[REPORT] Punk Rock Holiday 2016: camping, skate e ćevapčići

Il miglior raduno punk-rock d’Europa è in un piccolo paesino sloveno al confine con l’Italia, in una cornice naturale mozzafiato. 

di Luca Cescon  –  Per raccontare cos’è il Punk Rock Holiday, per trasmettere l’atmosfera che si vive durante il festival e per far arrivare al lettore le emozioni vissute dal pubblico e dai musicisti bisogna partire da un presupposto: si tratta di una delle manifestazioni musicali più interessanti d’Europa, e forse del mondo se parliamo di punk rock e hardcore melodico.

La location è Tolmin, un piccolo paesino sloveno al confine con l’Italia, lambito dai fiumi Soča e Tolminka e immerso nel verde. Piccoli alberghetti e ristoranti specializzati in grigliate e birre a basso costo sono il punto a favore di questa cittadina, che negli anni ha saputo cogliere il lato commerciale del festival. Il PRH 1.6 si svolge poco al di fuori del centro abitato, in una cornice naturale davvero spettacolare.

Mesi prima dell’evento (andato sold out) ho modo di conoscere i ragazzi di Frammenti di un Cuore Esploso, organizzatori della trasferta slovena e attivi in ambito live e di uscite discografiche. Ci diamo appuntamento a Verona per la mattina dell’8 agosto, in modo tale da poter partecipare al warm up show serale. Alla stazione conosco Yuri, blogger recensore di Microcosmo, e successivamente Elvira e Francesco di Sonatine Produzioni. Il viaggio ci porta via poche ore, e per pranzo siamo già con le gambe sotto al tavolo di un ristorantino di mezza montagna a pochi minuti da Tolmin.

Il festival è già aperto dal 7 agosto, e questo mi causa non pochi problemi nella ricerca di un angolino dove piazzare la tenda. Prima dell’inizio dei live mi concedo due passi all’interno dell’area dedicata al Punk Rock Holiday di quest’anno. Il camping è di per sé diviso in tre parti: la prima, dedicata ai soli camper, è la più vicina alla stradina che collega al paese; la seconda e la terza zona sono per gli amanti della tenda, con un pratone senza alberi e un bosco più coperto e anche più affollato. A differenza di altre manifestazioni di questo tipo, le docce abbondano (ovviamente bisogna avere un minimo di adattamento all’acqua non proprio calda…) e permettono quantomeno di resistere per i 5 giorni.

A fianco al parcheggio dei camper si trova una rampa da skate, sulla quale si svolgeranno per tutto il corso della manifestazione vari contest. L’area interna, separata da un controllo degli zaini e dei pass, accoglie gli spettatori con un piccolo stand dedicato al merch delle band (davvero misero per tutta la durata del fest), un barbiere, alcuni banchetti di oggetti handmade, il gazebo della Fat Wreck Chords e quello della Bird Attack Records, oltre a uno stand della American Socks e uno di vinili e cd vari.

Quello che salta all’occhio, soprattutto per gli amanti delle rarità e delle ultime uscite, è la mancanza di distro. Si tratta forse dell’unica nota negativa del Punk Rock Holiday, che anche in ambito culinario dimostra di sapersela cavare: vegani, carnivori, amanti del cibo indiano e bevitori di birre e cocktail (consigliatissimo il melon ball) possono davvero ritenersi soddisfatti. Inoltre l’acquisto di qualunque forma di sostentamento deve essere pagato attraverso una card da ricaricare ogni qualvolta si termina il credito, in modo da non far girare troppo contante.

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Il main stage è davvero imponente, poiché si trova al fondo di uno spiazzo circondato da alti alberi, che formano così una specie di corridoio, coperto dagli organizzatori di pezzi di legno, in modo da non alzare troppa polvere.

