Due centesimi di analisi sulla mania Harley Quinn, il suo personaggio, ed il suo messaggio: mentre Hollywood è sempre più buonista, uno dei personaggi potenzialmente più ricchi degli ultimi 20 anni viene buttato via.
di Ramon Rodriguez Lioia – L’altro giorno è uscito in Italia Suicide Squad, l’ultima “fatica” della DC in ambito cinematografico, che segue il fallimento totale di Batman Vs Superman e si propone di costruire alcune basi per un futuro “DC Cinematic Universe”.
Suicide Squad è un film – secondo me – fallimentare da praticamente ogni punto di vista; i personaggi sono troppo ridimensionati e adattati alla moda hollywoodiana rispetto al fumetto, la trama è inconsistente, le scelte grafiche sono troppo parruccone e colorate per l’idea che dovrebbero portare avanti; alcuni attori (la Robbie e Will Smith su tutti) spiccano spaventosamente sopra gli altri, Leto è ridotto a fare la comparsa di lusso, e peraltro – il vero suicidio è qua – il film è pure uscito a Ferragosto. Non scendo nei dettagli fumettosi per appassionati – non è questo il senso dell’articolo – ma limitiamoci a questo: SS è un film che si proponeva una cosa, ma riesce solo a creare un po’ di baraonda colorata e di chiasso-con-esplosioni. Non c’è nulla di male in questo, un film d’azione-supereroico non deve necessariamente essere un trionfo di profondità, realismo e introspezione, ma questo film è come un fuoco d’artificio: bello, rumoroso, colorato, ma poi non rimane veramente un tubo.
Detto questo, il fenomeno principale del film è la grande performance di Margot Robbie, nel ruolo di Harley Quinn, e già diventata un sex-symbol (io me la ricordo in Wolf of Wall Street, più nuda che altro, ma evidentemente all’epoca non se la filava nessuno); nonostante l’ottima recitazione, però, dobbiamo porre l’accento su due problemi, il primo infastidisce solo me – ed i fan della prima ora, il secondo dovrebbe invece infastidire tutti. E vi garantisco, le due cose sono più che mai collegate.
Il primo punto è che la versione cinematografica, essendo ovviamente quella di maggior impatto e riconoscibilità, è improvvisamente diventata non solo una moda, ma anche l’unica versione apparentemente esistente o mai esistita.
I capelli biondi tinti in fondo diventano “capelli alla HQ”, le scarpe da ginnastica col tacco sono “come quelle di HQ”, e così via così discorrendo; il mondo dei cosplayers e delle fiere del fumetto s’è popolato di Harley QuinnS, improvvisamente, nonostante la tizia sia in giro da una ventina d’anni, e tutte, clamorosamente, nella versione cinematografica (pagherei per una ragazza con la faccia abbastanza di bronzo da presentarsi al Lucca Comics con calzamaglia rossa e nera, campanellini e martello gigante di gommapiuma, e invece no, tutte in shorts e magliettina…).
Ovviamente a questa riflessione si potrebbe obiettare che, semplicemente, non ce ne frega niente; è sempre il solito discorso dei “fan hardcore” che, dopo anni a vivere in un loro mondo, si trovano improvvisamente invasi da fan casualoni che conoscono e venerano solo un aspetto o una versione di un personaggio, cosa che porta alla domanda “Dov’eri tu, quando negli anni ’90 HQ debuttava nei cartoni?”.
“Per logiche chiaramente buoniste – oltreché commerciali – si è preferito trasformare la Quinn in una paperotta felice e semidemente, nella “moglie del Joker”.
Parafrasando la Settimana Enigmistica, “forse non tutti sanno che” HQ nasceva nel 1992, nella gloriosa serie animata di Batman, con un ruolo semplice e molto minore, quello di spalla (semi-comica) del Joker, destinata perlopiù a una comparsata e poco altro. Il personaggio però ebbe successo, e due anni dopo, con l’incredibile, pluriplemiata storia “Mad Love”, del duo Dini e Timm, le sue origini vennero ridefinite e perfezionate, rendendo HQ un personaggio molto più ricco e complesso. Questo ci porta al secondo problema, ovvero sia alla complessità del personaggio.
Come abbiamo notato, la forte diffusione di HQ da parte dei fan dell’ultimo minuto ha fatto sì che i più limitassero la nostra giullare preferita al ruolo di “la fidanzata del Joker”. Ed in effetti è vero, in SS troviamo una sottotrama pallosissima d’amore fra lei e il principe clown del crimine, che bla bla bla ci vogliamo bene io sono sola e ho pochi amici oh Harley ora ne hai uno bla bla bla vogliamoci bene ci amiamo e SPOILER ci tuffiamo nell’acido tutti e due e diventiamo pazzi.
