Cristiano Godano si racconta con schiettezza e in profondità in un mini-tour isolano organizzato da Rocketta Booking. Un’occasione per conoscere i Marlene Kuntz dietro e giù dal palco.
di Daniele Messina – La voce calda e sicura di Cristiano Godano è quella che inaugura la nuova stagione per una riapertura molto attesa a Catania. La Cartiera riapre i battenti e lo fa in pompa magna, con un ospite di livello dritto nel salotto buono di casa.
Le sedute e le luci tenui e calde della sala affrescano una serata dalle nuances deliziosamente piacevoli. Non sarà un live tutto d’un fiato. Lo si intravede dai due sobri sgabelli sul palchetto, che danno l’idea dell’imminente chiacchierata vis à vis con Paolo Mei, dove accanto, giace, in attesa, l’immancabile chitarra.
Godano guadagna il palco e toglie la giacca, tenuta fino a quel momento, nonostante la temperatura poco clemente del posto, per lasciar posto a corde e chitarra. Una risposta ad un intervento sulla storia dei Marlene Kuntz dà il la ad un fiume di idee, opinioni e visioni del leader di una delle principali band noise/new wave anni ‘80 (assieme a Litfiba, Diaframma, Neon, a detta dello stesso). Ebbene quell’alone di new wave non se n’è mai andato da Godano. Così come il graffio sussurrato della sua voce rimane ugualmente profondo a distanza di anni dall’esordio, fortunatissimo, di “Catartica” (1994). Si parla dei Marlene, di ciò che sono stati e continuano ad essere, ben oltre il limite del terzo album imposto da fantomatici musicofili verso i quali l’artista esprime il proprio dissenso. Perché, in un’evidenza disarmante, i Marlene Kuntz sono davvero rimasti fedeli a loro stessi. Anche dopo venti e correnti di musica respirata e suonata, dopo 10 dischi e qualche capello bianco in più.
Le prime note suonate dalla chitarra che compone da sé la strumentazione danno colore al raccontarsi senza filtro di Godano, un trasferire, il suo, le proprie sensazioni e idee maturate in 20 e più anni di carriera, con il piglio del leader che i frontman, soprattutto nello spinoso sottobosco musicale italiano, devono necessariamente avere. Parla della propria band e lo fa in una maniera inevitabilmente orgogliosa. I tre musicisti che completano la formazione Marlene non sono presenti ma rimangono una forte presentia in absentia, nel tour che porta Godano a suonare nelle principali città dell’isola sapientemente organizzato da Rocketta Booking.
La Canzone che scrivo per te a freddo è un grosso rischio per i presenti, che quantomeno si aspettavano di arrivarci già caldi. L’aneddoto dietro al fortunato duetto con Skin viene snocciolato e definito come “una bellissima visione di marketing” dello staff che lavorò al disco. Obiezioni? C’è un filo che cancella lo spazio tra il pubblico e il palco, intessuto di ammirazione e, soprattutto, fiducia. In quella voce che tanto ha regalato e che, stasera, è attesa con bramosia dal pubblico. La Lira di Narciso e Musa, pezzi portanti di una discografia così ricercata, vanno via in un flusso di buongusto e bellezza misurata e goduta. La stessa che viene chiesta di individuare nel nostro tempo ad uno spiazzato Godano, che poi parte in una risposta (mai arruffate e incomplete) che da sé andrebbe bene come testo per un disco futuro. Perché le parole di una conversazione informale come quella di stasera sono come i testi dei Marlene Kuntz, vere e proprie poesie,disinteressatamente vicine ad un fare filosofia e semplicemente, ed in totale purezza, vere e sentite. “E l’eleganza di ogni tua intenzione è incantevole”.
È inevitabile che in testa marci il pensiero di ciò che sta per arrivare, le note che (più di tutte?) si attendono da quelle corde e dita. Si ferma qualche minuto su una domanda che, in conclusione, lo accende chiedendogli di definire il “Silenzio”, quella tanto mancante componente dei discorsi di oggi. Il volto si accende, trasuda insofferenza per un meccanismo sociale ormai oliato e in piena corsa che ci vuole tutti protagonisti e portavoce di chissà quale opinione indispensabile. Eppure basterebbe leggere una manciata di quei versi che stasera, Godano, recita a meraviglia.
Quando su un tamburellare sulla cassa della chitarra annuncia Nuotando nell’aria, a La Cartiera tutta tremano un po’ le gambe. Un’introduzione magnifica, di un pezzo che fonda la propria affascinante bellezza su di un delicato e perfetto costrutto strumentale, che sfoggia una veste insolita – eppure così bella e delicata – da accompagnamento ad un pour parler costellato di chicche e segreti sulla carriera da applausi dei Marlene Kuntz. Che di quella voce, e di quelle emozioni sussurrate, si ha la sensazione che non se ne avrebbe mai abbastanza…
Galleria fotografica di Giuseppe Picciotto.