Good vibes al Parco della Certosa con il reggaeman di origini siculo-calabresi.
Federica Monello – Sabato è stata l’ultima giornata della prima settimana del Flowers Festival ed è stata la reggae a fare da padrone con un unico artista in line up, Alborosie. Il cortile delle Lavanderie a Vapore era già pieno più di un’ora prima dell’inizio del live, azzarderei che forse è stata la serata con più pubblico. Un pubblico piuttosto vario, tra l’altro: molte coppie con bimbo a seguito, alto tasso di dreadlock e tanti giovani in assetto da serata reggae. Il pre serata è stato animato da un djset a cura di SMILE Reggae NIGHT che si è finito troppo presto facendo credere che il live sarebbe iniziato dopo poco. Invece no, silenzio e attesa del big per quasi un’ora. Problemi tecnici? Ritardo accademico? Chi lo sa.
Intorno alle undici sono entrati in scena pian piano tutti i componenti della band che accompagnavano l’artista. Un palco affollato con batterista, bassista, due chitarristi, trombettista, sassofonista, due tastieristi, due coristi (una donna e un uomo), l’MC e Alborosiee. L’ensemble era la fedelissima Shengen Clan Band formata da musicisti tutti stranieri a parte il tastierista e trombettista salentino Antonio Tarantino. È la lunga introduzione dell’Mc e il religioso silenzio dei musicisti che con il capo chino si preparano allo show, che ci fa capire che il momento è arrivato…
“Una festa sia sotto il palco (con ancheggiamenti e urla) che on stage (in un tripudio di colori)”
E infatti, al grido di “Torino ci siamo” e sulle note di “Herbalist” è partito il viaggio musicale guidato dai fiati e dalla voce di Alborosie. La prima traccia del nuovo disco presentata è stata “Can’t cool”, seguita dalla classica “Rock The Dancehall” tra il coro del pubblico e il cantato veloce. Di “Freedom & Fyah” è stata anche “Poser”, che sembra già un successo affermato. Via una carrellata di classici “Play Fool”, “Rocky Road” e “No cocaine”. Al primo accenno di questa Alboroise si è fermato e ha fatto salire al pubblico la voglia del pezzo, in perfetto clima dancehall tutti avrebbero gridato “Pull up”. Niente pause per l’artista e la magistrale band che ha eseguito “Everythings”, “Camilla” e “Strolling”. Era una festa sia sotto il palco (con ancheggiamenti e urla) che on stage (in un tripudio di colori). Il velocissimo e ritmato ritornello di “Real Story” si è miscelato all’evergreen reggae “Police in helicopter”. Sempre in tema legalize è partita “Police” seguita da “Rastafari Anthem” che ha fatto letteralmente esplodere il cortile. Alborosie ha comunicato tutto il tempo con il suo pubblico incitandolo di continuo come da tradizione reggaemuffin.
Tra virtuosismi di gruppo e singoli è stata presentata la Shegen Clan Band. Non è mancato il discorso pro-legalizzazione iniziato con la domanda se Torino sia indulgente o meno in merito. Divertente il siparietto con il pubblico: “Signor Alborise stia attento a ciò che canta sul palco”; poi ha concluso confidando un “segreto” al pubblico: legalizzatela. La musica è ripresa con “Nuh Betta dan me” e la graffiante “Reggaemuffin”, è sembrato che il live stava per volgere al termine.
La voce del king della reggae italiana ci ha annunciato però di averne ancora per mezz’ora, così è partito l’encore. Non c’è live senza “Kinstong Town” e infatti è arrivata a far saltare tutti. Il tono si è abbassato con l’intima e sussurrata versione di “Diversity” nella quale Alboroise è stato accompagnato dal corista e dalla corista. Tutti e tre seduti al centro del palco hanno regalato uno spettacolo dolce ed emozionante. Superba e calda la voce della corista anche e soprattutto in “Blessing”. L’ultimo pezzo, “Fly420”, ha riscaldato nuovamente l’atmosfera. Davvero un’ottima performance sia di gruppo che singola: bless up, Alborosie!