Come conseguenza, ecco che HQ e Joker sono il simbolo dell’amore matto, della storia d’amore incredibile, contro ogni ostacolo, contro ogni giudizio, che piace tanto alle ragazzine trasgressive (le stesse che a dodici anni scrivono in giro che la vita ha tolto loro moltissimo ma vanno avanti, caspita), che piace alle mamme cinquantenni, che piace un po’ a tutti insomma. Che è il trionfo – se si va vedendo – di quel modello ultraconservatore di “tutti amano, tutti si vogliono bene, in tutti i film e libri c’è una storia d’amore”, più che di uno stilema di “amore fuorilegge” alla Bonnie & Clyde, o di “amore oltre-le-difficoltà” tipo Romeo e Giulietta.
Voglio dire, se perfino un personaggio delinquente fino al midollo, psicotico, aggressivo e violento riesce ad innamorarsi di qualcuna, e riesce a volerle genuinamente bene, cosa potrebbe andare storto? L’idea hollywoodiana è quella di misinterpretare le problematiche sessiste del giorno d’oggi, ed anche di strizzare l’occhio al pubblico (enorme, in America – molto meno in Europa) di tumblerettes (in soldoni, così si definiscono le ragazze che aderiscono superficialmente ai temi femministi, concentrandosi perlopiù su sciocchezze mediatiche o cosmetiche, più che su importanti problemi di vera discriminazione, e limitandosi ad un attivismo-da-tastiera, ndr) a stelle e strisce: anziché presentare le cose come stanno, creiamo un personaggio “forte”, così forte che fa da vera controparte al Joker, due personaggi alla pari, infatti si amano in un amore criminale alla pari.
Ma allora come starebbero le cose?
Originariamente, le origini di HQ, presentate in Mad Love, vogliono creare un personaggio che permetta di esaminare un difficile lato della personalità umana, quello, in particolare, della totale sottomissione di una persona ad un’altra. Tutti i “cattivi” di Batman sono grandissimi personaggi perché approfondiscono tutti, ciascuno a suo modo, una sfaccettatura o un problema della psiche, caratterizzandosi molto profondamente, e diventando tutti, o quasi, personaggi monolitici. Questo spiega la difficoltà oggettiva degli autori cinematografici a renderli su pellicola in due ore scarse di film; se abbiamo, ad esempio, un Mr Freeze che – da amante disperato e disposto a vivere in una tuta criogenica per tutta la vita pur di salvare la moglie da morte certa si trasforma in un energumeno in tuta (interpretato ahimè da un pessimo Schwarzenegger), ricordiamo anche la schizofrenia (Two-Face), l’ossessione (Enigmista), e così via.
Da un punto di vista puramente narrativo, il Joker rappresenterebbe quel tipo di personaggio “completamente folle” che, come si dice, vuol solo vedere il mondo bruciare. Senza motivo. Follia pura e semplice, fuori dallo schema, fuori dalle regole; un personaggio perciò titanico, difficile da scrivere e da argomentare. Viene perciò creato qualcosa che possa fare da “contraltare”, in realtà – ovviamente sempre da un punto di vista narrativo – per dare ancora più spessore e sfaccettature al suo ruolo: Harley Quinn. Ovvero, la sua spalla che ha la sola funzione di evidenziare ulteriormente quanto lui sia pazzo, antisociale, inadatto alla vita normale; e per estensione, tutta questa malvagità ha lo scopo indiretto di evidenziare i pregi di Batman, in grado di sopportare e contrastare tutto questo.
E’ una regola della scrittura, i cattivi esistono per permettere ai buoni di distinguersi, spiccare; ed alcuni cattivi esistono per rendere ancora più cattivi, od ancora meno cattivi, altri cattivi. Scusate le ripetizioni.
HQ, quindi, chi sarebbe, fumettisticamente parlando? Sarebbe una psicologa – Harleen Quinzel – che, dopo un’adolescenza difficile, con una madre distante e un padre aggressivo (quindi già predisposta alle relazioni complesse), studia – con dubbi risultati – per capire la psiche altrui. Ma la nostra è già disturbata di suo, e pertanto, quando si avvicina al Joker, cade come una pera nel suo “fascino criminale”, diventandone completamente succube – ed ossessionata. Lo schema narrativo vuole far riflettere sulle vicende di tante donne che, per mille personalissime ragioni, non riescono a non sottomettersi, non riescono a non dipendere dalla relazione col “proprio” uomo, umiliandosi e mortificandosi per “giustificare” lui.
Si badi bene che l’idea non è quella di “giustificare i mariti violenti”, ma di esporre quella che è, a volte, purtroppo, la cruda realtà; come dire, il nostro fumetto non è del tutto campato per aria, anche nel nostro mondo esistono queste cose bruttissime che ci sono anche nel mondo reale.