Decido di scendere alla spiaggia, dove trovo subito una situazione alla American Pie: il palco è più piccolo, di fronte a esso una zona coperta per il pubblico non enorme ma comunque sufficiente per divertirsi. Un bar e un paio di altri gazebo di cibo e caffè completano il quadro, mentre tutta la zona è fronte fiume. L’acqua è bassa, e in molti (me compreso) la attraversiamo per goderci il sole su un’isoletta in mezzo ai due affluenti.

Il giorno 1 del Punk Rock Holiday prevede live solamente sul palco principale, a partire dalle 19.00. I pezzi forti della serata sono Lagwagon e Sick Of It All, ossia i capisaldi rispettivamente del punk rock e dell’hardcore. Prima di loro mi colpiscono i Versus The World, band statunitense dedita a un pop-punk sincero e adulto. Le due band di punta non deludono le aspettative, e tirano fuori un concerto fatto di esperienza e carica: i ragazzi di Joey Cape sono alla loro ultima data del tour (insieme appunto ai Versus The World e agli Useless ID), ma nonostante ciò riescono ancora a dare tutto sul palco. Anche i SOIA non sono da meno, capitanati dal solito mattatore Pete Koller, la cui presa bene vale da sola il prezzo del festival.

Il warm up show spiana così la strada per il primo giorno ufficiale del festival. Tutti i giorni saranno così divisi: palco piccolo (beach stage) dalle 13.00 alle 18.00 circa e main stage dall’ora di cena alle 02.00. Proprio sulla spiaggia ho modo di vedere i nostri connazionali X-State Ride, con il loro melodic hardcore alla Propagandhi, e gli interessantissimi Main Line 10, mentre sul palco principale sono i marchigiani Edward In Venice a far saltare il pubblico con la loro vicinanza a band come Belvedere e This Is A Standoff.

La sera assisto, insieme ai miei compagni di viaggio, ai live di Antillectual, Iron Reagan (devastanti e divertenti), Flag (il ramo Black Flag guidato da un furioso Keith Morris), Bouncing Souls (tutti a cantare su Hopeless Romantic e True Believers) e i leggendari Descendents. La band di Milo Aukerman fa impazzire tutti, tra grandi classici e le tracce del nuovo Hypercaffium Spazzinate.

La prevista pioggia imperversa purtroppo per tutta la notte e tutto il giorno successivo, facendo scalare di qualche ora l’inizio dei concerti del mercoledì in beach stage. Nonostante ciò il Punk Rock Holiday dimostra una certa abilità nel districarsi dalle avversità meteo, e anche il pubblico si adegua senza problemi, coprendosi con mantelline, sacchi della spazzatura, felpe delle band e materassini gonfiabili a mo di ombrello.

I Coral Springs, band che avevo avuto modo di ascoltare prima della partenza, aprono la giornata. Il gruppo olandese è guidato dalla voce potente e melodica della cantante Jo, e il risultato è un gradevolissimo punk rock/pop-punk senza tecnicismi, dedicato al sing-along. Altro momento di orgoglio con i nostri Thanx 4 All The Shoes, uno dei fiori all’occhiello della scena melodic hardcore della Penisola.

Intorno alle 20.00 vedo finalmente dal vivo una delle mie band rock preferite degli ultimi anni, i londinesi Apologies, I Have None. La loro musica porta l’ascoltatore direttamente nella parte più grigia della capitale inglese, con brani che spaziano dal solo strumentale a stacchi più arrabbiati.

Il quartetto di band che chiude la terza giornata di Punk Rock Holiday è davvero devastante. Si inizia con gli A Wilhelm Scream, band che non sbaglia un colpo, tra velocità, melodia e tecnicismi (bassista e batterista i componenti che più apprezzo). Fin da subito li piazzo al top della mia personale classifica del festival. Dopo di loro i NOFX sembrano avere tutte le carte in regola per essere tra i gruppi più fighi del Punk Rock Holiday (sono tra gli headliner)… ma in realtà deludono moltissimo, sia in termini di scaletta che di concerto in sé. Troppe chiacchiere, finti battibecchi e battute riempitive sabotano il concerto, tenuto in piedi dal solo batterista, in gran forma.

