Basilicò: molto più di un ritratto di famiglia siciliana

Un atipico affresco di Sicilia e un intimo ritratto di famiglia, nell’affascinante graphic novel firmata da Giulio Macaione e pubblicata dalla Bao. 

Ramon Rodriguez Lioia  –  L’altro giorno mi è capitato di prendere in mano lo stupendo Basilicò di Giulio Macaione, breve ma piacevolissima graphic novel in uscita per Bao Publishing. L’ho letto tutto d’un fiato. E già qui potrei riassumervi l’intero articolo, dicendo “E’ stupendo, compratelo subito”.

Invece, vi introduco a questa perla – Basilicò, di Giulio Macaione, 160 pagine, Bao Publishing – con la definizione che la stessa Bao riporta sul suo sito:

“Un affresco familiare raccontato dal punto di vista dei figli di una matriarca siciliana”, arricchito da “ricette di famiglia, che intervallano i capitoli e si possono copiare e cucinare veramente”.

Inizialmente, ho deciso di leggerlo e recensirlo per curiosità gastronomica, da appassionato di cucina, per scoprire quale potesse essere l’anello di congiunzione fra ricette, fumetti, e Sicilia, senza cadere ahimè nel libro di ricette illustrato o nella storia senza spina dorsale, appiccicata lì per tenere insieme un’opera. Non è successo niente di tutto questo.

bannerstorebasilico2-1024x576

Basilicò è effettivamente la vicenda di una famiglia siciliana, ri-narrata più volte con uno schema particolare ed interessante: i punti di vista dei diversi figli della protagonista – la matriarca siciliana Maria – si intrecciano e si susseguono, riprendendo ciascuno l’intera storia della vita della signora, ma ciascuno dalla propria nascita in avanti.

Quasi come vedere il riassunto delle loro vite, incastrato nella vita della loro famiglia e con le vicende degli altri figli. Il tutto articolato con eleganti inserti di cucina, a separare i capitoli e a mettere ordine nella vicenda.

Lo schema narrativo, complicato a spiegarsi ma piacevolissimo da leggere, non è l’unico punto forte di questo “affresco di Sicilia”; spesso capita, quando abbiamo a che fare con una narrazione (generalmente italiana) profondamente legata al territorio (a Roma, a Firenze, alla costa napoletana così come alla Sicilia o alla montagna), di scadere nella macchietta, nello stereotipo, nella chiacchiera, caratterizzando fin troppo e, di fatto, privando l’opera di spessore e realismo. Ed ecco che a Roma c’è solo la borgata, che a Napoli c’è solo la dura vita in mezzo al crimine, che la montagna è sempre bellissima ma dura e difficile, e così via.

Macaione riesce invece dove molti altri falliscono: la sua Sicilia, la Sicilia che ci dipinge nell’intervallo fra gli anni Settanta ed oggi, è una Sicilia vera, con un corpo e un’anima. E’ una Sicilia di bellezza e di sensazioni, è una Sicilia chiusa e bigotta, è una Sicilia che parla alle spalle ma che è genuina e solare, è, insomma, una cosa vera, non una visione inventata per compiacere il pubblico. Anche la scelta di non abusare nel dialetto, spruzzando solo qua e là qualche parola nei dialoghi, ci aiuta a non rendere i personaggi delle banali caricature.

La Sicilia di Macaione vive nelle pagine, così come i suoi personaggi; sono pieni, sono veri, non sono esagerati né in una direzione, né nell’altra. Le mie parole suonano criptiche, perché non voglio spoilerarvi niente: ma diciamo che le premesse del fumetto lascerebbero ampio spazio alla banalizzazione, al creare personaggi esagerati, al creare vicende estremizzate. Il rischio concreto di scivolare nella narrazione sul tema del “genitore malvagio che rovina la vita dei figli, i quali diventano psicopatici depressi per colpa loro” – buonasera a tutti i fan di Evangelion, comunque – c’è, ma il nostro ottimo autore non ci sconfina nemmeno per un minuto. E’ facile, secondo me, riuscire anche ad identificarsi: chiunque di noi ha avuto la sensazione che la propria mamma fosse troppo severa, d’altronde.

basilico8

La storia è, di fondo, molto toccante e piacevole; la vicenda si sviluppa in maniera ordinata e chiara, dipanandosi pian piano con lo schema narrativo di cui sopra. L’unico problema, però, che si riscontra, è la mancanza di un vero, definito, assoluto finale. Intendiamoci: un finale c’è, ma, nel mio giudizio, una vicenda come quella presentata, completa di colpi di scena, è poco adatta al finale aperto che Macaione ci propone; il protagonista va assolto o condannato? I co-protagonisti vanno assolti o condannati? Vi invito caldamente a leggere anche voi l’opera per poter dare il vostro giudizio.

“Forse, in questo sta la bellezza di Basilicò: come tutte le vicende umane, le vere e genuine vicende umane di tutti i giorni, quelle che capitano anche a noi, non c’è una vera conclusione, non c’è un vero punto di vista.”

Approfondendo il discorso, noi ci troviamo davanti a una vicenda che, in base alle nostre sensibilità individuali, può essere letta in più modi: come la storia di un amore materno, come la storia degli errori di una madre, come la vicenda di cinque figli disgraziati, oppure di cinque ragazzi benedetti da una famiglia amorevole. In una situazione come questa, probabilmente, l’autore potrebbe dare una linea più netta, aiutando il lettore a capire, se non quale sia il punto di vista più corretto, almeno quello immaginato dall’artista; una sorta di indicazione filologica per capire cosa volesse realmente comunicarci.

Ma forse, più probabilmente, in questo sta la bellezza di Basilicò: come tutte le vicende umane, le vere e genuine vicende umane di tutti i giorni, quelle che capitano anche a noi, non c’è una vera conclusione, non c’è un vero punto di vista. E questo si mantiene molto coerentemente con quanto detto sinora: i personaggi sono umani, la Sicilia è umana, la signora Maria è umana.

Dal punto di vista grafico, infine, non posso che fare i miei migliori complimenti a Macaione: la sua opera è disegnata in modo semplicemente perfetto; se non stiamo parlando di ligne claire, secondo me, poco ci manca. Il tratto pulitissimo, nitido, che diventa solo appena più sfumato nei numerosi flashback – enfatizzando il senso di ovattato ricordo, peraltro – è veramente eccelso, mantiene l’occhio del lettore appagato senza distrarlo continuamente, e permettendogli di concentrarsi sulla storia, quasi come a voler far sì che l’attenzione rimanga puntata su… una vicenda di tutti i giorni, la vicenda che, appunto, è sicuramente capitata a qualcuno, da qualche parte. Forse in Sicilia, forse nella Sicilia pettegola che ci viene presentata, forse altrove. 

Una storia sussurrata ma piena. Insomma Basilicò è un’ottima graphic novel, spunterà negli scaffali delle vostre librerie di fiducia in modo timido, perché non si presenta in modo rombante, non ha colori sgargianti o slogan incredibili sulla copertina, vi passerà sotto il naso e voi non vi sarete accorti della sua bellezza. Come il profumo del basilico.