Ode al regista britannico che – forse più di qualunque altro giovane collega – sta portando sul grande schermo un’idea di humour non convenzionale.
di Nicola Bovio – Nella commedia ci sono una miriade di interpreti di indiscusso valore. Solitamente infatti chi ci fa ridere è chi recita, chi sullo schermo è capace di regalare ilarità agli spettatori. Ma i meriti di un buon film comico sono anche, se non soprattutto, di chi scrive quelle scene e quelle battute che poi citeremo innumerevoli volte. Molto più raro invece è far scaturire una risata da un movimento di macchina o da un’inquadratura. Difficilmente infatti la regia dei film comici risalta come elemento comico, mentre molto più spesso è quasi asettica e non fornisce nessun momento comico di per sé.
A far uscire le commedie da questa monotonia direttoriale contribuisce indubbiamente Edgar Wright, autore di L’alba dei Morti Dementi, Hot Fuzz e La Fine del Mondo (conosciuti anche come la Trilogia del Cornetto) oltre all’adattamento cinematografico del fumetto Scott Pilgrim vs the World.
LA TRILOGIA DEL CORNETTO
I tre film che compongono questa trilogia dal nome bizzarro sono fondamentalmente delle parodie di genere – rispettivamente zombie, poliziesco e fantascientifico – ma evitano di rifarsi a cliché già abbondantemente utilizzati. Cosa non facile considerando che stiamo parlando di tre tipi di lungometraggi già ampiamente usati a pretesto per scimmiottature e che – in generale – si prestano alla presa in giro. Di conseguenza è facile cadere in una gag banale e già vista o in battute scontate: eppure Wright dona a queste parodie un’aria nuova.
Questa originalità è merito senza dubbio delle sceneggiature curate dallo stesso Wright e dall’attore protagonista dei tre film Simon Pegg. Le tre pellicole non sono legate dalla narrazione ma sono accomunate dagli attori protagonisti, Simon Pegg e Nick Frost, e dalla stessa tematica di fondo, ovvero il difficile e inevitabile momento della vita in cui un ragazzo si trova a metà strada tra l’adolescenza e l’età adulta e come questo sentimento di disagio influenza i rapporti con gli amici, la ragazza e la famiglia.
Quello che colpisce a livello di regia in questo trittico che prende il nome dal gelato che si intravede nei tre film è il modo in cui scene all’apparenza banali vengono girate in maniera tale da risultare originali e divertenti alla pari della recitazione e della sceneggiatura. Come dicevamo, nelle commedie americane di successo uscite recentemente la direzione non è assolutamente parte attiva della comicità ma lascia tutto in mano alla sceneggiatura e ancora di più agli attori, come se questi da soli fossero in grado di rendere un film scritto in maniera mediocre un capolavoro.
Si trova un esempio tanto lampante quanto sconcertante di questa scelta in Adam McKay. Già regista del Saturday Night Live ai tempi di Will Farrell, ha continuato a collaborare con lui in diversi film che fanno anche molto ridere, ma in cui non si vede uno stile personale e la mano del regista è trasparente. Anni più tardi esce La Grande Scommessa dove sfodera una serie di trovate interessanti che gli sono valse addirittura una candidatura agli Oscar come miglior film e dimostra di aver delle idee e delle capacità d’esecuzione notevoli.
“Non bevo da sedici anni, Gary”
“Sarai molto assetato allora”
SCOTT PILGRIM VS THE WORLD
Di film tratti da fumetti ormai ne abbiamo visti moltissimi. Raramente ci si è imbattuti in produzioni che omaggiassero a dovere il media da cui traggono ispirazione, mentre sono più numerosi i casi in cui il film risulti così ben fatto da affrancarsi dal fumetto di partenza, Old Boy su tutti. Scott Pilgrim non è sicuramente un fumetto popolare in Italia ma il suo stile che mischia fumetto occidentale e giapponese è stato apprezzato dalla critica di entrambi i lati del mondo. Il protagonista è un ragazzo di 23 anni, bassista di un gruppo rock che per conquistare una ragazza si trova ad affrontare tutti i suoi sette temibili ex fidanzati in scontri assurdi che pescano a piene mani dai fumetti d’azione e dai videogiochi del secolo scorso.
In questo lungometraggio Wright riesce ad inserire una miriade di elementi propri più del fumetto che del cinema riuscendo a creare un amalgama perfetto tra i due media. Come l’autore del fumetto Bryan Lee O’Malley usa due stili diversi per creare un’opera dal carattere originale, così Wright combina sapientemente due media arrivando a creare una pellicola che non sarà il massimo in senso assoluto, ma che rappresenta sicuramente un ottimo tentativo di aggiungere qualcosa di proprio e fresco.
Purtroppo la filmografia di Wright si ferma qui, con solo 4 film all’attivo ma data la sua giovane età e la sua vena creativa è lecito aspettarsi qualche altra opera dal tono leggero ma ricca di idee. Nel frattempo però i suoi film potrebbero essere un buon diversivo per qualche serata estiva da passare in compagnia. Recuperateli tutti!