Da amante del New York hardcore mi godo il concerto dei portabandiera Agnostic Front, in tour con la loro ultima fatica “The American Dream Died. I 5 della Grande Mela tirano su uno show gradevole, senza strafare (l’età si fa sentire) ma comunque mantenuto su alti livelli e con notevole presa sul pubblico. A mandare tutti a letto ci pensano gli espertissimi Strung Out, band che sa sempre il fatto suo e lo dimostra con un melodic hardcore tutto da skatare.

Il giorno dopo la stanchezza è visibile un po’ negli occhi di tutti i partecipanti, me compreso. In beach stage riesco finalmente a vedere i Such Gold, una delle band che più rappresenta il punk rock giovane e tecnico degli ultimi anni. Il loro live è divertente, compatto e mai banale, con una bella presenza scenica dei musicisti e un’ottima risposta del pubblico.

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L’aspetto più bello del fest è forse proprio questo: sotto il palco ci si diverte, lo stage diving si spreca (soprattutto sul main stage), le band “minori” prendono applausi come le band più blasonate e nell’aria si repisra una felicità è contagiosa.

Alle 19.30, proprio per abbattere un po’ le divisioni di genere, suonano sul palco grande i Deez Nuts. Sebbene si tratti di una band che come lavori di studio non abbia più nulla da dire/dare, bisogna dar credito a JJ e alla sua gang: lo show è devastante, si salta tutti sulle note di Like There’s No Tomorrow” e “Stay True e sotto il palco si crea la calca tipica dell’hardcore festaiolo. Dopo di loro i The Flatliners calmano le acque con un rock ben suonato e decisamente apprezzabile, lasciando poi il palco a un’altra band che ho apprezzato moltissimo. Gli Authority Zero sono davvero il gruppo che non ti aspetti: attivi da metà anni ’90, riescono a coinvolgere tutti con un sound moderno, che porta direttamente in uno skate park sulla spiaggia o a una festa del college. Veloci, diretti, melodici e innovativi (su alcuni pezzi la voce di Jason DeVore sembra quasi rap), gli Authority Zero entrano davvero in testa.

Il finale di serata non è dei migliori per quanto mi riguarda, con i Donots (praticamente una band pop…) e la band di Jello Biafra (ex frontman dei Dead Kennedys), che già dal primo pezzo mi fa abbandonare il pit.

Ormai siamo al gran finale, il giorno in cui tutti i nodi vengono al pettine e nel quale si cercano le forze residue per superare l’ultima notte in tenda (dopo il primo giorno il freddo ha preso il sopravvento, con temperature notturne da inverno) e un’intera giornata di musica.

Per fortuna in spiaggia suonano i nuovi eroi dell’hardcore made in Italy, i veneziani Slander. Dalla laguna stanno portando a spasso per l’Europa il loro nuovo album “Bad Weather, la loro ennesima prova di forza. Lo show è come sempre ricco di adrenalina e le canzoni scivolano via potenti e veloci, tra birre, cocktail e materassini gonfiabili volanti. La sera i Muncie Girls si dimostrano una delle band-rivelazione più interessanti del panorama punk rock / indie rock, con un mix di spensieratezza e precisione da non sottovalutare. A chiudere le danze ci pensano i No Fun At All e i Millencolin, ossia due dei punti fermi più apprezzati del panorama musicale internazionale, e non solamente di quello punk rock.

La mattina dopo inizia il grande esodo, tra tende infangate, ultimi piatti di ćevapčići e musica a palla dalle auto in partenza.

Il Punk Rock Holiday segna un punto a suo favore, non solo per gli appassionati del genere, ma per tutti gli amanti del divertimento e della buona musica.

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Foto 1 e 2 all’interno dell’articolo by Punkadeka.it