Bordello di mare con città: una storia tra sacro e profano | Teatro Bellini di Napoli

Il viaggio archetipo e iconoclasta di “Bordello di mare con città” è al Teatro Bellini di Napoli fino a domenica 6 novembre.

di Anna Maria Schirano – Dal 25 Ottobre al 6 Novembre il palcoscenico del Teatro Bellini di Napoli vede in scena, in prima assoluta, “Bordello di mare con città”, uno spettacolo di Enzo Moscato e dalla regia di Carlo Cerciello. Prodotto da Elledieffe, la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo insieme al Teatro Elicantropo di Napoli, “Bordello di mare con città” si presenta come un viaggio, al contempo archetipico e iconoclasta. Le travagliate esistenze di Assunta e Titina, due donne agli antipodi tanto per storia, quanto per carattere e filosofia di vita, vengono raccontate trent’anni dopo l’abolizione della prostituzione di stato, all’interno di un ex bordello dell’epoca fascista, sgomberato dalle prostitute dopo il varo della “Legge Merlin” nel 1958. Da un lato c’è Assunta, ormai sola nell’ex lupanare, dedita ad una vita di pentimento, rinuncia e castità, nel tentativo di cancellare il suo passato, dall’altro Titina, insieme a sua figlia Betti, una donna che piomba improvvisamente nel bordello e nella vita di Assunta senza che questa sappia nulla su di lei.

Titina, pur essendo una donna dal carattere preponderante ed energico, sembra accettare la curiosa rettitudine e sacralità dell’ex prostituta, derisa da tutti per il suo modo di vivere ai limiti dell’eremitaggio, ma al tempo stesso, probabilmente per motivi di mera sussistenza, inizia ad accogliere in casa due donne che clandestinamente e all’insaputa di Assunta portano l’ex bordello ad essere nuovamente attivo nelle sue funzioni di un tempo. Tuttavia, la quotidiana banalità di questo contesto viene interrotta da un evento eccezionale ed inaspettato: Assunta diventa improvvisamente capace di guarire le donne del bordello da un’endemica malattia che si sta abbattendo sulla città. Il bordello inizia così ad essere ritenuto un santuario e tutti, gente comune, stampa e la Chiesa stessa, iniziano ad approfondire l’ormai “caso Assunta”, in questo repentino capovolgimento da peccato a santità.

Bordello di mare con città

Il finale è tutto calato in una dimensione tragica che sfocia nel grottesco, tra la morte della figlia di Titina, Betti, e un continuo scontro di ambivalenze, sacro e profano, pratica del bene e depravazione, tutte con la stessa smania di espressione nella confusa e assurda realtà napoletana. Betti personifica Napoli, ma anche Annibale Ruccello, amico dell’autore Enzo Moscato, la cui morte violenta non è altro che la morte della purezza di una città intera, così come la fine di un modo tutto particolare di intendere il teatro. L’opera sembra divisa in due metà completamente differenti tra loro nella maniera in cui sono messe in scena: la prima parte è il dispiegarsi di una storia all’interno di un ben preciso spazio, un bordello poi diventato luogo di culto; la seconda è un’esplosione in un delirio collettivo, visionario, accompagnato dalle musiche di Paolo Coletta e dalle luci di Cesare Accetta, dove l’unica a vincere è la morte. L’obiettivo del regista Carlo Cerciello è quello di comunicare, in un momento storico in cui trionfa il “teatro algoritmo ministeriale”, cosa siano invece ”il teatro rituale e l’eresia teatrale”, come lui stesso dice, “un teatro capillare, delle vene e del sangue, un teatro della morte, unica vera indagine dell’uomo dentro e fuori se stesso”. Tutto questo sempre in direzione ostinata e contraria.

* Tutte le foto, compresa quella di copertina, sono di Andrea Falasconi