Il rock’n’roll irruento e scanzonato della band californiana riscalda il basement dell’Astoria in questo inizio d’autunno. In apertura le trame psichedeliche dei torinesi Nowolf.
di Jacopo Lanotte – L’estate volge al termine, siamo tornati alla routine quotidiana e l’Astoria, club di riferimento per il panorama alternativo torinese, riapre i battenti. La stagione autunnale viene inaugurata già nel week-end con i Neozelandesi Yumi Zuma, ma martedì 4 ottobre è tempo di rispolverare una delle band americane veterane del rock’n’roll alternativo dell’ultimo decennio. Stiamo parlando dei Crocodiles, direttamente da San Diego, California. E il clima tiepido della West Coast penetra subito nelle vene dell’affezionatissimo pubblico torinese.
La band, progetto nato nel lontano 2009 come duo, è ormai una realtà consolidata sul panorama indie-rock internazionale. Brandon Welchez e Charles Rowell i fondatori. Quando ancora l’esplosione del revival anni 80 era agli albori, i Coccodrilli californiani rielaboravano quelle sonorità a cavallo tra post-punk e indie-rock shoegaze (i Jesus and Mary Chain saltano subito all’occhio), in Summer of Hate (2009, Fat Possum Records). Sicuramente ancora oggi il loro lavoro più interessante e ricco di spunti.
Come si suol dire “Rock’n’Roll will never die”: come non essere d’accordo, se ancora nel 2016 band come i Crocodiles ci fanno divertire senza troppi compromessi
Si sono susseguiti anni indolenti in cui album di medio spessore hanno visto allargarsi la formazione originaria, che martedì sera troviamo a quattro sullo stretto palco del basement. Perché come di moda nei club inglesi a cui è ispirato, l’Astoria sfrutta la sua ampia cantina come dancefloor e sala concerti. I Crocodiles la fanno vibrare con deflagrazioni soniche sempre controllate, dando la dimostrazione di essere un progetto che “si conosce” fin troppo bene. Sempre cavalcando quell’onda di spuma riverberante, arrivano infatti a travolgere i numerosi presenti senza mai dare l’impressione d’incertezza. Talora però i brani scivolano piatti durante l’esibizione. Semplice rock’n’roll sia chiaro, non si spostano, ma d’altronde non sarebbe neanche il caso di provarci. Il sound è quello, è per fortuna, a fronte dei tanti riferimenti ripescabili dal passato, spesso più inglesi che americani, si propaga con autenticità.
Come si suol dire “Rock’n’Roll will never die”: ed effettivamente come non essere d’accordo, se ancora nel 2016 band come i Crocodiles ci fanno divertire senza troppi compromessi. Con gli anni d’altro canto, le sperimentazioni dei primi dischi (con commistioni interessanti tra synth psichedelici e drum-machines pienamente new wave) vengono meno, in favore di un livellamento sonoro e di produzione sempre più strutturata. Ma non temete, il prossimo album in uscita il 21 ottobre su Frenchkiss Records, riaccoglierà in casa quelle vecchie conoscenze. Di “Dreamless” (così prende titolo il loro ultimo lavoro registrato a Città del Messico) ci danno qualche assaggio durante l’esibizione, ma alla fine sono i tormentoni come “I Wanna Kill” o “Cockroach” che entusiasmano i presenti.
Non dimentichiamo però l’interessante apertura dei NoWolf. Scelta, in partenza, piuttosto azzeccata per calare gli spettatori nell’atmosfera della serata. Il terzetto torinese per due terzi fa parte anche di un altro progetto musicale concittadino, i Maniaxxx, con i quali condivide una delle più vive etichette indipendenti italiane: EDISON BOX. Registrano quasi un anno fa il loro primo disco, “Flow On” e si presentano con numerose esibizioni cittadine alle spalle, sia in versione rilassata (com’è accaduto il 13 settembre al SAMO per Close to Me) che ad alto volume. Purtroppo l’acustica del basement non gioca a loro favore; troppo esigue inoltre le presenze sotto palco durante il loro live. Non si crea la giusta atmosfera e i brani rimbombano con non poca confusione. Un peccato, perché le sonorità psichedelico-tribali (memori dell’esperienza dei Maniaxxx) innestate su una scrittura slacker Anni 90 alla “Built to Spill”, si presentano genuine in registrazione. Ma non solo. La band è multiforme e talvolta ci accompagna in deliziosi valzer elettrici come il singolo “Growing up tired”. Spiace, anche perché dopo arrivano in “gessato” e tiratissimi, i Crocodiles e la sala si riempie. Certo l’esperienza fa la sua e i quattro californiani sparano a zero le loro scarne melodie post punk. Il pubblico le assorbe con naturalezza. Ma nota di merito va anche a chi a volte si trova di fronte a pochi e riesce comunque a non pensarci. I NoWolf lo hanno dimostrato.