Classe 1975, Gabriele Antonucci è un giornalista e critico musicale che attualmente scrive per Panorama.it, Icon, Flair e Classic Rock. “Aretha Franklin, la Regina del Soul” è il suo libro – pubblicato da Soul Books – dedicato alla grande artista: brillante esempio di sintesi e contenuti di qualità rara.
“Consiglio a tutti di ascoltare l’emozionante Amazing Grace, ancora oggi il disco gospel più venduto di sempre, Aretha now, l’album di maggiore successo della sua carriera con i capolavori Think e I say a little prayer e il recente Aretha Franklin Sings the Great Diva Classics del 2014, ricco di brani dance che confermano la sua capacità di rinnovarsi continuamente e di non temere il confronto con le sue ben più giovani rivali come Adele e Alicia Keys”.
di Raffaella Ceres – Avete segnato tutto? Ora siete pronti a leggere le 130 pagine che Gabriele Antonucci, giornalista e critico musicale, ha progettato per raccontare la vita, il dolore, la passione e l’arte di Aretha Franklin. E’ proprio lo stesso Gabriele, a suggerirci quale musica in cuffia ascoltare per immergersi nella lettura del suo libro che il giornalista dedicato a chi ha suppurtato i suoi 12 anni di giornalismo, non privi di difficoltà, ma anche di grandi soddisfazioni. Sintetizzare la comunicazione in maniera efficace è un compito complesso ma l’obiettivo è stato in questo lavoro stilisticamente raggiunto. Tre elementi principali che formano un insieme preciso ed accattivante, sono i punti forza di una narrazione che si differenzia dalle biografie più usuali: analisi sociale, culturale ed artistica della vita della grande artista americana permettono ai lettori di scegliere agevolmente lo stile di approccio alla lettura al quale di volta in volta dedicarsi. Un libro da scoprire quindi almeno tre volte, senza paura di annoiarsi anzi sottolineando ( rigorosamente a matita) i molteplici stimoli e suggestioni ai quali si viene chiamati.
Abbiamo scambiato qualche battuta con l’autore.
Gabriele, perché hai scelto di scrivere un libro su Aretha Franklin?
“In realtà l’idea è stata di Alberto Castelli, curatore della collana Soul Books, che mi ha contattato chiedendomi se me la sentivo di scrivere un libro sulla regina del soul. La risposta non poteva che essere affermativa, poiché Aretha è sempre stata una delle mie cantanti preferite. E’ stato un onore e un grande piacere scrivere un libro su di lei.”
E’ un libro dalla lettura piacevole e scorrevole pur restituendo al lettore una grandissima quantità di informazioni. Passione e ricerca: come sei riuscito a ricostruire un quadro così ricco di sfumature?
“Ti ringrazio per le tue considerazioni. C’è stato un grande lavoro di ricerca sulle biografie pubblicate in inglese, anche perché non esistevano libri in italiano dedicati a lei, ma solo alcuni capitoli di antologie sulla musica soul. Poi, naturalmente, ci sono stati una grande quantità di filmati visti su Youtube, oltre che a un ottimo documentario su di lei della fine degli anni Ottanta, intitolato “La regina del soul”. Tutte queste esperienze sono confluite nel libro.”
Sono molto interessanti i titoli dei capitoli che sintetizzano perfettamente il cuore di ogni parte narrata. Perché la scelta di organizzare tanti capitoli brevi?
“L’idea del curatore della collana e dell’editore, che ho condiviso fin dall’ inizio, è stata quella di scrivere libri agili e facili da leggere. La vita di oggi è spesso frenetica e intensa, così i 19 brevi capitoli del libro sono semplici da leggere e richiedono un impegno non gravoso rispetto ad altre voluminose biografie di 500 pagine.”
Il tuo libro permette una lettura multidimensionale. Troviamo a dialogare fra di loro elementi sociali, culturali e ovviamente musicali. Che obiettivo ti eri prefissato scrivendo il libro?
“L’obiettivo era far conoscere la vita, le canzoni e la personalità complessa di Aretha nel modo più semplice e completo possibile, pur concentrati in sole 130 pagine. Spero di esserci riuscito.”
Una delle cose che maggiormente colpisce ed emoziona è la descrizione del profondo legame con il padre e quello altrettanto profondo quanto conflittuale con le sorelle. Ma dei suoi figli dei quali parli nei primi capitoli poi perché non parli più?
“Purtroppo ho dovuto escludere molte cose dalla narrazione, soprattutto ciò che non ritenevo funzionale al racconto. E’ il limite e il tempo stesso il pregio di un libro di poco più di cento pagine. Chissà, magari in un futuro potrei ampliare il libro con alcuni episodi interessanti che sono rimasti esclusi dalla prima stesura”.
Il messaggio “più alto” che comunichi con il tuo libro è: dal dolore può nascere forza e dalla forza, arte che rimarrà leggenda. Condividi?
“Assolutamente. Al di là delle qualità artistiche di Aretha, che sono universalmente riconosciute, della sua vita mi ha colpito la capacità di rialzarsi continuamente dopo ogni caduta (e sono state davvero numerose) e di tramutare il dolore in arte, come solo i grandi sono in grado di fare, riuscendo a rimanere attuale nel corso di una carriera che abbraccia ormai 60 anni di attività.”
Un libro funziona se cattura l’attenzione del lettore nelle primissime battute segnate: “Che cosa hanno in comune Nat King Cole, Sam Cooke, Marvin Gaye e Aretha Franklin?” Così Gabriele Antonucci cela nelle due righe iniziali del libro l’intero senso del suo progetto: evitare riferimenti didascalici per far vivere al lettore le emozioni che la stessa Aretha attraversa nella sua lunga e travagliata vita, personale ed artistica. C’è la storia di una nazione, l’evoluzione ed il profondo cambiamento di equilibri sociali, il senso della famiglia e tanta tantissima musica fra le 130 pagine di Aretha Franklin, la Regina del Soul.
Un libro funziona se ti pone delle domande indirette: “Aretha era da anni in cerca del rispetto del pubblico, ma con Respect ottenne molto più di quanto avrebbe mai potuto immaginare”. Il rispetto è un valore aggiunto nella vita di ciascuno di noi, quanto lo è per la vita di un’artista? Questo è forse l’interrogativo indiretto che emerge con più carattere e che porta al cuore delle argomentazioni sostenute dall’autore del libro: l’arte di Aretha Franklin è nata, cresciuta e resa eterna da grandi dolori. Non esiste passione senza sofferenza.
Un libro funziona se girando l’ultima pagina ti vien voglia di sapere perché non c’è una pagina ancora. Nel caso di Aretha Franklin, la Regina del Soul troviamo persino una playlist consigliata che potrebbe farvi venir voglia di accendere lo stereo a tutto volume!