si respira Africa in ogni beat e al netto di divagazioni psichedeliche alla James Holden, il ritmo è serrato e trasuda passione, in un equilibrio ben orchestrato di spezie sonore.

Un pò ingenuamente penso: ha senso pensare a Populous come a un caso raro? La perla da trovare all’interno di una scena che vive cronicamente (a torto o a ragione?) complessi di inferiorità? Digi G’Alessio, dj Khalab e Giorgio Tuma, i nomi che compongono il variopinto pattern di suoni e influenze suggeriscono che no, non ha senso stupirsi. Ci sono anche Lorenzo Nada (Godblesscomputer) e dj Sartana, a suggerire che davvero non si può trattare di mosche bianche, ma di intrighi consapevoli tra musicisti consapevoli. E poco importa se il marchio di fabbrica è italiano, salentino, berlinese o maliano, è il sentirsi parte di un corpo in movimento, protagonisti attivi e passivi di contaminazioni, a essere obiettivo cruciale in questo processo, con buona pace per chi ragiona con il “acasaloro” pensiero. Quando tutto finisce, all’alba, a Bologna è già quasi primavera.

 

 

Bologna, 6 Marzo 2015, Locomotiv