[VIDEO + FOTO] Dub Fx: good vibes, as usual | Hiroshima Mon Amour

Siamo stati al live di Dub Fx e della sua crew all’Hiroshima Mon Amour di Torino: due ore di armonia drum ‘n’ bass come solo Ben Stanford sa creare.

Assistere ad un live di Dub Fx è sempre un’esperienza illuminante ed arricchente: l’artista australiano si dimostra come al solito un arringatore incredibile, capace di attirare su di sè a mo’ di calamita lo sguardo di un Hiroshima quasi sold out per l’occasione. Prima dell’inizio del concerto siamo stati a curiosare nel backstage: la crew di Benjamin ci ha accolto alla grande, a testimonianza di come egli stesso tenga particolarmente a quel rapporto diretto e speciale con i suoi fan (dopo il live ha fatto decine e decine di foto insieme al pubblico) che si è venuto a creare nel corso di questi anni. E dicevamo dello show: opening act affidato al progetto solista di Andy V, cioè un concentrato di reggae, drum’ n’ bass e soul su campionature di sax, tastiera e voce. Il solo del braccio destro di Ben è l’ideale per entrare nel mood di quello che accadrà nelle prossime due ore (forse anche qualcosa di più). Il live di Dub Fx consiste in una serie di mine senza soluzione di continuità: non c’è un minuto di pausa; ancora una volta non si può che rimanere ammaliati dalle incredibili doti di beat boxer dell’artista australiano, sempre impegnato a schiacciare la sua fidata pedaliera.

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Ogni tanto si concede di ricominciare canzoni che non erano venute bene, oppure di chiacchierare un po’ sul fatto che “senza la Giamaica e l’Africa questi suoni non esisterebbero, facciamo un applauso a entrambe” in un italo-toscano davvero bellissimo. Piccoli momenti per spezzare il ritmo, che rimane comunque forsennato, soprattutto quando partono le sortite di Cade: il “fratello” di Benjamin (così viene presentato) e Dub Fx si lanciano in freestyle cazzutissimi con un’alchimia perfetta,  e il pubblico gradisce: i commenti di approvazione nei confronti di Cade sono tantissimi.

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Due ore che scorrono senza nemmeno accorgersene: è questa la magia di Dub Fx, che non fa mancare i suoi classici di sempre. “Love someone” è quella cosa di cui non si può più dire nulla talmente lascia ogni volta senza fiato (ricordiamo ancora con una lacrimuccia il momento in cui scoprimmo Dub Fx grazie a quel video postato su Youtube che fece il giro del mondo), mentre il momento “tutti giù per terra” arriva verso la fine: appena parte la bass explosion ecco riprendere il pogo! C’è tempo per il bis: il finale certifica ancora una volta la grande complicità che c’è fra l’Italia (e soprattutto con Torino, grazie all’impeccabile organizzazione di Flux Agency) e l’artista australiano. Good vibes bro, as usual!

Video e gallery fotografiche a cura di Nicolò Caruso

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