Non è infatti un caso che sebbene HQ viva il suo rapporto in modo idilliaco, tipo così:
In realtà il Joker la tratti abitualmente più tipo così:
La picchia abitualmente, approfitta di lei – come esca nei suoi piani criminosi, per dirne una, e di tanto in tanto le dà il “contentino” del piccolo riconoscimento o del momento di tenerezza, cose che HQ cerca disperatamente, per mantenersela sempre fedele. Non che ne abbia bisogno, visto che larga parte delle battute di lei sono riconducibili al giro del “se mi ha picchiata è colpa mia, l’ho fatto arrabbiare”.
E’ vero anche che in vent’anni di pubblicazioni HQ si è adattata e sfumata in mille modi diversi, con rapporti altalenanti con lui (sempre restando, comunque, abbastanza innamorata), con il crimine in generale, con i suoi poteri o con la sua emotività/sessualità (potrei aprire un lungo paginotto sulla relazione omosessuale con Poison Ivy, ma non è questo il momento).
Il senso del discorso però rimane: HQ è un personaggio gravato da un pesante “difetto narrativo”, la sua appunto totale sottomissione, e la sua funzione narrativa è quella di arricchire il Joker di lati negativi, ma anche di evidenziare – se non di porre l’accento a scopo riflessivo – anche la realtà del mondo fuori dalle vignette, dove spesso episodi simili accadono e passano più meno sotto silenzio.
Il problema quindi qual è? E’ che se al cinema, invece, HQ diventa improvvisamente una figura fortissima e non debole e fragile, ed il Joker si “ridimensiona”, passando da “amante crudele” ad “amante fedele”, non solo snaturiamo il personaggio – quello è il meno – ma facciamo anche passare proprio un messaggio sbagliato. Mascherando la cosa dietro, appunto, l’idea di creare un personaggio femminile forte in cui “ci si possa rispecchiare”, e soprattutto volendo passare per politically correct a tutti i costi (non oso immaginare cosa sarebbe successo se HQ si fosse presa due schiaffi dal Joker davanti a un pubblico di centinaia di americani), abbiamo in realtà veicolato un messaggio conservatore, ed anche consolatorio: gli amori negativi non esistono, è tutto bello, anche i più cattivi, se sei abbastanza tosta, ti possono amare, sii una dura e ce la farai.
Ovviamente, non sto dicendo che in SS avremmo dovuto vedere una scena del genere; è d’altronde ovvio che, appunto, in poche ore di film, e pochissimi minuti di siparietto sentimentale, chiarire la durezza della storia HQ-Joker sarebbe stato pressochè impossibile. Ma, ad esempio, evitare questa super edulcorazione, e immaginare un punto di trama più importante, che faccia passare il Joker almeno almeno come stronzo – per esempio, lui che scappa lasciandola in difficoltà, magari sarebbe stato meglio. E avrebbe evitato che un messaggio importante, un messaggio duro e difficile – quello che HQ si porta dentro, e cioè che purtroppo non tutto è amore, e che ci vuole molta forza per andare avanti, certe volte, e per uscire dai problemi – sarebbe potuto arrivare a qualcuno.
Fra l’altro, sembrerebbe che una scena sia stata clamorosamente editata e ritoccata, una scena dove il Joker avrebbe effettivamente tradito HQ sul finale del film (non vi dico altro), e questa cosa avrebbe ribilanciato effettivamente il rapporto fra i due.
Ma non è andata così, grazie ad Hollywood oggi sappiamo che, se sei una topa clamorosa una stupenda ragazza, intelligente, forte e badass, allora riuscirai a convertire a te anche un criminale, e che l’amore trionfa sempre. I personaggi negativi non esistono e non sono mai esistiti, le pellicole cinematografiche producono solo modelli belli, ideali e perseguibili, e nessuno di noi ha il discernimento sufficiente per capire quali sono i personaggi sì e quali quelli no, sceglieranno le major per noi.
Con buona pace del cinema, del fumetto, dell’arte intelligente. Si intende: non tutto deve essere pesantissimo e ricco di morale, ma qui stiamo proprio divagando; il prossimo passo probabilmente sarà realizzare un film storico sulla WWII dove Hitler però non è cattivo dentro, è un bravo ragazzo in fondo, vuoi mica che qualcuno guardando il film si possa sentire turbato dal suo odio verso il mondo? O che qualcuno non riesca ad identificarsi con lui? Eh su, dai.
SS è stato un’occasione mancata, un momento in cui avremmo potuto portare sullo schermo un personaggio cupo ma gigantesco, realizzando un film veramente bello, ma, per logiche chiaramente buoniste – oltreché commerciali – si è preferito trasformare HQ in una paperotta felice e semidemente, nella “moglie del Joker”, insomma, un disastro. Io continuerò ad immaginarmi cosa sarebbe successo se tutto questo avesse avuto il mood cupo dei precedenti Batman, se Leto (che comunque non è male) avesse interpretato il Joker con un nichilismo pari o simile a quello di Ledger (o di Nicholson), se tutto fosse stato più oscuro. E a piangere perché non è successo.