Flamingo: psichedelia fiabesca dall’eco orientale

Forti dell’esperienza maturata sui palchi di Tokyo, i Flamingo arrivano al SAMO – affiancati da Nobody Cried For Dinosaurs, Bleeding Jasmine e Culture of Cargo – per  la concept night “Close to Me”: una serata dalle delicate tinte psichedeliche. 

Abbiamo colto l’occasione per parlare un po’ con la band, in un’atipica intervista al crocevia tra Oriente e Occidente. Un viaggio da Torino a Tokyo e un tuffo nella cultura psichedelica del Sol Levante, completato dal servizio fotografico realizzato… a bordo piscina.

di Jacopo Lanotte – Quanto è distante Tokyo dall’Italia? Un abisso. I ritmi di lavoro al limite della crisi di nervi, la freddezza dei rapporti sociali, la sindrome “Otaku” e le ore passate in sale giochi mostruose dove i vizi repressi scivolano via come un atto liberatorio. Bene, vi starete chiedendo come mai cominciare un articolo musicale in questo modo. Forse un semplice reportage di quella serata stravagante non sarebbe sufficiente. Perché un frammento del Giappone e di Tokyo si è materializzato sul palco del SAMO e ciò non ha potuto lasciarmi indifferente. 

Silenzioso si aggira per il salone del locale Tatsuya Nakayama giovane chitarrista giapponese di Flamingo il progetto musicale di Lavinia Siardi nato a Milano ed emigrato presto verso la terra del Sol Levante. Mentre i gruppi si susseguono nelle esibizioni, lui scompare di tanto in tanto, ma riesco ad incrociarlo dopo qualche giro a vuoto.

Martellano a colpi d’incudine sulle pelli della batteria, i Bleeding Jasmine (band torinese chiamata ad introdurre le esibizioni), mente io e Tatsuya in arte “Jay”, cerchiamo di intavolare un discorso. “Il blues americano è la passione che mi ha spinto a suonare” – racconta –  “e dopo il diploma al “Los Angeles Musicians Institute” ora vivo a Tokyo e suono con Lavinia. Per divertirmi faccio parte anche di un altro paio di band pop giapponesi Her(b)est e BTS“. La riservatezza iniziale nasconde uno spirito aperto e nel dialogo mi accorgo progressivamente delle diversità che seppur ci separino nei modi, nella convivialità, svaniscono con lo sciogliersi della conversazione.

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Salito sul palco si trasforma: emette i suoi languori psichedelici, soffusi, inseriti al momento giusto, mentre il resto della band si muove su sonorità tra il pop-folk dei Daughter e aperture verso elettriche ballate americane (interessante la rivisitazione di un brano di Joni Mitchell). Loquace e con il piglio giusto Lavinia ci tiene a ricordare ad ogni brano quali sono stati i momenti che lo hanno accompagnato nella genesi, dando sempre l’impressione di una freschezza autentica.

In tutto ciò, molti gli echi che richiamano la terra del Sol Levante. Particolare proprio per l’intervento della Fender Stratocaster americana di Jay, accarezzata con equilibrio zen, è una delle canzoni in scaletta dedicata ai Fiordi Norvegesi. “Già perché se ora è ormai un anno che vivo in Giappone e ho intenzione di stabilirmici, per un periodo ho vissuto in una casa incantata scandinava” spiega al microfono Lavinia. Sembrano tessere trame fiabesche i quattro membri di Flamingo e sinceramente comprendo quanto il progetto stia acquisendo consenso tra i giovani alternativi a Koenji e a Shimokitazawa (due dei quartieri più vivi artisticamente a Tokyo).

“In Giappone, sono entusiasti di ciò che facciamo” – mi racconta Lavinia – “è davvero stata una rivelazione ricominciare il progetto a Tokyo, artisti e musicisti convivono in spazi magnifici, non è soltanto una città caotica e alienante”

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Jay d’altro canto ci tiene a rivelarmi il suo amore per l’Italia grazie alle prime esperienze che qui sta vivendo. E merito va senz’altro all’idea splendida di una nostra penna: Federica Giallombardo, che nel pomeriggio si è portata a spasso Jay e compari in quel di Gassino, poco distante da Torino.

