Mike Watt e i sogni dell’OFFSETFEST al Magazzino sul Po

Il racconto della prima serata di OFFSETFEST con le performance di Miles Cooper Seaton, Krano e Il Sogno del Marinaio. In attesa del gran finale di stasera con Acid Mother Temple e Fuzz Orchestra.

di Francesco Lurgo – A Torino non mancano di certo piccoli e grandi festival, e l’accesa due giorni ad alto tasso di acidità psych che va in scena al Magazzino sul Po è senz’altro un’aggiunta gradita per la città sabauda, la quale forse per una sua storica vicinanza con l’occulto ha sempre mostrato sensibilità per i rituali musicali tendenti a deviare verso sentieri poco battuti. Il festival è frutto della convergenza di alcuni interessanti percorsi, nella fattispecie quello delle attivissime label e agenzie di booking Off Set e Scarrymonster con quello del Magazzino stesso, che negli ultimi anni di programmazione ha avuto un occhio di riguardo verso il meglio della scena avanguardista italiana ed europea.

Il folk di Miles Cooper Seaton e Krano in bilico tra sperimentazione e tradizione

La prima serata la apre l’americano Miles Cooper Seaton, ai più noto come membro dei vulcanici Akron/Family e in tempi recenti già frequentemente avvistato a Torino per registrazioni e collaborazioni con importanti realtà locali; non a caso la sua performance intimista si sposa perfettamente con la brumosa atmosfera della notte autunnale in riva al Po; dopo un’introduzione di pura drone music si arma di chitarra, pedaliera e microfono e dipinge bozzetti con tenui acquerelli. E’ un set fatto di frammenti: compaiono e scompaiono continuamente tra i flutti spunti di melodie che mettono in mostra una voce solenne e intensa, evocativi arpeggi post-rock che stringono il petto, e brandelli di intricati chitarrismi country-folk (non a caso la chiusura del concerto è affidata a un tradizionale americano), spesso destrutturati tra riverberi e distorsioni. Spesso la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un flusso di coscienza estremamente intimo, piuttosto che a un live organizzato in maniera canonica, e l’intensità e la sensibilità con cui Seaton si concede fanno sì che il pubblico rimanga ipnotizzato e trascendente, completamente avvolto.

Un cambio deciso di atmosfera si ha quindi con l’italiano Krano; accompagnato sul palco da volti noti al pubblico torinese (tra cui componenti dei Movie Star Junkies), propone il suo garage-rock rallentato di parecchi BPM e che strizza l’occhio al folk. Nonostante l’atmosfera decisamente più calda e sporca, la vicinanza alla tradizione lo accomuna con la precedente performance; stavolta la tradizione non è però soltanto quella americana, ma anche la sua personale che affonda le radici nel nord Italia: i brano di Krano infatti, come nel suo album “Requiescat in Plavem”, sono tutti cantati in dialetto veneto, e sorprende la naturalezza con cui questa lingua si sovrappone al sound grezzo al punto giusto della band.

Il Sogno del Marinaio sulle sponde del Po

A questo punto la sala del Magazzino è gremita e l’attesa è palpabile per il primo pezzo da novanta della due giorni. Stiamo parlando ovviamente di Mike Watt, accompagnato da due italiani di eccellenza, Stefano Pilia alla chitarra e Andrea Belfi dietro le pelli, a costituire “Il Sogno del Marinaio”, formazione con già due dischi all’attivo. Watt non ha certo bisogno di presentazioni, dopo l’inizio di carriera con i Minutemen insieme al sempre compianto D.Boon, si è accompagnato con molti dei più grandi esponenti del rock mondiale dai primi ’90 ad oggi, ed è bassista dei riuniti Stooges.

La Storia con la S maiuscola che il quasi sessantenne Watt porta sulle sue spalle si riversa tutta insieme sulle corde del suo basso, talvolta accarezzate ma molto più spesso strappate e percosse. Se a questo si unisce il talento indubbio dei due nostri connazionali con lui sul palco (Pilia passa con nonchalance dai palchi da migliaia di persone di Massimo Volume e Afterhours alle sperimentazioni radicali di progetti come In Zaire, e Belfi è un batterista che definire poliedrico è poco) il risultato è una miscela assolutamente esplosiva pronta a detonare sulle assi del palco di Gianca. La macchina è perfettamente oliata, è un treno in corsa che investe in piena faccia la folla e per un’ora non concede tregua. I riff incontenibili e primordiali sono un bignami dell’essenza del rock’n’roll e si scontrano con la lucida follia strutturale del prog, con stop&go spettacolari dal retrogusto math, e se non bastasse tutti e tre si concedono anche piccole parti vocali.

Esecuzione tecnicamente perfetta, e divertimento totale sopra e sotto il palco: Watt non può che definirsi mattatore, e i suoi due compagni sono visibilmente esaltati dall’esperienza che stanno condividendo. Nel bis torna sul palco anche Miles Cooper Seaton a duellare a suon di assoli con Pilia. Tutto questo dà vita a una performance memorabile, una scarica di energia elettrica a cui le registrazioni sul disco non rendono pienamente giustizia, e la prova è l’ovazione che il pubblico, che ormai ha completamente riempito la sala, tributa al Sogno del Marinaio al termine di ogni brano.

Capirete bene che con queste premesse stasera conviene non perdersi il secondo appuntamento con l’OFFSETFEST al Magazzino sul Po.

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