[REPORT] Zen Circus: cronaca di un successo annunciato | TPO

Abbiamo seguito il Circo Zen per l’apertura del tour de La Terza Guerra Mondiale al TPO di Bologna: se ai ce ne fosse stato bisogno, ora abbiamo una prova della definitiva affermazione del trio dal vivo.

Yannick Aiani  –  In qualunque caso, sarebbe stato un successo: la prima data del tour a seguito dell’uscita de La Terza Guerra Mondiale, firmata Circo Zen, vedeva un TPO bolognese già tutto esaurito da quattro giorni. Un terreno più che fertile, insomma, per permettere ad Appino e soci di provare finalmente dal vivo l’ultima fatica discografica; inoltre, per questo tour, ad aiutare il terzetto è accorso alla chitarra Francesco Pellegrini (ex-Criminal Jokers). Così, il 28 ottobre, nella sauna del centro sociale di via Casarini, gli Zen Circus hanno dimostrato di non aver bisogno di tempo per ingranare, trascinando il pubblico in una bolgia durata due ore ed un quarto: pubblico che ha imparato a conoscere da anni le imprese del trio e che ha trasformato i brani più noti in una sorta di karaoke collettivo. Buona accoglienza hanno avuto anche gli estratti dall’ultimo album, dove – pur non risparmiandosi una buona percentuale di brani corti e provocatori (Zingara e Terrorista) – sono stati apprezzatissimi i primi due singoli (Ilenia e L’anima non conta).

Pur suonando quasi tutte le tracce dell’album, il Circo Zen ha potuto spalmare su quindici posti liberi i propri cavalli di battaglia: ne è risultata una greatest hits dal vivo, che – tra le ovazioni del pubblico – ha compreso I qualunquisti, Andate tutti affanculo, Figlio di puttana, Nati per subire, L’amorale, Vent’anni e la più delicata Canzone di Natale. A ridosso della fine, Karim QQru ha riportato l’amata washboard in scena, per eseguire Mexican Requiem (ripescato dal primo album del gruppo) e Ragazzo Eroe, mentre i fumi, i fiumi di sudore e le luci hanno ormai trasformato il TPO in uno spettacolo orgiastico di Menadi e satiri. Usciti per rinfrancarsi e tornati a tempo di record, i quattro hanno salutato tutti con L’egoista, Viva e Andrà tutto bene, che appunto concludeva anche la tracklist dell’ultimo disco.

Dopo una coda strumentale di sette minuti, le pacifiche luci gialle hanno pacificato la sala. E certo, si può fare ogni tipo di critica agli Zen, ma non gli si può certo accusare di non saper reggere un palco: i sold out a cui sono arrivati, in fondo, potrebbero essere merito più delle loro lunghe fatiche dal vivo, che dei singoli pubblicati.