[INTERVISTA] Puok: burger store alla napoletana

Vi raccontiamo i posticini più interessanti dove mangiare e bere in giro per l’Italia e il mondo: questa volta andiamo a Napoli e facciamo due chiacchiere con Egidio Cerrone, uno dei più importanti seguaci del culto della “marenna”.

di Fiorella Todisco  –  Dovete sapere che a Napoli, oltre al culto di San Gennaro c’è n’è un altro, altrettanto sacro: quello della “marenna”. Mi riferisco alla merenda del classico orario di spacco al lavoro, quella che ti porti da casa e che ti ha preparato mammà con tanta devozione, tagliando a metà una rosetta di pane fresca più grande della tua testa e adagiando sulla mollica tutto quello che è possibile farci entrare.

Puok e Med ha fatto di questo culto la sua attività economica, aprendo a via Cilea, nel cuore delle colline vomeresi, un piccolo chioschetto take-away, tutto arancione, come la sua barba! La scelta è tra sei panini: Evergreen, Django, Los Pollos, Mammà, Zappatour e Pulled Puok, con la possibilità di essere accompagnati, per gli insaziabili, da porzioni di patatine fresche condite con varie salsine e dolcetto finale.

Tutti ingredienti di prima qualità, rosette fresche e companatico al tipico sapore delle tradizioni culinarie napoletane: parmigiana di melanzane, polpette al sugo, carne tagliata a punta di coltello racchiusa in un tenero cuore di hamburger, cotolette di pollo aromatizzate al lime e verdure miste cotte a puntino. Grazie alla formula take-away, si può decidere di gustare questo ben di Dio sia lì fuori, sia a casa, sia, magari, su una panchina di San Martino davanti ad un panorama mozzafiato che fa correre l’occhio dal Vesuvio al mare e ti mette in pace con il mondo. Noi abbiamo mangiato il nostro ricco panino davanti al chioschetto e abbiamo fatto due chiacchiere con Egidio Cerrone (Puok) per toglierci qualche curiosità.

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Sappiamo che tutto è iniziato pubblicando le foto dei piatti che ti preparava la mamma o la nonna (che solo a vederli ci si leccava i baffi) su Facebook. Dunque, si può dire che la passione per la cucina è una ricchezza di famiglia?

“Sono cresciuto davanti al forno di mia nonna Assunta mentre cuoceva il suo ruoto di pollo al forno con le patate, davanti alla padella di nonna Vincenza ad “appizzare” le polpette fritte della domenica, e ho avuto la fortuna di avere mia mamma che ha preso il meglio da mamma e suocera, e ci sono andato bene io. Quindi sì, in famiglia siamo ricchi sfondati in termini di cucina.”

Dopo la pubblicazione di queste foto, hai iniziato una storta di tour tra i pub, pizzerie e localini di Napoli, assaggiando le cose più tipiche di ciascuno e sponsorizzandole sui social. Quando hai iniziato tutto questo, immaginavi che saresti diventato così famoso? Ormai sei un punto di riferimento culinario in città: “Se lo dice Puok, allora si va a mangiare lì!”

“Volevo solo trasmettere la mia passione viscerale per il cibo, non me lo aspettavo. Essere un punto di riferimento è la vera vittoria, non essere famoso.”

Sei consapevole del fatto che, grazie alla tua pubblicità, numerosissimi locali si sono totalmente risollevati economicamente, guadagnando una clientela guidata praticamente da te? C’è stato qualcuno che ti ha riconosciuto qualche merito per questa grande riuscita?

“Alcuni sì.  Altri prima sì, poi la corona in testa gli ha fatto male. Ma questo è un argomento privato che non mi va di toccare, preferisco pensare che se si sono risollevati è anche perchè in realtà si mangia semplicemente bene in quel posto”.

Quando hai deciso di aprire un burger-store tutto tuo, perché hai scelto proprio il Vomero come sede? E soprattutto, ci spieghi meglio il sistema di vendita dei panini e la scelta mirata dei gusti? Perché solo sei?

“Perchè Puok è un brand che in quell’atmosfera diventa ancora più bello. Volevo iniziare li, volevo farlo take-away e con solo 6 panini. Solo sei panini perchè un take-away deve essere un take-away, non possiamo permetterci ore di attesa, e avere un menù studiato e non modificabile semplifica il servizio e ci permette di fare grande qualità in tempi rapidissimi.”

Quanto conta la qualità degli ingredienti?

“Conta un sacco. Ma conta ancora di più l’anima. Ho mangiato panini con ingredienti top che non avevano anima, e panini con ingredienti mediobassi fatti con grande cuore e dal gran sapore finale. Noi vogliamo fare panini buonissimi, con ingredienti buonissimi, e ricchi di anima e identità.”

Tutti i ragazzi che si mettono in fila dalle 19, se non prima, per mangiare da Puok e Med, è palese che non siano solo clienti, ma persone che si sono davvero affezionate a te, a partire da Facebook. Seguendoti su tutti i social abbiamo notato che interagisci moltissimo con loro e, dai commenti, sembra che siate un gruppo enorme di amici. Come pensi che sia nato questo grande rapporto di familiarità e perché?

“Perchè Puok e Med è un amico che racconta agli amici dove ha mangiato, cosa ha mangiato, cosa gli è piaciuto. E tra quelle righe riesci ad immaginare anche il luccichio agli occhi che ho quando tutto questo avviene normalmente con i miei amici. Ho sempre immaginato i miei lettori come amici a cui raccontare le mie emozioni, e forse in un certo senso davvero si sono trasformati in amici. Bellissimo.”

Hai in programma di aprire nuove attività? Quali sono i tuoi progetti culinari e non per il futuro?

“Mo vediamo. Ho un cassetto strapieno di sogni”.

Per maggiori info su Le avventure culinarie di Puok e Med e sullo store clicca qui.