Rimanere estasiati da Lisa Hannigan è una sensazione bellissima: al Fabrique di Milano la cantautrice irlandese ha presentato la sua ultima creatura “At Swim”.
di Sean Cronin – Usciti, domenica sera, una spaventosa e magica nebbia lombarda ci ha accompagnato fino al Fabrique di Milano per assistere all’unica data italiana del tour di Lisa Hannigan. Un concerto molto intimo con un’artista unica nel suo genere: timida al punto giusto, dolce con il suo fare “polite”, estremamente irlandese. Un’introduzione piacevolissima è stata fatta da Heather Woods Broderick, cantante statunitense supporting act, della quale in estate è uscito il nuovo l’album “Glider”. Heather presenta il suo progetto con alcune tracce suonate in solo: un’atmosfera eterea ideale per introdurci al live di Lisa.
Passata la torcia alla cantautrice di Dunshaughlin l’incanto ha modo di espandersi ancora di più. Inizia da sola cantando un vecchio pezzo, “Little Bird”, e da lì in poi lei e la band iniziano a proporre diversi brani che compongono il suo album appena uscito, “At Swim”, il quale lascia pensare a delle storielle che narrano di come in Irlanda fosse uso dei pescatori non imparare a nuotare. La logica di questa scelta risiedeva nel fatto che il mare del Nord fosse qualcosa contro il quale non si potesse combattere date le sue gelide temperature. Questo nuovo progetto non parla di questo nello specifico ma di sicuro dimostra di avere la profondità e i colori di quello stesso mare.
Sono passati cinque anni dal precedente album “Passenger”. In questo arco temporale Lisa ha attraversato quella che lei stessa ha definito come una sorta di depressione dovuta ad un blocco dello scrittore, stroncato grazie all’arrivo di Aaron Dessner (The Nationals) che l’ha aiutata a costruire quello che in molti sostengono, ormai da agosto, essere il miglior progetto finora realizzato dalla cantautrice irlandese.
Al concerto la sua meravigliosa voce ci ha cantato diverse vicende ed emozioni vissute appunto in questi anni e che si ritrovano raccolte all’interno dell’album una dietro l’altra come anche durante il live. “Ora”, pezzo affascinante quanto triste, ci lascia fluttuare tra le onde del piano e della chitarra; la densa “Prayer for the Dying” scritta per la morte di un’amica di famiglia fa salire i brividi per tutto il corpo; invece con “Anahorish”, canzone cantata a cappella, Lisa presta tributo al poeta e Nobel per la letteratura Seamus Heaney, scomparso nel 2013.
Durante il concerto ci sono poche interruzioni e quando arrivano Lisa è sempre pronta a riempirle con simpatiche battute e dolci ringraziamenti. Rivediamo Heather Woods Broderick risalire sul palco come chitarrista e corista per più brani del concerto (durerà due ore circa), comprensivo di bis. Il pubblico ascolta silenzioso e ammaliato durante l’esecuzione, mentre si lascia andare a urla e applausi alla fine di ciascun brano. Lisa e Heather appena concluso il live si presentano allo stand del merchandising per incontrare i fans, chiacchierare e autografare gli album. Personalmente, ho qualcosa da chiedere a Lisa. Provo a chiederle per la seconda volta di sposarmi, ma sorridendo mi risponde dicendo: “I’m sorry but it’s too late”. Nonostante questo nessuna nota negativa, tutto sembra incredibilmente perfetto e si va via rientrando nella stessa folta nebbia che ci aveva accompagnato.