300 tatuatori, migliaia di appassionati e tanti curiosi per il raduno torinese giunto alla settima edizione; e sempre più internazionale.
di Federica Monello – Harley Davidson in bella vista, una Jeep Wrangler Unlimited bianca tutta tatuata, borchie e catene, fisici statuari pittati dalla testa ai piedi ma anche famiglie con bimbi al seguito. Questi alcuni degli elementi ricorrenti alla Torino Tattoo Convention, giunta alla settima edizione.
Il Palavela per tre giorni è diventato il tempio italiano dei tatuatori, con nomi d’eccezione, sia italiani che stranieri. Musica, spettacoli di fuoco, pole dance e dj set hanno fatto da contorno all’incessante operare delle macchine dei tatuaggi che hanno impresso inchiostro in migliaia di corpi.
La parte iniziale dell’esposizione era quella più tranquilla con più spazio per gli artisti, quelli più rinomanti a livello nazionale e internazionale. L’area centrale del Palavela era invece una vera e propria bolgia di curiosi, di artisti e di persone di tutte le età che erano lì per tatuarsi; oppure solo per sbirciare. Pensate a più di duecento artisti uno accanto all’altro con stili, colori e background differenti sotto lo stesso tetto e sotto l’incessante brusio metallico dei “ferri” per tatuare.
E i visitatori? Molti erano lì per farsi dipingere la pelle dall’artista che da sempre ammirano e che finalmente hanno potuto avere lì davanti. Altri hanno raccontato di esser andati per curiosità e forse per aggiungere un altro tassello colorato al proprio corpo. In effetti il mood del pubblico rispecchiava la presenza massiccia negli stand con i tatuatori impegnati costantemente.
Un ragazzo guardava “Breaking Bad” per ingannare l’attesa della fine della seduta. Altra cura palliativa era ovviamente l’ascolto di musica d’ogni tipo. Gli artisti internazionali, vuoi per il problema della lingua vuoi per altro, lavoravano isolati dal mondo grazie a delle potenti cuffie.
Tanti gli stili presenti, quasi tutti anche se ne nascono in poco di nuovi alimentati dalla fantasia e attitudine dell’artista. Maori, japanese style, old school, watercolor tattoo, realistici, new traditional e anche il tatuaggio destrutturato. Sì, destrutturato. Il colore e la forma si separano per diventare due entità diverse sulla pelle che si incontrano ma non alla perfezione.
Per conoscere i retroscena della Convention abbiamo intervistato Nick, organizzatore dell’Italian Tattoo Artists.
Quanto tempo ci vuole ad organizzare un evento del genere?
“Si inizia l’organizzazione due settimane dopo aver chiuso l’ultima edizione, giusto il tempo di rilassarsi un attimo. Il primo passo è prendere le iscrizioni e tante si prendono durante l’evento. Da lì si va avanti con il contratto per il posto, coordinazione e organizzazione degli spettacoli”.
Quali sono i criteri per selezionare gli artisti tatuatori?
“Ogni artista ci manda un portfolio dei suoi lavori, quelli veri eh non il lavoro sulla carta. Si esamina e si valuta se è all’altezza della convention. Qui il livello è alto e puntiamo sui tatuatori bravi non solo “famosi”.
Cosa distingue quest’edizione delle altre?
“Sicuramente la presenza di molti più artisti stranieri, la Convention si sta internazionalizzando. Inizialmente era nata come un evento italiano solo per artisti italiani, ma col tempo la richiesta è cambiata e stiamo seguendo questo trend internazionale.
Come è cambiato negli anni l’evento?
“È cambiato tanto, il primo anno è stato quasi una scommessa con un centinaio di tatuatori. Col tempo siamo cresciuti tanto da dover cambiare location per accogliere più artisti e più visitatori.
C’è in questa edizione qualche artista che da tempo volevate portare e di cui potete adesso vantarne la presenza?
“Non voglio fare nomi per non sminuire nessuno, ma ci sono artisti inglesi, argentini e russi che sono i numeri uno nel loro stile. Oltre agli italiani, i migliori sono qui.”
L’organizzatore della Torino Tattoo Convention è un tatuatore? Ti ha spinto la passione per i tatuaggi ad organizzare l’evento?
“No, io sono un modellatore di design automobilistico. Non è tanto la passione per il tattoo che mi ha spinto ad organizzare l’evento, quanto il mio essere motociclista. Si sa le Convention migliori nel mondo le organizziamo noi!”
C’è anche un angolo sulla prevenzione e sull’informazione, perché questa scelta?
“È già il terzo o il quarto anno che è presente questo spazio. È importante questa presenza perché farsi un tatuaggio ha delle conseguenze sulla nostra pelle ed è giusto essere informati. Nello spazio è possibile fasi visitare un neo o una macchia e capire se siano problematiche o meno.”