L’idea nata un po’ per gioco si è rivelata una vera sorpresa. Assunta come stilista e fornitrice ufficiale degli abiti, Federica ha coinvolto l’unico vero negozio di vintage a Torino, curato sin dalla scelta dei poster di cui è interamente tappezzato (dal “Principe di Belair” ai “Giochi Preziosi” sino agli idoli in miniatura dei cartoni giapponesi anni 80/90). Stiamo parlando di Sin Control Vintage in via Santa Giulia 35, a Torino. Un paradiso per i nostalgici della moda di 20, 30 anni fa, all’insegna di jeans a vita altissima, bomber e magliette del passato glorioso di qualche squadra di baseball o camicie coloratissime “oversized” a motivi geometrici, orientaleggianti. Come quelle indossate a pennello dai membri di Flamingo (d’altronde sia Tokyo che Milano sono attente capitali della moda anche quando si parla di rivisitazioni indie-retrò). Potrete così ammirare qui sotto – nel servizio fotografico a cura di Mario Toyoshima con la direzione artistica di Federica Giallombardo – Jay, Lavinia e Federico Cavaglià (batterista della band) a bordo piscina e successivamente immersi in acqua sotto le tinte crepuscolari delle colline Gassino-torinesi. Jay tremava ma alla fine si è divertito tantissimo, sono le parole di Federica e, parlandone con lui stesso, effettivamente è risultata un’esperienza piacevolmente inaspettata, prima del live serale.

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A chiudere le porte del SAMO sono gli amici e per metà membri di Flamingo, Nobody Cried For Dinosaurs: ebbene ormai il pubblico si sia dimezzato – un po’ per l’ora un po’ perché in settimana – si divertono e suonano con sciolta spensieratezza. Sembra di essere ad una festa in casa, mi verrebbe da dire. Jay come al solito seduto leggermente in disparte, viene dunque invitato sul palco per improvvisare ancora un brano, mentre io e i pochi rimasti, ci concediamo un ballo frenetico. Le hits tropicali del quartetto, dove sonorità alla Vadoinmessico di “Pepita Queen of the Animals” e fresco indie-pop newyorkese (Vampire Weekend a go-go), si mischiano e scorrono in un flusso travolgente.

Un finale gradevole e danzereccio, dopo le trame malinconicamente giapponesi di Flamingo (che seppur si presenti con un nome caraibico ha in realtà musicalmente ben poco di quei colori). Il clima sereno si è protratto fino a tarda notte tanto che il gestore del locale è stato costretto letteralmente “a cacciarci via!”.

È tempo dei saluti, ringrazio così Jay e Lavinia per le gentili rivelazioni e auguro loro un buon proseguimento di tour (è infatti stata una carovana durata dal 13 al 19 settembre quella che ha portato Flamingo in giro per quasi tutta Italia). Neanche un momento per accorgersene e sono già le tre e mezza di notte. Osservo in lontananza il van della band e mi domando ora quanto possa essere diverso affrontare una simile esperienza a Tokyo, dove tutti sembrano vivere solitari nella loro seria organizzazione quotidiana. La stessa Lavinia mi conferma ciò, parlando delle sue prime suggestioni della capitale nipponica. Non resta che esprimere tutta la mia ammirazione per chi come lei sta tentando una carriera da musicista in Giappone. “Una terra ancora molto chiusa su sé stessa ma che conserva una dote incredibile per lo sviluppo culturale: la viva curiosità verso ciò che accade dall’altra parte del pianeta”.

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Servizio fotografico a cura di Mario Toyoshima con la direzione artistica di Federica Giallombardo. Si ringrazia per la disponibilità lo store Sin Control Vintage in via Santa Giulia 35 a Torino.

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